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16 Maggio 2025 - 15:55
La cover del disco
Il cantautore tarantino Piero Campi torna sulle scene con un nuovo singolo, "Where’d You Go Someday", un brano ruvido e diretto che squarcia il velo sull'apatia di una generazione che ha smesso di reagire. Dopo l'album d'esordio "Tutto Tace", Campi rompe il silenzio chiedendo un nuovo sguardo sul presente, un presente in cui l'indignazione si è trasformata in sussurro e la ribellione in una posa estetica.
Il singolo, prodotto e suonato al basso da Marco Schnabl (Think Ahead Studio) con la collaborazione del producer statunitense Analog Tears (Diego Carlo Magno, da Seattle) alle chitarre e Andrea Rizzi alla batteria, si presenta con un sound rock asciutto e internazionale. Campi non cerca scorciatoie, ma affonda nei paradossi dei giorni nostri, mettendo al centro una domanda scomoda: che fine ha fatto il coraggio?
«Non volevo un brano che consolasse - spiega l'artista - Ho scritto questo pezzo in un momento in cui mi sembrava che tutto stesse scivolando nel silenzio: le proteste, i diritti, la coscienza civile. Mi sono chiesto se anche io stessi iniziando a far parte di quel silenzio. È da lì che è nata questa canzone».
Il testo, come recita un verso emblematico, denuncia: «Parlano di rivoluzione, ma si è fermi come coglioni!». Un'istantanea cruda di una generazione in bilico tra memoria e stallo, tra la voglia di cambiare e la paura di fallire. "Where’d You Go Someday" è un esame di coscienza, un monito implicito alla responsabilità, soprattutto verso le future generazioni, un «figlio in attesa di un mondo senza eroi».
Ad accompagnare il brano, il videoclip ufficiale, presentato in anteprima nazionale su Sky TG24. Girato negli spazi simbolici dell’Ottostudio di Bologna sotto la direzione di Cristian Spinelli, il video mostra Campi in controluce, attraversato da un fascio di luce. Un'unica inquadratura, una regia minimale ed emblematica, in cui l'immobilità diventa messaggio: la via d'uscita non è scenografica, ma una possibilità che richiede di alzare lo sguardo, proprio come suggerisce il testo.
Se "il coraggio è l’impronta delle paure", come recita il verso-mantra, questa canzone è il tentativo di non farle dissolvere nell'abitudine, restituendo loro presenza e memoria.
Il cantautore
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