Il CRAC Puglia, Centro di Ricerca arte contemporanea di Taranto, riconosciuto come spazio museale dalla Regione Puglia, rende omaggio a Winfred Gaul (Düsseldorf, 1928 - Kaiserswerth, 2003), fondatore della Pittura analitica negli anni Settanta. E lo fa con “Winfred Gaul – Recycling 1981- 1997”, la prima retrospettiva nazionale per il ventennale della scomparsa, a cura di Alberto Zanchetta, critico, storico dell’arte e docente dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Promossa e organizzata dal CRAC in collaborazione con l’editore Roberto Peccolo di Livorno, la mostra ripercorre una fase fondamentale del percorso intrapreso da Gaul, protagonista della ricerca artistica in Germania e in Europa per tutta la seconda metà del Novecento, ed è stata presentata sabato 10 dicembre nelle sale del CRAC, nel cuore della città vecchia. Sono intervenuti al vernissage, inquadrando storicamente l’opera del maestro tedesco e il suo intenso legame con l’Italia, Giulio De Mitri, artista e presidente del Comitato scientifico del CRAC, l’assessore comunale alla Cultura Fabiano Marti, il curatore Alberto Zanchetta e Roberto Lacarbonara, critico e docente all’Accademia di Belle Arti di Lecce. Al cospetto di un pubblico numeroso, intervenuto nonostante le avverse condizioni meteorologiche, l’assessore Marti ha introdotto la serata, sottolineando la rilevanza, per Taranto, dell’attività culturale di altissimo livello condotta con dedizione e impegno da Giulio De Mitri che, oltre ad aver fondato il CRAC, è un artista di caratura internazionale. «La presenza di tante persone, nonostante la pioggia battente e il periodo prenatalizio – ha affermato Marti – dimostra l’importanza dell’opera di Giulio De Mitri e di quello che sta facendo, in modo disinteressato, per la città». «Noi cerchiamo di supportarlo in tutti i modi – ha sottolineato l’assessore - ma la sua intensa attività di divulgazione artistica al CRAC non deve mai farci dimenticare che Giulio De Mitri è innanzitutto un grande artista tarantino che porta alto il nome della nostra città in tutto il mondo, rendendo giustizia ad una città raccontata male». È importante inoltre ricordare che, per ogni mostra inaugurata, il CRAC organizza visite guidate, “Incontri d’esperienza”, laboratori didattici con le scuole del territorio. E, a proposito della valenza culturale, pedagogica e salvifica dell’arte per gli adulti, per i più piccoli, per i detenuti, Giulio De Mitri ha così argomentato, dopo aver introdotto la mostra dedicata a Gaul: «Lo spirito di fondo che ha animato sin dall’inizio il nostro progetto è quello di promuovere l’esperienza diretta dell’arte, realizzando uno spazio a misura di bambino per concorrere concretamente e autorevolmente a nuove forme di autorealizzazione e di riaggregazione sociale, recuperando la propria esperienza di vita e ricaricandola di nuove valenze sociali e culturali». «I laboratori didattici di creatività artistica della Fondazione – ha spiegato De Mitri - invitano i minori a riscoprire l’ambiente e il fare, con un approccio attivo, coinvolgente e trasversale». Come ha illustrato Alberto Zanchetta, la retrospettiva del CRAC dedicata a Gaul costituisce la prima di una trilogia di mostre che rendono omaggio al pittore tedesco ripercorrendo fasi differenti della sua ricerca. Dopo la tappa al CRAC, infatti, l’omaggio a Gaul proseguirà al CaMusAC di Cassino, qui curata da Bruno Corà, e si concluderà alla GAM di Nervi a Genova. «Non è la stessa mostra ad essere portata in altre sedi – ha precisato Zanchetta – ma ci saranno tre momenti distinti per raccontare Gaul, perché vi è la necessità di entrare nello specifico di singoli temi, di singoli cicli, realizzati da questo artista che è sempre stato frainteso, anche se apprezzatissimo, stimatissimo da colleghi e galleristi». Zanchetta ha infatti sottolineato la valenza innovativa