Cerca

Cerca

«Il MUDIT restituisce alla città uno specchio in cui ri-conoscersi»

La Masseria Solito, oggi sede del MUDIT, il Museo degli Illustri Tarantini

La Masseria Solito, oggi sede del MUDIT, il Museo degli Illustri Tarantini

Mario Guadagnolo - storico, già Sindaco di Taranto - nell’intervista di seguito racconta i motivi che lo hanno spinto ad interessarsi al MUDIT, il Museo degli Illustri Tarantini divenuto, tra l’altro, tema di un convegno da lui organizzato a Bari  * * * * * * Professor Guadagnolo, lei che ha scritto importanti libri sulla storia di Taranto, città di cui è stato anche Sindaco, per quali ragioni si è interessato al MUDIT - Museo degli Illustri Tarantini, la nuova e prestigiosa realtà cittadina attorno alla quale, il 1° luglio scorso presso il Dipartimento Jonico dell’Università di Bari, ha organizzato un importante convegno chiamando a raccolta tutto il mondo della cultura? «Perché con tale originale iniziativa quale è il MUDIT, che non mi pare abbiano altre città, la storia di Taranto si arricchisce di importanti elementi di conoscenza mai trattati in precedenza e che, riferendomi al convegno, andavano collegialmente illustrati e approfonditi. Questo Museo è un patrimonio per la nostra città che sarà presto inaugurato per essere finalmente condiviso da tutta la comunità, che ne è parte attiva e integrante». A proposito di partecipazione attiva, il MUDIT vede la luce dopo molti anni di ricerca e lavoro di raccolta dei materiali: che significato ha per lei il coinvolgimento di circa 80 tra studiosi, ricercatori e cultori della materia che, ad opera del Centro Studi “C. G. Viola” guidato da Enrico Viola (solo per un caso di omonimia con il celebre commediografo, nda), hanno inteso donare tutto il patrimonio documentale raccolto al Comune di Taranto? «Proprio per quello che Enrico Viola ha sottolineato in occasione del convegno a cui lei faceva riferimento, e cioè che Taranto, la comunità tarantina, aveva bisogno di riappropriarsi di un’appartenenza, di un’identità di cui essere profondamente e a buon diritto orgogliosa. E questo è stato possibile grazie al generoso e appassionato lavoro di tante personalità del mondo culturale e accademico locale e nazionale che per anni hanno voluto dedicarsi, a titolo volontario, alla costruzione di questo grande mosaico che è il MUDIT. Un mosaico ad oggi composto, ma è un lavoro in costante divenire, da 180 profili di illustri tarantini nella storia, fruibili in forma anche multimediale pensando a una forte e auspicabile utenza di giovani. Vede, c’è da fare una riflessione sulla nostra comunità, che molto spesso è stata bistrattata da valutazioni errate, da luoghi comuni, da una generalizzazione che non rendeva merito alla gloriosa e millenaria storia che le appartiene e di cui essere consapevoli. Esattamente quello che il MUDIT restituisce a Taranto, uno specchio in cui ri-conoscersi, ritrovando - attraverso il suo passato - quell’orgoglio con cui proiettarsi a testa alta nel presente-futuro. C’è stato un tempo in cui i tarantini avevano delle remore… direi quasi un deficit di orgoglio identitario, li accompagnava un fievole senso di appartenenza, una sorta di ripiegamento, ma oggi fortunatamente non è più così, e mi piace pensare che questo Museo certamente concorrerà a uno scatto di orgoglio nella comunità, a vivificare un processo di riscatto già in corso che mi pare abbia carattere duraturo e irreversibile». Quali finalità, quindi, sono alla base della genesi e dell’impostazione di questo Museo che sarà presto inaugurato e alla cui realizzazione - vogliamo ricordarlo - lei molti anni fa, nelle vesti di Sindaco di Taranto, diede un forte e lungimirante impulso? «Sicuramente il MUDIT a suo tempo fu pensato in prospettiva per il suo ruolo culturale, ma ciò che lo rende originale, è la sua funzione preminentemente sociale, ovvero la destinazione per una fruizione molto ampia e trasversale. Un Museo, dunque, rivolto non soltanto al mondo della cultura o degli addetti ai lavori come usualmente accade, ma indirizzato sin dal suo concepimento alla popolazione tutta, per la più vasta condivisione della conoscenza, per ogni cittadino che nel MUDIT potrà riconoscersi nelle sue tracce identitarie. Un Museo dove la memoria storica diventa attiva, dinamica, capace di fecondare in ognuno di noi un più sentito e partecipato senso di appartenenza. Qualcosa di prezioso soprattutto nella nostra