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Into de deep: la pace dopo la tempesta?

Lo spettacolo è andato in scena al TaTà in occasione della “Giornata del migrante e del rifugiato”

Foto di scena

Foto di scena

Era la seconda volta che i corsisti del laboratorio teatrale “To play” rappresentavano in teatro il loro lavoro di fine corso. Lo hanno fatto dopo due anni, ancora una volta al TaTà a Taranto, martedì scorso. Lo spettacolo è stato voluto e sostenuto in occasione della Giornata del migrante e del rifugiato dal Consiglio di zona soci Taranto di Coop Alleanza 3.0, organismo territoriale che si occupa di selezionare le attività sociali che vengono sostenute con l’1% della vendita dei prodotti a marchio Coop.

Nello specifico la rappresentazione teatrale curata da Sandra Novellino, Delia de Marco e Jilenia Mancino ha coinvolto quindici attori non professionisti perchè uomini e donne di tutta l’età, che subito dopo la loro giornata lavorativa hanno scelto di mettersi in gioco e fare un percorso teatrale che li ha coinvolti portandoli a sperimentare e donare con il loro corpo emozioni, anche forti, allo spettatore.

«Il tema di partenza era La tempesta, di William Shakespeare – ci racconta Delia De Marco - ma poi si è sentita la necessità di integrare con gli scritti degli stessi ragazzi frutto del loro percorso di scrittura creativa, integrati con dei testi presi da alcuni libri di Alessandro Leogrande».

Lo spettacolo è iniziato ritraendo un nutrito gruppo di persone in balia di una tempesta a bordo di una imbarcazione. Si trattava della contestualizzazione, partita dal testo della tempesta di Shakespeare, che a seguito della situazione in Medio Oriente è tornato di straordinaria attualità. Sul palcoscenico il travaglio, lo stato d’animo e le avversità sperimentate sul proprio corpo dall’uomo migrante. Viene così descritto il dramma dei naufragi, ma anche quello che vivono i sopravvissuti. Denaro, autocontrollo, pazienza, contatti all’estero, forza, motivazione, rete di amicizie ma anche la fortuna, sono solo alcuni degli elementi che il migrante deve avere nel suo bagaglio. Le violenze, le ferite, i decessi dei compagni possono essere superati solo parlandone con altri viaggiatori; essi finiranno solo quando un nuovo cielo e una nuova terra si staglierà davanti ai loro. È proprio questo il messaggio che la rappresentazione ha voluto dare: la realtà non è fatta solo di barche spezzate e morti in mare, ma anche di vite che cercano la libertà e trovano sempre la forza di rinascere.

Vi è stato qui un esplicito riferimento alla “flottiglia”, un vero e proprio focus che ha posto l’attenzione sui problema di Gaza. Il pensiero è libero, come l’oceano non lo si può fermare. Ogni volta è una rinascita.

Al termine dell’incontro, il giornalista Daniele Lo Cascio si è intrattenuto in conversazione con Leonardo Palmisano, docente di sociologia della devianza all’università di Foggia, Colomba d’oro per la pace, 2019. Palmisano ha fornito numerosi spunti di riflessione facendo una panoramica a livello internazionale del problema Gaza e sottolineando come la storia, se fosse letta e studiata, forse non si ripeterebbe.

Uno spettacolo ben riuscito che ha toccato le corde più profonde dei presenti sensibilizzando su un tema che si spera sia ormai risolto quando questo articolo sarà pubblicato.

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