della ricerca intrapresa da Gaul che «è stato sempre in prima linea, sperimentando prima di altri, anticipando cose di cui poi si appropriavano altri e che non gli venivano riconosciute». Fulcro della sperimentazione avviata da Gaul nella Germania del Dopoguerra e proseguita dalla metà degli anni Sessanta, nell’ambito dell’arte analitica, è il tendereverso l’essenza pura della pittura. È questo il principio basilare della Pittura analitica, definizione coniata dal critico tedesco Klaus Honnef e che in Italia ha individuato il suo punto di riferimento culturale nello storico dell’arte Filiberto Menna. È la “Pittura pittura” ad essere oggetto di se stessa, scevra dalla dimensione figurativa e che Gaul cercava di liberare da suggestioni astratte e concettuali, oltre che dai tentativi di “restaurazione” della concezione pittorica pre-bellica da parte della scena artistica dell’epoca. «Sorpreso e profondamente scosso – ha spiegato Zanchetta - dal fatto che la maggior parte dei colleghi preferisca riprendere la ricerca pittorica esattamente da dove si è bruscamente interrotta nel 1933, Gaul si oppone a tale Restaurazione e abbraccia di slancio la Rivoluzione pittorica. È in questi anni che matura in lui la ferrea volontà di non diventare prigioniero di uno stile idiomatico«. Nel Dopoguerra, quindi, contrariamente alla volontà dei suoi contemporanei di tornare all’arte degli anni Venti, Gaul sposa la rivoluzione Informale. Fondamentale sarà il legame di Gaul con l’Italia, dove l’artista tedesco esporrà per la prima volta nel ’57 a Milano, alla Galleria Apollinaire di Guido Lenoci. Successivamente collaborerà con le grandi gallerie dell’epoca, soprattutto romane, tra le quali “La Salita”, “La Tartaruga” e “L’Attico” di Fabio Sargentini, intessendo rapporti di amicizia con gli artisti informali del suo tempo. E, a proposito dell’influenza dell’Informale sulla ricerca di Gaul, Roberto Lacarbonara ha aggiunto, durante il suo intervento al CRAC: «Probabilmente quel segno, anche se riarticolato e sublimato negli anni successivi, riemerge in cicli come “Recycling”, serie che inquadra un momento specifico, ironico ma anche molto serio della ricerca di Gaul: segno, gesto, che poi diventerà sempre più motivo di un’attenzione molto più analitica». Dopo la virata verso l’arte astratta e concreta rispetto ai suoi contemporanei, che sarebbero poi approdati alla Pop Art, Gaul rompe, dunque - con l’arte analitica espressa attraverso la sua pittura segnicogestuale dalle cromie vivide - gli schemi obsoleti della “griglia modernista” che imprigionano la pittura. E sperimenta, nella serie “Recycling”, uno dei materiali poveri per eccellenza: il cartone da imballaggio dei vini italiani, tanto apprezzati da Gaul. Come ha ricordato Roberto Lacarbonara, l’uso di un materiale riciclato, vissuto, scevro ma anticipatore della valenza ecologica che contrassegna il Noveau Rèalisme, è in linea con uno dei principi fondanti della ricerca analitica enunciato dallo stesso Gaul: “la pittura vive sulla superficie e della superficie”. Il pittore tedesco arriva così ad “abitare la pittura”, cogliendone l’essenza archetipica. «Nel processo di distruzione – spiega infatti Gaul - il contenitore perdeva la sua funzione per uno scopo specifico. Smetteva di essere un oggetto utile trasformandosi di nuovo in un pezzo di cartone che mi lasciava libero spazio alla fantasia». * * * * * La mostra sarà visitabile fino al 30 gennaio 2023 nei seguenti orari: dal martedì al venerdì, dalle 17.30 alle 19.30. Sabato e festivi su appuntamento Ingresso libero. Per maggiori informazioni visitare il sito CRAC Puglia www.cracpuglia.it, inviare mail agli indirizzi di posta elettronica cracpuglia@gmail.com / roccospani@ gmail.com oppure telefonare ai seguenti due numeri di telefono: 099.4713316 e 348.3346377.
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