Cerca

Cerca

La persecuzione di Falcone e la giustizia ingiusta

Claudio Martelli

Claudio Martelli

Una storia vera e drammatica. Raccontata con puntuale lucidità, elencando fonti, riferimenti, provenienza delle notizie. Questo è il libro scritto da Claudio Martelli su Giovanni Falcone. Un testo come atto di riconoscimento al grande magistrato, all’amico, all’uomo di giustizia. Sono parole di coraggio ed umanità.E’ un affresco di un lungo periodo che passa per la creazione del pool anti mafia di Chinnici e Caponneto, dove sullo sfondo si osserva una società siciliana vittima e carnefice di assurde violenze e la guerra alla più grande organizzazione criminale mai esistita, veniva condotta con mezzi assolutamente inadeguati. E’ il riconoscimento ad un grande magistrato che ha portato ad un cambio di visione della mafia e dei modi di combatterla, basata sull’unione di energie, competenze, conoscenze, internazionalizzandole indagini, seguendo la cosa che realmente interessava i mafiosi e che lasciava sempre molte tracce: il denaro. Sembra una cosa banale, ma è stato la chiave di tutto. Eppure un uomo come questo, nel nostro strano paese è stato sottoposto ad una vera e propria persecuzione, conclusasi con il tritolodi Capaci.Persecuzione da parte della mafia, naturalmente. Coi risultati del maxi processo era preventivabile. Ma il libro parte da una dichiarazione di Paolo Borsellino, uno che non poteva essere accusato di avercela con la Magistratura, che sintetizza in modo esemplare ciò che è avvenuto in quegli anni, dicendo che:”…la magistratura ha forse le maggiori responsabilità…” nell’assassinio di Falcone, poiché lo avevano isolato in modo da renderlo pronto per essere eliminato.Anche per questo accetta di trasferirsi al Ministero di Grazia e Giustizia. E questo è insopportabile agli occhi dei colleghi e dei professionisti dell’anti mafia. Ma Falcone era un eretico,non si faceva piegare dal pensiero dominante, “per bene” ma inutile quando non dannoso. In questo modo il libro sprigiona tutta la sua forza: Ideale, narrativa e culturale, con unascrittura che trasuda la rabbia che ancora insiste nell’animo dell’autore per la perdita di un caro amico. Si resta sgomenti rispetto alla falsità di coloro che in vita attaccarono Falcone con accuse ignobili e vergognose e che sono sempre in prima fila nelle occasioni che ricordano il magistrato,e sono molti: anzitutto il pluri sindaco di Palermo, ma anche lo stesso CSM che addirittura lo convocae lo interroga. Un attacco concentrico e micidiale, operato non dai mafiosi ma da colleghi, giornalisti, politica. Un raro esempio in Italia! E cosi viene fuori lo scontro tra due visioni della giustizia. La prima che considera “il dubbio l’anticamera della verità…” (CSM) la seconda ribatte che “il dubbio è l’anticamera del Komeinismo…”. La prima individua prima il colpevole poi si cercano le prove, la seconda è inflessibile tanto nell’applicazione della legge, quanto nel rispetto delle garanzie dell’imputato, e non invia un avviso di garanzia come “… una coltellata…” all’indagato ed avvia un processo solo se ci sono serie possibilità di giungere ad una condanna, dopo avertrovato le prove, dimostrate, reali, concrete. E’ lo scontro che si protrae ancora oggi che è passato per la violenza di Tangentopoli (altra forma di persecuzione generalizzata), tra chi inscena spettacoli giustizialisti e chi pratica la giustizia. Perché non è pensabile che un magistrato dica:” io so, ma non posso dimostrarlo…”. Non è ingiustizia questa, è follia omicida di massa! L’autore racconta la verità. Una verità intrisa di umanità che è insita in un rapporto franco, sincero che è nato in un incontro nel Palazzo di Giustizia di Palermo, che doveva durare pochi minuti e si è protratto per oltre 4 ore. Ci regala la visione di una società libera, giusta, garantista. Dove la giustizia non è motivo di scontro tra tifoserie, ma semplicemente l’attuazione di regole condivise e chi le tradisce si sottopone al giudizio di una giustizia giusta, non politicizzata, non schierata. E’ giustizia giusta: forte coi forti, umana coi deboli. E’ la giustizia costruita sul lavoro fatto sul campo, giorno dopo giorno, non dettato dall’idea di appartenere ad una categoria umana priva di colpe. Ma è anche un idea di giustizia che non lascia spazio a interpretazioni di facciata. Come quel magistrato che prima chiede di posticipare il suo trasferimento a Palermo e poi si precipita alla conferenza per l’arresto di Riina. Oppure come quell’atro magistrato che si oppone alla nascita della DNA (direzione nazionale anti mafia), salvo poi sposarla quando viene candidato a guidarla, sempre per eliminare la candidatura di chi quel direzione aveva costruito: Falcone appunto. Martelli racconta tutto questo, snocciolando dati, date, episodi pubblici e meno pubblici, limitandosi adevidenziare i risultati del lavoro insieme, perché la politica, come la lotta alla Mafia, dovrebbe essere misurata solo dai risultati ottenuti e non su proclami che scaldano i cuori ma raffredano i corpi. E’ un libro da leggere, da far leggere e da commentare. A scuola, soprattutto a scuola, perché il sacrificio di tante vite umane trovi un senso. Salvatore SANNINO
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori