Antonio Fornaro, ideatore della rubrica “Calannarie”, apre il 2023 con gli approfondimenti sul Capodanno e sulla Epifania tarentine di ieri e di oggi. Questi i detti della settimana: “Anno nuovo, avanti avanti, ti fan festa tutti quanti”, “Vi auguriamo un Buon Anno senza pene e senza malanni”, “La tramontana o tre giorni o una settimana”, “L’uccello che uccide il simile muore magro”, “Se soffia Levante, è pronta la pioggia”, “Vanno in giro molte persone prive di giudizio”, “Chi non pensa prima, sospira dopo”. Queste le effemeridi della settimana: l’1 gennaio 1926 muore a Roma Francesco Mannarini che lascia in testamento all’Ospedale civile di Taranto un patrimonio di sei milioni di lire; il 3 gennaio 1520 i Turchi assalgono l’abbazia di Santa Maria della Giustizia; il 4 gennaio 1883 viene inaugurato il tronco ferroviario TarantoBrindisi; il 5 gennaio 1927 Italo Balbo visita l’aeroporto di Taranto; il 1° gennaio 1864 i pescatori sono in festa perché viene abolita la tassa sul pesce; il 3 gennaio 1949 muore il poeta Cosimo Mignogna; il 4 gennaio 1890 l’archeologo Luigi Viola viene nominato sindaco di Taranto; il 5 gennaio 1912 si inaugura in via Duca degli Abruzzi il Teatro Eden; il 6 gennaio 1952 Giuseppe Ungaretti viene nominato presidente della Giuria del “Premio Taranto”. Ieri come oggi a Taranto la prima parte del 31 dicembre viene vissuta consumando le pettole, ascoltando le pastorali e dando l’assalto ai mercati del pesce, della carne e dell’ortofrutta per preparare l’ultimo cenone dell’anno che si chiama in dialetto ‘sgranatorie’. Nel passato le nostre nonne di sera si recavano in chiesa per “consegnare” l’anno a Cristo con il canto del “Te Deum”. Iniziava poi il gran cenone e a mezzanotte ci si fermava per lo scambio degli auguri. Poi tutti al balcone con i bengala, le stelle filanti e con la pessima abitudine di lanciare dal balcone nelle strade i mobili in disuso. A mezzanotte si declamava la poesia di addio al vecchio anno e di benvenuto a quello nuovo. Ieri come oggi a Capodanno si mangiano le lenticchie, simbolo di prosperità e di ricchezza e anche perché hanno l’aspetto delle monetine, tanto che i romani regalavano per la circostanza un cofanetto con le lenticchie. Oltre alla salsiccia, alle rape, al cotechino, allo zampone, ai frutti di mare, al capitone, alla frutta fresca e secca, non possono mancare il panettone, le sannacchiudere e le carteddate. A Capodanno non manca l’aglio usato in cucina, ma anche per fare gli scongiuri. In Spagna a mezzanotte si mangiano dodici chicchi di uva per augurarsi un anno felice, in Grecia si mangiano le melagrane per invocare la fecondità. C’è anche la presenza del peperoncino rosso che si crede sia afrodisiaco ma anche simbolo dell’abbondanza. Insomma è il caso di dire che la fortuna vien mangiando. Da Santo Stefano all’Epifania dobbiamo ricordare le dodici notti che si contraddistinguono per la luce, rappresentata dal solstizio d’inverno e dalla festa di Santa Lucia e per i doni rappresentati da San Nicola, Santa Lucia e dalla Befana. Tutti questi riti si rifanno ai saturnali di Roma comprese le dodici notti, anche se la storia ci dice che tale celebrazione fu istituita nella seconda metà del ‘500 dal Concilio di Trento. L’altro appuntamento con la tradizione è quello dell’Epifania che come recita un detto: “Epifania ogni festa porta via”. La tradizione recita che per il giorno di san Silvestro non si fila e non si tesse, non si infila il filo all’ago né si mette il pettine in testa. San Silvestro fu eletto Papa un anno dopo l’editto di Costantino. Secondo la leggenda guarì l’Imperatore dalla peste. È patrono dei muratori e dei tagliapietre. I barbieri regalavano ai loro clienti adulti il tradizionale calendarietto profumato che riproduceva donne in abiti succinti. Un detto proverbiale, ricorda ancora Fornaro, recita: “Sereno a Capodanno, bel tempo tutto l’anno”. Se poi si vuole essere ancora più certi sul tempo che farà nei dodici mesi dell’anno che sta per iniziare, ci si deve rifare al secondo proverbio che recita: “Da Santo Stefano all’Epifania (dodici giorni per dodici mesi) si vede l’anno come sia”. Ricordiamo inoltre che la notte di San Silvestro le ragazze nubili fanno dei rituali per sapere se si sposeranno o meno nel nuovo anno. Intanto ricordiamo che alla mezzanotte del 31 dicembre si deve indossare biancheria rossa regalata e ci si deve scambiare il bacio sotto il vischio. L’ultimo step di questa puntata ci porterà verso l’Epifania. A tale proposito Fornaro ricorda che con il termine di “Befana” si indica la vecchierella che porta doni e dolciumi ai bimbi. L’Epifania del Signore, invece, è la memoria della rivelazione di Dio agli uomini nel suo Figlio e in greco la parola Epifania significa rivelazione. Fornaro fa sapere che il detto che recita: “L’Epifania ogni festa porta via” non si riferisce al solo periodo natalizio, infatti il Presepe delle case private viene disfatto, in linea di massima, la sera del 6 gennaio, ma i presepi delle chiese restano fino al 2 febbraio, festa della Candelora, quando i tarantini friggono per l’ultima volta le pettole. Quest’anno si svolgeranno regolarmente la processione del Bambino in piedi dalla Chiesa di San Domenico e la Calata dei Magi a Lama. Per tradizione la mattina del 6 gennaio si tolgono dal presepe i Magi con i cammelli e si mettono le statuine degli stessi in adorazione. Per concludere Fornaro ricorda le magie della notte della Befana quando gli alberi si credeva si rivestissero di frutta, che gli oggetti si trasformassero in oro e che finanche gli animali parlassero. Dolci ricordi di un tempo passato.
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