Con la giornata dedicata all’antica tradizione fliacica, a chi studia questa forma d’arte tipica dell’antica Magna Grecia e a chi da quella memoria ancora oggi trae stimolo e ispirazione, lo scorso 5 novembre le opere del Museo Archeologico Nazionale di Taranto hanno ripreso vita e le maschere teatrali dei fliaci, ritratte sui vasi del IV sec. a.C., sono diventate un progetto scientifico e artistico dedicato allo studio delle fonti e delle collezioni museali, alla formazione di giovani attori e alla produzione teatrale. «L’avvio del tutto è nato dal progetto scientifico di Gabriella Capozza, ricercatrice dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”, che ha proposto un programma di studio triennale sulla ricezione della farsa fliacica magno greca nella tradizione teatrale pugliese di età moderna e contemporanea – il commento della direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenti, nel corso dell’evento intitolato “Indietro nel tempo. Taranto e i fliaci” - Noi lo abbiamo accolto con grande entusiasmo perché il MArTA ospita una delle collezioni più importanti di ceramiche apule legate all’iconografia teatrale e, pertanto, abbiamo coinvolto la cooperativa teatrale Crest, con cui abbiamo un protocollo d’intesa, che a sua volta ha avviato un progetto di co-produzione con un altro talento pugliese: la compagnia teatrale “I nuovi scalzi” di Barletta«. «C’è un legame molto forte tra questo teatro antico magno greco e il teatro della contemporaneità – ha detto Gabriella Capozza – e il collante è costituito proprio dalla commedia dell’arte, perché se vogliamo questo teatro magno greco costituisce un progenitore, andando a ritroso nel tempo, del teatro comico di oggi. La cifra stilistica connotativa è la parodia, una chiave di lettura sempre attuale e trasversale nei secoli, ma anche un modo per esorcizzare paure e dolori e per criticare attraverso una risata anche i fatti più terribili». «I fliaci facevano un teatro comico e forse erano gli unici che potevano permettersi di ironizzare e mettere alla berlina gli dei o i potenti – ha dichiarato Clara Cottino, presidente del Crest – così occuparsi del teatro fliacico di questi tempi ci consente anche di affrontare i grandi temi della tragedia contemporanea con occhi differenti. Tanti se ne sono occupati, ma abbiamo a disposizione pochi materiali e, quindi, abbiamo sentito il bisogno di accompagnare la produzione, collaborando con ricercatori che hanno scritto e approfondito l’argomento». Così nasce l’esigenza di creare ponti tra fonti scritte, archeologiche, testimonianze del passato e i canoni del teatro di tradizione, ma anche contemporaneo. “I fliaci e lo spettacolo comico in Magna Grecia: testimonianze archeologiche e letterarie” è stato l’intervento presentato in tal senso dalla studiosa Giulia Corrente. «Questo progetto nasce per divulgare e per rendere più noto, e quindi per far uscire dalle aule universitarie, tematiche di una tradizione importante della Magna Grecia – ha affermato Giulia Corrente – una tradizione teatrale comica che si inserisce in una tradizione ancora più ricca che fa dei fliaci italioti una delle espressioni più vivaci della tradizione comica del periodo magno greco«. Il progetto contribuirà a creare anche un atto creativo destinato ai ragazzi, a cura della compagnia teatrale “I nuovi scalzi” in co-produzione con il Crest. Al termine dell’incontro il pubblico d ha potuto assistere a due scene di improvvisazione teatrale liberamente ispirate alle fatiche di Ercole e all’episodio epico dell’incontro tra Ulisse e Agamennone.
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