Dal Salento alla Toscana, gli italiani si sono innamorati di Donna Caterina, protagonista del romanzo storico “Cuore di pellicano” della scrittrice tarantina Maria Rosaria Intermite. A meno di un anno dall’uscita in libreria, il libro si afferma come uno dei romanzi più premiati nel 2022. Tra gli altri, ben due sono i riconoscimenti letterari internazionali conseguiti: il secondo posto al Premio letterario internazionale “Vitruvio 2022” per la narrativa e il premio “Le parole di Dafne”, ambito riconoscimento assegnato nella rassegna annuale del Premio internazionale di arte letteraria “Il canto di Dafne”. Il peso specifico di entrambi deriva dal carattere internazionale delle prestigiose giurie e dei partecipanti, nonché dal forte connubio con il territorio, in particolare con l’Università del Salento nel primo caso e con la Regione Toscana nel secondo. È il vaglio attento dei lettori e dei critici del settore ad aver illuminato la portata innovativa della scrittura dell’Intermite. Alla peculiare ricerca storiografia che sottende il testo, si affianca un sentire vibrante di sentimenti e passioni che riempie ogni spazio lasciato vuoto dalla storia e dalla ricostruzione raziocinante degli storici. Sono l’amore e la poesia le vene pulsanti degli avvenimenti narrati e ambientati nel Regno delle Due Sicilie, tra il giugno 1860 e il febbraio 1861. Donna Caterina ne è la protagonista, un’erudita poetessa appena ventenne, figlia di un nobile decaduto di origine tarantina, in cerca di radici e affascinata dai fasti dell’aristocrazia borbonica. È lei ad accompagnare il lettore nella Taranto del 1860 e non solo: dalla Villa Santa Lucia del defunto Mons. Giuseppe Capecelatro, al Forte Laclos e al suo fantasma, da Metaponto al Ponte San Vito, alla Stazione Bayard di Napoli, da Ventotene al Carcere di Santo Stefano, dalla Reggia di Caserta al Tribunale Commerciale d’Egitto presso Zagazig. Un aspetto che ha incuriosito felicemente la giuria del Premio letterario nazionale “Giovane Holden” di Lucca, altra realtà letteraria aperta alle novità del settore e alle talentuose giovani penne come l’Intermite. E che durante la cerimonia di premiazione è rimasta affascinata dal racconto sul Capecelatro e sulla splendente Villa Santa Lucia, ormai scomparsa, tranne per i meravigliosi giardini. Diversamente, il pubblico del Premio letterario nazionale “Città di Taranto” ha colto come Donna Caterina non sia una fervente patriota. Anzi, non sa bene dove porsi, in quale schieramento. Non si intende di politica, è una poetessa e una letterata amante della bellezza, di tutto ciò che nella sua Tenuta Rocca Bruna può rinvenire di bello. Semplicemente è una attenta osservatrice che si pone molte domande. E nei suoi dialoghi prima con il suo amato, Giovanni Baldi e poi con gli altri protagonisti come Yvonne Dubois, mette in luce tutti i paradossi che una guerra di annessione può comportare. Il bene e il vero non è sempre e solo da una parte, non sempre si è esclusivamente liberatori, non sempre si è davvero liberati e liberi. Questa è la sfida principale di confrontarsi con gli eventi del 1860-1861 nel Meridione. Quella di scrollare di dosso ai fatti storici, tutto ciò che storia non è. Tutto ciò che è ricostruzione, opinione e distorsione della storia operata spesso con fini politici, di ricerca del consenso, di costruzione di una memoria, di un humus collettivo che poi non corrisponde a quello che davvero le carte, i documenti, le testimonianze riportano. Molto c’è da cambiare nel Regno delle Due Sicilie. Ma anche tanto da conservare, racconta Donna Caterina, mentre osserva alcuni primati come il Telegrafo, che dal 1852 attraversando il Regno, aveva raggiunto Taranto; come lo sviluppo tecnologico navale, con la costruzione di Piroscafi e l’avanguardia dell’Opificio di Pietrarsa. E tanti altri casi. Ma osserva anche che la prepotenza dei notabili locali ha fatto in modo che pratiche feudali e di sfruttamento dei mezzadri persistessero. Così come ci porta a conoscere la classe dei contadini e le loro esigenze. Ogni capitolo è uno spaccato reale, vero e ruggente della società dell’epoca. La storia, intesa come “il fluire dei fatti storici” che intesse il romanzo è letta con gli occhi dei protagonisti, con i loro sentimenti, con le loro passioni, le reazioni a quanto accade. E così i medesimi fatti sono letti diversamente da Donna Caterina, molto attratta dai Fasti Borbonici, rispetto al suo consorte Giovanni Baldi, un fervente assertore dell’Unità d’Italia e amico di molti esuli meridionali. Ma anche rispetto alla Famiglia Dubois, un esempio di imprenditore molto avvezzo a guardare al progresso e alle potenzialità che un Regno Unificato potrebbe comportare. E rispetto ai giovani studenti di diritto e ai combattenti per una Costituzione giusta ed equa. Il tutto con un occhio di riguardo ai protagonisti realmente esistiti come Giuseppe Pisanelli e Pasquale Stanislao Mancini, e ai membri della Casa Reale. Un riferimento alle donne patriote non poteva mancare. Molte sono state le donne che hanno combattuto per la libertà, come la storiografia sta mettendo in luce. Tra queste, Laura Beatrice Oliva che compare nel romanzo come colei che porta la protagonista verso la scrittura in versi e la poesia. D’altra parte, Caterina guarda il mondo proprio attraverso il filtro della poesia quasi come fosse una sua naturale veste o forse una corazza per proteggere il suo ‘CUORE’ dalle insidie della vita. Dal suo diario sarebbero stati tratti, nella costruzione narrativa, i versi che introducono i singoli capitoli. Anche la storia d’amore con Giovanni si intreccia con i fili della poesia. Questo permette al lettore di scegliere se iniziare a Maria Rosaria Intermite al Premio letterario internazionale “Vitruvio”, a Lecce; a destra: la copertina del romanzo dell’autrice tarantina, “Cuore di pellicano” leggere partendo dai versi per, poi, inoltrarsi nei capitoli o viceversa. Non solo, ma consente al romanzo di avere un respiro ulteriore: di rimanere nel tempo attraverso i suoi versi, suscettibili di modellarsi al reale quotidiano di ognuno di noi. Il romanzo volge infine verso un respiro internazionale: guarda a Nord ovvero al Regno di Sardegna e guarda anche al Mar Mediterraneo, agli stretti rapporti commerciali che legano il Meridione con l’ Oltremare, tra cui il Nord Africa. Dove nella cittadina di Zagazig, sulle Foci del Nilo, si svolgerà un momento essenziale del racconto. Un viaggio nella realtà del 1860 alla ricerca della Bellezza e della Verità di un Amore creduto per sempre perduto e poi ritrovato, forse, nello sguardo di un altro. D’altronde, come riferisce l’autrice la «Scrittura è un “dono”, ma anche una grande responsabilità. E a Donna Caterina è affidata la responsabilità di disvelare bellezza, la bellezza di Taranto, una bellezza rimasta sconosciuta e spesso dimenticata. Solo svelando bellezza potranno spegnersi le tante ombre che persistono sulla nostra terra».
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