“Il fascino della sirena” è un piacevolissimo romanzo poliziesco scritto da Ettore Catalano, professore onorario dell’Università degli Studi di Bari e del Salento, e pubblicato da Progedit. Orbene, questo letterato di lungo corso (ha insegnato Letteratura italiana nelle suddette Università) che annovera nel suo curriculum un elenco lunghissimo di saggi, specialmente di letteratura otto-novecentesca, contemporanea e regionale, ha esordito nella narrativa nel 2018 con “Rosso Adriatico. Il delitto della lamia”. Dal 2018 Catalano pubblica un romanzo poliziesco all’anno, ambientato a Brindisi e dintorni, protagonista il vicequestore Donato Tanzarella che, grazie alla sua perspicacia, sbroglia matasse ingarbugliate di crimini riuscendo a ristabilire l’ordine iniziale infranto da un killer. Forse, però, per essere più precisi, è meglio definire “noir” i romanzi di Catalano, per l’attenzione posta dall’autore al contesto in cui sono maturati i crimini e alle cause psicologiche e sociali che li hanno generati; soprattutto perché l’investigatore, cioè Tanzarella, è una persona esposta a sentimenti ed emozioni. Tra l’altro il noir, come anche quest’ultimo romanzo di Catalano, porta il lettore a riflettere sulla società senza farsi illusioni. Precedenti? Jim Thompson e Friedrich Dürenmatt. Non credo ci siano altri accademici e letterati di vaglia dediti alla letteratura poliziesca, noir o giallistica “tout court”, ma Ettore Catalano è uomo di intelligenza mercuriale cosicché, dopo tante analisi letterarie, dopo tante “indagini” su classici, messinscene teatrali e drammaturgie, sta ora orientando la sua curiosità investigativa nel mondo contorto del crimine. Con un autore così titolato nessuno osi parlare di paraletteratura a proposito della giallistica. Che i gialli o i noir siano un “divertissement” dell’intelligenza è scontato, ma la cultura ad ampio raggio che emerge dalla narrazione di questo, come pure degli altri romanzi di Catalano, l’esigenza della giustizia e dell’ordine mentale, l’insofferenza all’illegalità e verso chi delinque credendo di menare tutti per il naso, sono la dimostrazione di un livello alto di letteratura oltre che della passione civile e morale del nostro autore. “Il fascino della sirena”, quindi, è il quinto romanzo di Catalano ambientato ancora una volta a Brindisi che emerge dalla narrazione e la smalta dei suoi colori mediterranei e delle sue ombre inquietanti. Brindisi e non solo. C’è anche Ostuni nel romanzo, c’è, insomma, il paesaggio magnifico dell’alto Salento. In questo scenario e fra oscuri intrighi si muove il vicequestore Tanzarella che conquista la nostra simpatia perché è un uomo intelligente e sensibile, nonché gentiluomo “d’antan”; ama una giovane donna, Viola Lorusso, patologa e melomane, e la rispetta difendendosi dai suoi attacchi di gelosia, tra l’altro ingiustificata, e facendosi perdonare con grandi fasci di rose rosse, mentre da gentiluomo moderno conosce bene la grammatica del comportamento non scivolando mai nel sessismo linguistico. Per esempio, Tanzarella non usa mai l’articolo determinativo davanti a un cognome o nome di donna, cioè non dice “la Melcarne”, ma “Melcarne”, quando parla dell’“Ispettore Lucia Malcarne”. Sono piccole spie che ci fanno capire lo stile del personaggio e del suo Ettore Catalano Autore. Catalano sceglie la tecnica dell’io narrante e così Tanzarella, lungo la colonna sonora della Quarta Sinfonia di Mahler e delle Ouverture rossiniane, racconta i suoi sentimenti di uomo e di figlio devoto alla madre, spiegando passo passo la sua logica investigativa, in questo simile a un altro famoso detective, Philip Marlowe, il protagonista dei romanzi di Raymond Chandler. Nel romanzo di Catalano il serial killer, che semina morte a Brindisi, si aggira fra palazzi storici, miti classici e misteriose vicende di un lontano passato, tutte intrecciate fra loro e che per questo inducono Tanzarella a consultare studiosi e storici del territorio per venire a capo dei misteri che s’infittiscono via via e che lo costringono a seguire un percorso frattalico delle indagini fino al lampo di genio, lo “zolfanello illuminante” di gaddiana memoria. Il filo conduttore, fra tutti i fili ingarbugliati del romanzo, è una Sirena incisa su ciondoli inquietanti, indice di “duplicità e doppiezza”. La Sirena mito e allegoria, “manifestazione teriomorfa della donna fatale”. La Sirena affascinante, come annunciato dal titolo, e stregante. Un altro motivo per prediligere questo romanzo, che si legge tutto d’un fiato, è la constatazione dell’attualità della mitologia incardinata nell’immaginario collettivo e la conferma che la cultura classica è parte integrante della nostra identità di magnogreci. Ovviamente non svelo chi è il killer. Il finale lascia il lettore di stucco, ma fa riflettere – e qui la bella razionalità dell’autore s’intravede in controluce- su quanto possa essere perversa e letale la passione d’amore “borderline”. Allora, accendiamo i lumi della mente e buona lettura a tutti.
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