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LA RECENSIONE

"Ce' se mange osce"? Meglio non saperlo...

Strappa risate diverte la commedia di Causi che ha chiuso il Festival del teatro dialettale "Alfredo Majorano"

Foto di scena

Compagnia “I viandanti sognatori” (una foto di scena)

Con la commedia "Ce' se mange osce" di Nicola Causi (prolifico autore dialettale, che ne ha curato anche la regia), messa in scena dalla compagnia “I viandanti sognatori” giovedì 15 al Teatro comunale Fusco, si è conclusa la quinta edizione del Festival del teatro dialettale "Alfredo Majorano", istituito dal Comune e organizzato dall'associazione artistico culturale "Compagnia Teatrale Lino Conte" su mandato della Fita Puglia.

Il lavoro teatrale, dalla trama alquanto surreale, è incentrato sulle peripezie dei coniugi Riccardo (Antonio Solito) e Agreste Pupillo (Loris Pellecchia), moglie petulante e autoritaria, costretti, per un guasto all’autovettura e per il furioso temporale, a pernottare in uno sperduto bed & breakfast di proprietà fratelli Rubina (Raffaella Di Pilato) e Diamante (Alessandro Gaeta), dalle abitudini alimentari (diciamo così) eccentriche. I due infatti si cibano solamente di carne umana, così come d’altronde accade da generazioni familiari. E lo stesso caratterizza gli inservienti Sara (Palma Renò) e il gobbo Sereno (Maurizio Ambrola), che già vedono la possibilità di rimpinguare la dispensa, così come accaduto per i precedenti ospiti. Da questo si salva però Leonardo (Michele Ladiana) cliente fisso del locale, la cui vita è risparmiata solo perchè… vampiro. Riccardo e Agreste, per le medesime motivazioni, sono ben accolti dagli affamati proprietari, in particolare da Damiante, bizzarro travestito, perennemente alla ricerca di un amore che possa cambiare la sua vita. E questa possibilità viene intravista nella persona di Riccardo, il quale però ha tutt’altri gusti. Diamante cerca di sedurre l’ospite e in questo viene aiutato dall’ormai attempato figlio di Rubina, Zircone (Jonni Tito), affetto da ritardo puberale. Ma tutti gli altri, invece, sono presi dalla necessità di riempire la dispensa vuota. Viene perciò attivata la consueta procedura per poter usufruire del nuovo “cibo”, attraverso del sonnifero versato nel cocktail di benvenuto. Diamante, innamorato perso, vuol salvare a tutti i costi Riccardo, decidendo di convolare con lui a giuste nozze, che saranno celebrate da Leonardo, in veste di pubblico ufficiale. Un imprevisto però darà una inaspettata potrebbe far andare in fumo questa strana relazione. Agreste, infatti, fuggita dalla cella frigorifera dov’era stata rinchiusa, irrompe nella sala dove si stava celebrando il matrimonio, subissando di improperi il marito che, esasperato, accetterà il legame con Diamante pur di poter finalmente vivere in santa pace

La commedia che si sviluppa priva tempi morti, avvincendo e strappando tante risate al pubblico, purtroppo decimato dal maltempo, oltreché dall’annosa problematica della mancanza di parcheggi al Borgo.

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