Nel 2001 il museo di Valle Giulia di Roma presentò, donata dal figlio adottivo di Cesare Brandi, Vittorio Brandi-Rubiu, una collezione di 92 opere. Ricevute nel corso della loro attività; di studioso, critico e teorico dell’arte l’uno, di critico dell’arte d’avanguardia l’altro. Ora la Galleria Nazionale, diretta da Cristiana Collu, ripropone la collezione con un allestimento di Marco Tonelli, con una scelta di cinquanta opere presentandola in una cerimonia (già annunciata dal nostro giornale) che coinvolge anche altre sale, come quella dedicata a Capogrossi, e quella in occasione dei cento anni dalla nascita di Carlo Montarsolo. La donazione Brandi-Rubiu, dice Marco Tonelli durante il suo intervento, è quasi una donazione al quadrato, poiché nasce dalla vita di due personalità che hanno dedicato tutta la vita all’arte, teorico e storico dell’arte, fondatore dell’Istituto Nazionale del Restauro, Cesare Brandi, critico militante molto sofisticato Vittorio BrandiRubiu. La loro generosità consente di apprezzare un lungo arco di tempo documentato anche da libri, testi, dediche e scritte dei celebri autori, come Pascali, come Fautrier, come De Pisis e tanti altri. Un percorso che vede, oltre i citati, anche Afro, Angeli, Burri, Capogrossi, Ceroli, Cintoli, Fioroni, Guttuso, Leoncillo, Mambor, Manzù, Marini, Mattiacci, Mirko, Morandi, Ontani, Rosai, Sadun, Schifani, Scialoia, Turcato, ed altri. Un panorama dell’arte italiana che giunge fino agli anni Ottanta. E comprende anche il pittore Cesare Brandi, poiché anche l’ultimo quadro che Brandi dipinse, prima di chiudere nel 1928 questa sua passione, quando s’accorse “di dipingere con gli occhi degli altri”, è nella mostra. Lo straordinario studioso e teorico dell’arte sapeva leggere criticamente anche le sue personali passioni. Disegni, dipinti, sculture incisioni, libri, scritti, dediche, come quella amichevolmente ardita di Pascali “Vittorio, se pensi che sono un verme hai ragione, ma quale? Saluta Cesare, dagli un bacione da parte mia e così sia. Pino.” Correda il celeberrimo “Bachi da setola” dello sfortunato artista di Polignano a mare, la cui scomparsa fu un duro colpo per i due suoi cari estimatori ed amici (come per tutta l’arte italiana).
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