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Marche Polle, il mistero della popolarità in un recital scritto da Antonello Conte

Marche Polle

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Un po’ di storia tarantina è rivissuta nelle immagini e nelle parole che si sono annodata nel recital che Antonello Conte ha proposto, nel teatro Turoldo, per presentare il suo ricordo di Marche Polle, a quarant’anni dalla morte. Non la storia con la A maiuscola, quella a cui molti storici, più o meno localistici, ci stanno abituando e che si incentra soprattutto sull’evoluzione socio-economica di Taranto, ma quella che è vissuta nelle strade, nella vita di ogni giorno, tra Città vecchia Tamburi e Borgo, soprattutto, dov’era nata e poi cresciuta la città. E dove è nato e ha vissuto quasi tutta la sua vita uno dei tarantini più noti del Novecento, certamente il più proverbiale, che da Taranto non si è mai mosso nella sua vita. Neanche per fare il servizio militare dal quale per altro era stato riformato per la sua statura di sette centimetri inferiore a quei 157 che erano richiesti per essere arruolati in Marina, all’inizio del Novecento. Antonello Conte, attore ormai provetto che si cimenta anche con la scrittura, ha preso a cuore la storia e la vita di quest’uomo umile e semplice, divenuto popolare quasi involontariamente, grazie ai sistemi che aveva escogitato per sbarcare il lunario, quanto i suoi tentativi di lavorare nella pesca o in qualche officina si erano rivelati effimeri. Di certo forse è stato l’unico uomo conosciuto, o quanto meno uno dei pochissimi, che nella sua lunga vita non abbia mai smesso di “lavorare” a suo modo, anche se magari qualcuno lo potrebbe affiancare oggi, artificiosamente, alle tante figure di questuanti che da decenni solcano in lungo e in largo le strade cittadine. Ma Marche Polle non era affatto in questuante. Era a suo modo un lavoratore autonomo, nel senso più estensivo della parola. Per anni ha fatto lo strillone per “‘U Panariedde” il periodico irridente che ha avuto varie vite in città, soprattutto sotto la guida di Petrosillo, del quale riusciva a smerciare fino a 500 co pie a numero: una quantità oggi inimmaginabile. Ma, quando il giornale “mancava” lui smerciava altro, soprattutto le leggendarie “buste”, che in genere nessuno, almeno tra i tarantini, rifiutava, e che a volte contenevano schedine coi pronostici, altre volte, schedine già giocate per le quali chiedeva in sovrapprezzo altre volte schedine vecchie e altre, infine, ...un bel niente. Ma Marche Polle era fatto così, sempre scherzoso e mai sarcastico, quanto meno volgare, nei suoi modi di dire ormai diventati proverbiali (‘a ue’ mo’? - A bad’a te! - Appundete nnande!) nascondeva quel pizzico di malizia scherzosa che certamente sbiadita rispetto alla malignità di molti che lo irridevano, e dei quali non si dava poi molta pena Amedeo Orlolla, così si chiamava, era nato in città vecchia il 27 agosto 1895, da Giuseppe, che era un trovatello, venuto alla luce in quegli anni in cui le “ruote” in città, come dappertutto, si moltiplicavano e affidato a un brefotrofio nel 1959, e da Angela Portulano. In un ricchissimo repertorio fotografico, Conte ha proposto molte immagini suggestive della città, molte delle quali anche storiche, e di alcuni dei suoi cittadini popolarmente noti, come Cicce Caure, Michele Biacocche, Pipiele... ma soprattutto di Amedeo, sempre sorridente, sempre gioioso, che la vita l’affrontò con naturalezza e semplicità, tenendo per sé le mestizie che pure nella vita di un uomo sono immancabili, e che incontro alla sua morte, il 12 gennaio 1982, volle andare vestito di bianco e in una bara bianca perché, spiegava, lui era rimasto intatto come lo aveva generato sua madre. E il suo funerale, celebratosi nella chiesa di San Francesco di Paola, fu uno dei più accorsati che si ricordino nella storia cittadina. Si potrà dire che forse le parole del narratore hanno dato un taglio spiccatamente coinvolto e positivo, ma di certo sono state necessarie per far conoscere un po’ meglio una figura che è diventata sì proverbiale, ma senza che se ne sappia bene il perché. In fondo Marche Polle è stato un uomo semplice ma, senza volerlo, anche l’antesignano di tutti i testimonial: spesso invitato alle cerimonie e ai matrimoni per pure simpatia era universalmente noto e amato anche perché mai importuno. Il recital, “Vi racconto Marche Polle, la storia, i fatti e le curiosità del personaggio più amato di Taranto”, proposto dalla Compagnia Lino Conte APS, scritto e raccontato da Antonello Conte, che ha curato anche la regia (ludi ci Valerio Cappeluti), è stato aperto con il balletto di Margherita Balestra e Miriam Lenti, ed è stato chiuso dalle testimonianze di Nicola Giudetti e Cataldo Sferra e dall’impegno, manifestato da Antonello Conte, di far sì che il nome di Amedeo sia degnamente conosciuto.
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