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La sorpresa di Zucchero al Duomo di Taranto

Zucchero nel duomo di Taranto

Zucchero nel duomo di Taranto

Su quella medesima tastiera dove, prima di partire per Napoli, si è a lungo esercitato il grande Giovanni Paisiello, ha volenterosamente tentato qualche accordo un grande artista dei nostri tempi, ma del rock: Zucchero Fornaciari (Zucchero “tour court” per i fans). Il cantante, infatti, all’indomani del concerto tenuto domenica sera alle Cantine di San Marzano per festeggiarne i sessant’anni di attività, ieri mattina ha chiesto di effettuare una visita ai luoghi più rappresentativi di Taranto e, in particolare, alla basilica cattedrale di San Cataldo. Il parroco don Emanuele Ferro e la sua collaboratrice, Elena Modio, nonostante l’orario inusuale (erano passate abbondantemente le 13), hanno accolto l’invito e hanno aperto volentieri le porte dell’antico tempio all’illustre ospite, accompagnato dalla guida turistica Luca Adamo. Zucchero, in completo nero, quasi… indistinguibile dal sacerdote, ha ammirato gli splendidi ambienti della chiesa più antica di Puglia, a partire dal battistero, in corrispondenza della preesistente cappella di San Giovanni in Galilea, dove 951 anni fa fu rinvenuto il corpo di San Cataldo, riconosciuto dalla crocetta aurea che è tuttora esposta al Museo diocesano. Il noto cantante non ha mancato di esternare grande meraviglia quando è entrato nel “Cappellone”, caratterizzato dai suoi splendidi marmi e dal suggestivo affresco della cupola, opera del pittore partenopeo Paolo De Matteis rappresentante la “Gloria di San Cataldo”, il cui il nostro Patrono è attorniato, in Paradiso, da Maria e da alcuni fra i santi più rappresentativi della storia cristiana. Il tutto, ammirato comodamente, senza pericolo di torcicollo, grazie a un particolare specchio fatto sistemare qualche anno fa da don Emanuele nei pressi degli altrettanti splendidi marmi dell’altare. Quest’ultimo, com’è noto, è sovrastato dall’argenteo simulacro di San Cataldo, di recente realizzazione a cura del laziale Virgilio Mortet. Zucchero ha ascoltato con molta attenzione e pressoché silenzioso le spiegazioni di don Emanuele sulle vicende della cattedrale con qualche riferimento all’antico quartiere in cui insiste, sulla cui ricostruzione sociale la parrocchia sta operando con risultati più che soddisfacenti, specialmente tra i ragazzi. Molto avvincente è stato il racconto del parroco sulle vicende relative al Santo Patrono, che, partito dalla natìa Irlanda per un pellegrinaggio a Gerusalemme, durante il ritorno, in un’avventurosa traversata a mare, giunse a Taranto. In riva ai due mari, il monaco irlandese proclamò il Vangelo e nel contempo aiutò la città a risollevarsi dalla profonda crisi sociale in cui era precipitata. Contemplando le statue marmoree del Cappellone, lo sguardo attento di Zucchero a un certo punto è stato calamitato dalle canne dell’organo settecentesco. Da lì a chiedere il permesso a don Emanuele di salirvi è passato solo qualche spicciolo di secondi. Accordato volentieri il permesso, il parroco e il cantante hanno raggiunto al piano superiore lo strumento, alla cui tastiera hanno misurato il proprio talento musicisti di fama, soprattutto in occasione del “Paisiello Festival”. L’organo, ha spiegato il parroco, risale al 1790 ed è opera di Michele Corrado, in sostituzione di quello più antico, realizzato dal leccese Francesco Giovannelli, distrutto in un incendio. Per la particolarità della tastiera, più corta rispetto a quelle d’epoca più recente, sono possibili esecuzioni del repertorio barocco, ad eccezione delle opere di Bach, che richiedono apparati strumentali più imponenti (come ad esempio nella celeberrima “Toccata e Fuga in Re Minore”). Aiutato da don Emanuele, Zucchero si è accomodato all’organo e ha volenterosamente tentato degli accordi, rendendosi subito conto delle limitate possibilità interpretative dello strumento, proprio legate, come si accennava, alle composizioni del tempo. Quindi, dopo breve tempo, è giunto il tempo dei saluti, con l’auspicio di una prossima visita agli altri luoghi di culto della Città Vecchia, parimenti carichi di storia e, chissà, di un concerto in città, dove, c’è da giurarci, in prima fila ad applaudire saranno proprio i meravigliosi ragazzi dell’oratorio della Città Vecchia. Questi ultimi, a proposito, si preparano a un appuntamento importante cui è invitata tutta la città: la benedizione impartita dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro, giovedì 16 alle ore 18, alla restaurata facciata della chiesa di San Giuseppe, giù alla “Marina”, in via Garibaldi, assieme alla rinnovata sala di comunità. Seguirà la celebrazione della santa messa e, per finire, una grande festa sui campetti attigui.  
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