Sarà la sede del circolo Arci Gagarin, in via Pasubio, ad ospitare venerdì, 21 ottobre, alle ore 18, il dibattito “Piazza Fontana di Nicola Carrino. Un bene da valorizzare”. Alla discussione, introdotta e moderata dalla presidente del circolo Gagarin, Stefania Castellana, prenderanno parte Mattia Giorno, assessore ai Lavori pubblici, Mario Carobbi, direttore dei lavori di Piazza Fontana, Lorenzo Madaro, professore di Storia dell’Arte all’Accademia di Brera e Gianluca Lovreglio, componente della Società di Storia patria di Taranto. Concepita e realizzata tra il 1983 e il 1992 da Nicola Carrino, uno dei più importanti artisti italiani del nostro tempo, Piazza Fontana rappresenta una delle pochissime espressioni di architettura contemporanea in Puglia. “Tanto doveva bastare a sollecitare le istituzioni cittadine a curarne la valorizzazione - si legge in una nota degli organizzatori del dibattito - In tutti questi anni invece la piazza è stata ignorata, nonostante attorno ad essa siano fiorite diverse attività commerciali. Nessuna amministrazione ha mai tentato di avvicinare tarantini e visitatori all’opera. Si è lasciato che il capolavoro di Carrino diventasse il parafulmine del malessere della cittadinanza per i danni provocati dall’industria. In questo modo si è sottratta a tanti la possibilità di apprezzare una parte importante del nostro patrimonio artistico, contribuendo ad alimentare quel senso di alienazione che purtroppo pervade la nostra comunità: l’idea di vivere in un luogo a cui non si sente di appartenere. Un sentimento che erode la nostra identità collettiva e frantuma i nostri legami sociali. Di recente, l’attuale amministrazione comunale si è riproposta di effettuare un “restyling” della piazza. È positivo che finalmente da Palazzo di Città si guardi con interesse a quella struttura. È però necessario che qualsiasi intervento non snaturi il senso dell’opera, ma anzi permetta finalmente di valorizzarla. Noi auspichiamo - concludono - che l’iniziativa della giunta vada nel senso di favorire la riappropriazione di un bene comune che troppo a lungo è stato misconosciuto. Un processo che passi dal confronto fra amministratori, studiosi, tecnici e cittadini e porti ad elaborare forme di fruizione basate su una consapevolezza diffusa del valore artistico e culturale della piazza. Nicola Carrino Nicola Carrino è uno fra gli artisti tarantini più rappresentativi, conosciutissimo ed apprezzato non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. Nato nel 1932 in Città Vecchia, il 15 di febbraio, al Vico Seminario, è scomparso il 14 maggio 2018: oggi le sue opere sono custodite in numerosi musei d’arte contemporanea in Europa, ma anche in altre prestigiose parti del mondo. Il suo lungo percorso artistico ha inizio come pittore: la sua prima mostra collettiva è nel 1952, mentre la prima mostra personale arriva sei anni dopo, nel 1958. Dal 1952 al 1962 si dedica alla ricerca pittorica dal realismo all’informale. Nella capitale nel 1962 fonda il “Gruppo Uno” (scioltosi nel 1967) insieme a Nato Frascà, Gastone Biggi, Achille Pace, Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini che si prefiggeva, per mezzo di una ricerca di un ordine razionale, il superamento delle correnti informali attraverso nuovi materiali, nuove geometrie dal forte valore percettivo. Dal 1969 ha realizzato grandi opere tridimensionali, geometrico-modulari che si compongono con il paesaggio circostante. È stato docente di Scultura all’Accademia di Belle Arti sino al 1992 e membro dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 1993, oltre che presidente nel biennio 2009-2010. Nel 1971 ha ricevuto il Premio per la Scultura all’XI Biennale di San Paolo del Brasile e nel 2010 la medaglia d’oro del Presidente della Repubblica per la mostra antologica al MODO di Orvieto. È presente, tra l’altro, alla Biennale dei giovani a Parigi (1967), a Zwölf Italienische Bildhauer al Kunstverein di Amburgo (1969), alla Biennale di Venezia (1966, 1970, 1976, 1986), alla Quadriennale di Roma (1965, 1973, 1986). Le mostre personali dal 1958 in Italia e all’estero trovano sintesi significative nelle antologiche di Suzzara (1977), Taranto (1979) e Arezzo (1986).
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