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Taranto
24 Settembre 2025 - 13:05
Cefalonia - archivio
A Taranto, per il 14.mo raduno nazionale dell'Associazione Nazionale Mauriziana, decorati di Medaglia d'Oro, venerdì 26 al Circolo Ufficiali della Marina Militare, alle ore 18, si svolgerà un convegno storico sull'eccidio di Cefalonia. I lavori saranno aperti dai saluti istituzionali del presidente regionale 1.mo Lgt Vincenzo Palazzo e dal presidente nazionale, Ammiraglio di divisione Francesco Maria de Biase seguiti da una introduzione effettuata dal Contrammiraglio (r) Pietro Vivenzio.
La relazione storica sarà svolta da Michele Fiorentino, 1^Lgt., studioso autore e ricercatore sulla storia della Regia Marina.
Fiorentino, dopo una breve panoramica storica, si soffermerà sulle vicende che determinarono i vari eccidi, fra cui quello della famosa Casetta Rossa, e sulle varie testimonianze dei sopravvissuti con documenti e foto correlate. Egli illustrerà anche i motivi di questa triste vicenda, che non fu posta subito all'attenzione dell'opinione pubblica, e sull' excursus giuridico affrontato nel tempo, fino alla descrizione della toccante cerimonia del rientro delle salme dei soldati di Cefalonia al Sacrario Militare di Bari.
"Dopo 83 anni – spiega il relatore - è doveroso, nella sua ricorrenza, descrivere questa triste pagina storica accaduta, dopo l'armistizio dell'otto settembre, a Cefalonia dove furono coinvolti gli uomini della Divisione Acqui del Regio Esercito italiano. Si trattava di una delle sette divisioni appartenente alla 11.ma Armata Italiana in Grecia al comando del generale Carlo Vecchiarelli che fu chiamata a presidiare le isole di Cefalonia e di Corfù come forza occupante, in sostituzione delle truppe paracadutiste . Con la collaborazione di un Distaccamento della Regia Marina, dal maggio 1941 la divisione avviò la costruzione di varie installazioni difensive, di caserme e vari presidi logistici e ospedalieri, stabilendo un rapporto sociale con la popolazione" .
Il 16 giugno 1943 al comando della 33°Divisione Acqui di Fanteria fu assegnato il Generale di Divisione Antonio Gandin, che aveva svolto numerosi incarichi operativi su diversi fronti (in particolare quello russo) e allo stato maggiore dell'Esercito come ufficiale di collegamento con l'alleato tedesco.
"L'alto ufficiale sin da subito non vide di buon occhio il nuovo incarico assegnatogli ma ubbidì agli ordini – continua il racconto - Resosi conto dello stato operativo delle forze schierate e della loro scarsa funzionalità, iniziò una notevole fase addestrativa, fece rinforzare le difese costiere e chiese immediatamente allo Stato Maggiore l'invio armi contraeree e anticarro. Stabilì una linea guida con il comando dell'isola di Corfù e, in occasione della visita sul fronte greco del generale Marghinotti, effettuò una esercitazione di sbarco anfibio con l'annessa difesa costiera, illustrando all'alto ufficiale la reale situazione delle condizioni operative della Divisione".
La sera dell'otto settembre a Cefalonia pervenne, intercettato dalla radio, il messaggio del Generale Badoglio agli italiani sull'armistizio. Il Generale Gandin chiese immediate disposizioni al Comando Superiore e nella tarda serata del nove settembre ricevette l'ordine dal Generale Vecchiarelli di cedere le armi pesanti ai tedeschi e di non fare causa comune con i ribelli greci e con le truppe anglo americane in caso di sbarco.
"Non si può descrivere la confusione del momento e lo stato d'animo di undicimila soldati lontani da anni dalla patria e dai loro cari – riferisce Fiorentino - In molti insorse il dubbio se fosse il caso di arrendersi o di ribellarsi ai tedeschi. Il Generale Gandin spinse per una eventuale soluzione onorevole e dignitosa da parte dell'ex alleato, pensando sull'amaro destino che incombeva sui suoi soldati, che lui chiamava affettuosamente 'figli di mamma'. Giunsero nei giorni successivi altri ordini, poco chiari, fino al 13 settembre, quando il Comando supremo di Brindisi ordinò al Generale Gandin di resistere ai tedeschi. Gandin, dopo colloqui con i tenenti colonnelli Barge e Busch e altre comunicazioni da parte dell'alto Comando tedesco che ordinavano la sua presenza a Vienna al cospetto di Mussolini per la resa, intuì l'inganno e rifiutò. Le sue decisioni in merito furono sottoposte al vaglio della Divisione per una votazione di tutti i soldati e ufficiali, forma non prevista dal codice di disciplina militare. Così il 15 settembre, alle ore 7 del mattino, l'alto ufficiale italiano comunicò al comando tedesco che non avrebbe ceduto le armi e che in caso di attacco avrebbe risposto adeguatamente".
L'ultimatum non fu preso in considerazione dal Comando Supremo tedesco e così Hitler emanò precisi ordinò di fucilare sul posto tutti gli italiani in quanto accusati di tradimento. Tanto fu trasmesso dai generali Halle e Lanz al nuovo comandante delle Truppe da Montagna inviate a Cefalonia, Maggiore Von Hiscfelf, il quale incaricò dell'attuazione degli ordini i suoi ufficiali subalterni.
Il 15 settembre 1943 alle ore 14 stormi di cacciabombardieri Stukas J.87 e bombardieri Heinkell 111, attaccarono violentemente l'isola di Cefalonia e il Generale Gandin, sotto il fuoco nemico, inviò un radio messaggio a Brindisi informandolo della situazione e di essere stato costretto ad aprire il fuoco, ma senza ottenere risposta.
"Fino al 22 settembre – spiega Fiorentino - l'intera isola fu sottoposta a violenti attacchi da cielo, terra e mare ma gli italiani resistettero. Molti furono gli atti di eroismo e tanti i morti caduti in combattimento; molti però furono i soldati che si arresero alla travolgente ed incessante superiorità bellica ed addestrativa tedesca. Dopo essersi arrese e gettate le armi, le truppe furono fucilate sul posto senza nessuna pietà dalle truppe tedesche: a centinaia caddero nelle tante fosse comuni sparse in diverse località dell'isola. Pochi furono al corrente dei tanti massacri effettuati, scoperti successivamente fino alla resa ufficiale degli italiani avvenuta il 22 settembre 1943. Nonostante quest'ultima, gli ordini impartiti si dovevano rispettare : per cui, niente prigionieri. L'indomani mattina tutti gli ufficiali italiani furono condotti con camionette nei pressi di una piccola casetta per essere fucilati sul posto, compreso il Generale Gandin con il suo stato maggiore. Complessivamente furono trucidati senza pietà 124 ufficiali. Senza pietà.
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Testata: Buonasera
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