Il soprano tarantino, Giuliana Gianfaldoni (foto Clarissa Lapolla)
Gli spettatori che sabato scorso hanno gremito il cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca sono stati affascinati prima che dalle musiche, dalla storia di Beatrice di Tenda di Vincenzo Bellini, seconda opera in cartellone di questo 48º Festival della Valle d’Itria, eseguita in forma di concerto. Si tratta della penultima opera scritta per il celebre soprano Giuditta Pasta andata in scena al Teatro La Fenice il 16 marzo 1833. La genesi dell’opera registrò un conflitto senza precedenti tra Felice Romani ed il musicista catanese, quest’ultimo infatti attribuì al librettista ligure le ragioni del fiasco della prima rappresentazione dovuto secondo lui alla tardiva consegna del libretto. Probabilmente le ragioni dell’insuccesso erano da attribuirsi alla percezione del pubblico del diverso rapporto con la morte della protagonista, questa infatti, a differenza di Anna Bolena non cede alla pazzia ma si avvia tranquilla al trapasso, sebbene questo sia ingiusto. La vicenda è basata su un fatto realmente accaduto ed è ambientata nel castello del comune lombardo di Binasco ove nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1418 il Duca di Milano Filippo Maria Visconti con efferrata ferocia, decapitò la consorte Beatrice Lascaris di Ventimiglia, già contessa di Biandrate e vedova del condottiero Facino Cane, con l’ingiusta accusa di adulterio con il giovane cortigiano Michele Orombello. In realtà il Duca Filippo volle sbarazzarsi di Beatrice, della cui dote aveva beneficiato, per potersi legare alla nobildonna Agnese del Maino. A sostituire sul podio il direttore musicale del Festival Fabio Luisi, positivo al Covid-19, il maestro Michele Spotti, non nuovo a Martina Franca, che ha diretto con gesto elegante, concentrato e di perfetto assieme l’Orchestra e l’eccellente Coro del Teatro Petruzzelli di Bari preparato da Fabrizio Cassi, due ensemble evidentemente ben affiatate tra loro. Del cast vocale molto applaudita il soprano tarantino Giuliana Gianfaldoni, nel ruolo di Beatrice (piccoli camei le arie del primo atto: “Mala sola, oimè! Son io!” “Questi d’amanti popoli”, “Il mio dolore, e l’ira...inutil ira...”; Deh! “Se un’urna a me è concessa” del secondo) e Theresa Kronthaler in quello di Agnese del Maino, bene anche Biagio Pizzuti nel ruolo di Filippo Maria Visconti (aria Non son’io che la condanno del secondo atto), Celso Albelo (Orombello), e Joan Falqué (Rizzardo del Maino). L’opera è dal punto di vista musicale una summa di bel canto in cui si ritrovano temi rossiniani, anticipazioni di temi donizettiani e verdiani, nel complesso un piccolo gioiello di bel canto. Stasera seconda e ultima replica.
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