città, che come poche al mondo può vantare millenni di una storia importante, mentre nell’immaginario collettivo, e nella narrazione che se ne è a lungo fatta, è stata spesso appiattita e direi mortificata sui suoi soli ultimi 60 anni… Andavano dunque ridefiniti gli equilibri anche a livello di autopercezione comunitaria: questa fu la grande intuizione visionaria che ebbe Enrico Viola e di cui, da Sindaco, colsi tutta la valenza comprendendo l’importanza storica di quei resti della Masseria Solito, risalente al ‘600, che vent’anni fa, in piena euforia da abbattimento del ‘vecchio’ tout court, erano drammaticamente destinati ad essere abbattuti e che furono invece salvati grazie all’iniziativa di protesta messa in atto da alcuni volenterosi intellettuali come Piero Massafra, José Minervini, Mario Lazzarini, Nello De Gregorio, Paolo De Stefano e molto umilmente anche dal sottoscritto e tanti altri. Ma quella nostra azione di salvataggio in extremis della Masseria Solito sarebbe rimasta fine a se stessa se non ci fosse stato l’intervento successivo di Enrico Viola che, tramite il suo “Centro Studi C. G. Viola”, ha saputo coinvolgere Comune e Regione in uno straordinario progetto di recupero che oggi è una splendida realtà della quale la città deve andare fiera. Insomma il MUDIT è in sostanza il risultato di una concertazione di iniziative di diverse realtà: società civile, intellettuali, Comune e Regione che forse per la prima volta sono riusciti a lavorare insieme e a raggiungere in un breve lasso di tempo (breve relativamente ai tempi biblici delle pubbliche amministrazioni) un risultato davvero brillante. E in gran parte il merito di questo successo va ascritto all’avvocato Enrico Viola che ha saputo tessere le fila di questo concerto di forze divenendo il punto di riferimento e l’artefice di un grande progetto. E di questo occorre, per verità storica dei fatti, rendergli unanimemente merito. I doni che Taranto può fare a se stessa non finiscono qua. In occasione dei lavori di ristrutturazione della Masseria - come ha infatti illustrato durante il convegno l’archeologo Francesco Carrino, presidente della Cooperativa ‘Museion’ che gestirà la struttura museale - sono stati rinvenuti preziosi reperti risalenti addirittura alla seconda metà del IV° sec. a. C., come da accertamenti in corso da parte della Soprintendenza. Ce ne vuole parlare? «Sì, è stata una scoperta davvero entusiasmante!... è stato ritrovato un cinturone in bronzo di rara manifattura che verrà restaurato, come nell’invito del sempre coinvolgente Enrico Viola, dalle numerose associazioni culturali della città…. Ma bene sarebbe, a proposito di beni identitari che danno impulso alla crescita di un territorio, far venire al Museo Archeologico Nazionale di Taranto la Tavola IX della “Lex Municipii Tarenti”, il cui originale si trova presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli». Frutto del sogno di alcuni per destinarlo alla collettività, il MUDIT è stato al centro di questo recente convegno universitario non solo in merito allo stato dell’arte quanto in relazione al suo futuro, occasione per lanciare alcuni inviti prospettici… o potremmo meglio dire dei veri e propri appelli alle istituzioni. Quali le priorità e istanze a tutela di questo ‘Museo di comunità’? «Consegnando a Taranto questa ‘creatura’ che ri-nasce dal suo antico e importante passato, mi sento di condividere appieno l’accorato appello di Enrico Viola a mantenere costantemente aperto e in funzione il MUDIT proprio in ragione di quella sua finalità eminentemente sociale di conoscenza da parte dell’intera popolazione che deve essere garantita ad libitum e per sempre. Infatti, questi tipi di Musei spesso, dopo qualche anno dal taglio del nastro, restano fatalmente chiusi per la mesta mancanza di risorse economiche e di personale. Ecco, penso che questo gioiello di e per Taranto, città che di ferite ne ha già avute troppe nei suoi destini post moderni, non meriti l’onta dell’oblio, perciò sono certo che il Comune, che è il ‘padre’ del MUDIT, voglia programmare il sostegno delle sue spese fisse di gestione affinché questa realtà, bellissima anche sul piano architettonico, possa risplendere dell’orgoglio di una fecondativa appartenenza di cui è tracciante e testimone. Tiziana Grassi Giornalista e autrice di programmi Rai International per gli italiani nel mondo    
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori