Il 9 luglio del 1894 nasceva a Taranto, nella Città Vecchia, Maria Annina Licata, ovvero Anna Pappacena Laganà, in arte, per coloro che hanno dimestichezza con le vicende della musica e dello spettacolo di quegli anni, Anna Fougez. Anna Fougez è stata una divissima degli anni Venti e Trenta del Novecento, capace di sintetizzare talenti di soubrette, sciantosa, attrice di varietà e operette, interprete, cantante e cantautrice, prima cantautrice donna della storia della canzone italiana. Stella futurista, così è stata insignita da F. T. Marinetti, ha impersonato, grazie al fisico longilineo e un portamento distaccato, la figura della donna vamp, che in quegli anni si andava delineando, anche grazie alla sua partecipazione ad alcuni noti film muti – una decina i titoli conosciuti – molti dei quali girati in coppia con Gustavo Serena, tra i quali Fiore Selvaggio (1921). Si è inoltre distinta in qualità di sceneggiatrice, veste inaudita per una donna in quegli anni. In seguito all’abbandono della settima arte ritorna al teatro e si specializza come autrice di spettacoli di varietà, che in quegli anni erano denominati spettacoli di rivista, denominazione oramai desueta per indicare un genere alla base del musical e della commedia musicale italiana. Diventa impresario e crea una propria compagnia chiamata Grande Rivista Italiana, attività che ha esaltato le sue doti di attrice, capocomico e imprenditrice, esordendo con uno spettacolo dal titolo Trionfo Italico (1928), che ha grande successo, tanto da essere portato in tournée nei maggiori teatri italiani. Nel 1931 dà alle stampe la sua autobiografia, Il mondo parla ed io passo per la Casa Editrice Pinciana, secondo una prassi comune, anche di promozione, in uso delle grandi dive dello spettacolo. In seguito al ritiro di Anna Fougez dalle scene, avvenuto nel 1940, l’autobiografia è diventata introvabile. La Casa Editrice Edit@ di Taranto l’ha riproposta nel 2016 tra i suoi tipi, in una edizione curata dall’editore Domenico Sellitti. Al suo interno sono presenti anche pensieri e poesie della poliedrica artista tarantina. La sua carriera inizia precoce – all’età di otto anni, dichiara lei stessa – all’alba del Novecento, in un teatrino di Ventimiglia, giunta lì chissà per quali vicende contrattuali, in un periodo di forte confusione tra mondo dello spettacolo e sfruttamento dei fenomeni da baraccone. La piccola Maria Annina avrebbe rischiato di non venirne fuori se non avesse dato prosieguo alle sue esibizioni da enfant prodige con professionalità, tenacia e volontà di indipendenza. Dopo una breve permanenza a Milano, giunge a Napoli preceduta da discreta fama, anche grazie al nome d’arte che richiamava quello della celebre chanteuse francese, Eugénie Fougère, spesso ospite di spettacoli nella città partenopea al Salone Margherita, il primo café chantant italiano, inaugurato nel 1890, appena un anno dopo il Moulin Rouge parigino. Con Parigi Anna Fougez ha un rapporto di mutuo scambio, grazie a proposte artistiche che si rivelano ben accolte da un pubblico che le dispensa ammirazione e riconoscenza. Nella Ville Lumière nel 1923 conosce Mistinguett: “è conosciuto dappertutto che Mistinguett ha le più belle gambe di Francia, ma questo non sarebbe bastato nemmeno a Parigi, per assicurarle il posto trionfale che si è conquistato”, ammette generosamente Anna. La stella francese e la più giovane italiana posseggono vedute molto simili sulle dinamiche e la costruzione dello spettacolo. Mistinguett aveva avviato un atelier per la creazione di costumi di scena che stimola la volontà di Anna Fougez di organizzarne uno in proprio. L’artista tarantina si dimostra valente costumista, ideando e confezionando abiti maestosi che farà preparare dalle proprie sarte, sebbene non avesse abbandonato e anzi vantasse con orgoglio una praticità, mai venuta meno, nel cucire e realizzare in prima persona tutto ciò che potesse occorrerle sulla scena. Wanda Osiris ha tratto chiara ispirazione da Anna Fougez, tra le altre cose, nello sfoggiare paillettes, strass, ventagli, boa e piume di struzzo. Da Parigi, e forse dalle file della stessa Mistinguett, Anna Fougez porta in Italia René Thano, ballerino di tango e suo compagno di scena ma anche di vita, fino alla fine, avvenuta l’11 settembre del 1966, quando spirerà tra le sue braccia nella villa di Santa Marinella, dove si era trasferita diversi anni prima per trovare conforto dagli intensi ritmi di lavoro. Sempre da Parigi introduce in Italia novità che in un primo momento destabilizzano il pubblico italiano, diverso da quello francese, non abituato all’elettricità della capitale d’oltralpe. Tra queste, le fontane luminose, prima artista italiana ad adottarle nei propri spettacoli. In quegli stessi anni un’altra soubrette italiana e attrice di rivista, Isa Bluette, apporta innovazioni dalla Francia, proponendo la celebre passerella che, assieme alle fontane luminose, sono diventate tradizione in ogni rappresentazione o concerto che si rispetti. Accomunate da fascino e bellezza, da un reciproco rispetto, dalla propensione alla sperimentazione, dal talento e dall’oggettivo valore apportato al mondo dello spettacolo, le due primedonne sono invece separate da chilometri nei loro giacigli di riposo. Alla Bluette la sua Torino ha tributato, ormai da diversi anni, una splendida statua sulla sua tomba, presso il Cimitero Monumentale, mentre in quello di Taranto, Anna attende ancora degna sepoltura. È questo un capitolo triste della sua esistenza e della sua memoria. Anna Fougez desiderava che le proprie spoglie mortali facessero ritornota nella sua città natale, e così è avvenuto, tumulata nella cappella della famiglia Pappacena, presso il cimitero San Brunone. In seguito a lavori di ristrutturazione della cappella, il corpo è stato traslato nel più modesto campo 9, interrata e dimenticata dall’intera comunità jonica. Con la riesumazione, avvenuta per ricomporre i resti trasferiti nelle cassette dell’ossario, sarebbero dovuti intervenire gli enti locali per destinarle una più dignitosa collocazione, magari pari a quella che la città di Taranto ha donato al suo illustre concittadino Pasquale Mario Costa. A tal proposito non sappiamo se ci sia stato un qualche contatto tra la cantante tarantina e il compositore di romanze e canzoni. Non siamo a conoscenza di cronache al riguardo, eppure di Costa, la Fougez ha interpretato le celebri Era de maggio, su testo di Salvatore Di Giacomo e ‘A frangesa. Ricordiamo che anche E.A. Mario, compositore de La leggenda del Piave, le cuce addosso alcune sue creazioni, come Vipera, una canzone da inattese venature dark che la Fougez fa profondamente sua. Anna Fougez possedeva notevoli capacità nella gestione delle collaborazioni, e grazie a validi autori fedelissimi ha alternato, alla vasta scelta che la canzone napoletana offre, gemme della canzone leggera italiana. In quegli anni venivano canticchiate Addio mia signora, Il fox-trot delle piume, Fiocca la neve, Scettico blues, brani che con la loro pronuncia swing, impreziosiscono un repertorio che rapportato a oggi, e ancora oggi, risulterebbe piacevole in gran parte dei programmi da concerto. Un’interprete richiesta come la Fougez, personaggio storico e artistico di caratura internazionale, può essere destinata all’oblio? L’unica memoria toponomastica della città di Taranto è, attualmente, un anonimo Rondò A. Fougez, rintracciabile con difficoltà, nella periferia della città. La memoria storica va allenata e in un periodo di livellamento culturale che già da diverso tempo coglie impreparati nel fronteggiarlo, per poter risollevare le sorti di un Paese che a oggi non possiede le capacità di discernere l’oggettiva qualità, e poter evitare di dipendere da vane mode passeggere che a volte non sono altro che lo scarto di altri paesi, siamo chiamati tutti in causa per porci da tramite nei confronti delle nuove generazioni che sembrano tagliate fuori da un passato che deve appartenere a tutti. Poche, come questa straordinaria donna di Taranto, possono riassumere oggi questo difficile compito. Buon compleanno a una grande artista tarantina, ineguagliabile donna meravigliosa!
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