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Virgole Golose

Ecco tè, caffè e cioccolata

Il Seicento segna il trionfo di tre particolari bevande, amatissime ancora oggi

Il tè

Il tè

Il Seicento segna il trionfo in Europa di tre bevande particolari, non a base alcoolica. Sono tre bevande nervine, eccitanti – sia pure in modo differente tra loro – progenitrici, in un certo senso, degli energy drink oggi tanto in voga in lattina. E si bevono calde.

Né l’Antichità né il Medio Evo avevano conosciuto qualcosa di simile. Dopo le antichissime tradizioni di vino birra sidro idromele c’era stata nel mondo delle bevande una sola, grande rivoluzione: quella dei distillati alcoolici. Figli dell’alchimia, i distillati (approdati in Europa intorno all’anno Mille) faticano alquanto ad uscire dalle officine chimico farmaceutiche, usati come solventi o come anestetici, come ricorda Massimo Montanari, o comunque come rimedi farmacologici; ma l’aqua vitae, assonanzata con aqua vitis (ovvero acqua di vita e acqua della vite), come viene chiamato il distillato del vino, esce ben presto dalle farmacie e si fa bevanda già nel Quattrocento; e nel Seicento i vari distillati, così come i liquori dolci, non sono più da tempo una novità. E poi, in qualche modo, sono apparentabili al vino, dal quale deriva la prima acquavite, quella che dalla regione francese dove se ne produceva di ottima si chiamò universalmente Cognac (denominazione che i Francesi, ogni volta che vincevano una guerra, vietarono ai vinti di adoperare: per cui in Germania dopo la I Guerra mondiale, e in Italia dopo la II, l’acquavite di vino assunse altre denominazioni; di solito si usa il generico brandy; peraltro in Francia il Cognac, come l’Armagnac, sono denominazioni protette che si applicano solo a distillati prodotti in determinate zone; in Russia, che non ha perso guerre con la Francia, il distillato di vino si chiama tuttora коньяк , traslitterabile in kon’yak, con l’approssimativa pronuncia appunto di Cognac).

Le tre bevande nuove, invece, non avevano niente a che fare col vino; erano energetiche, ciascuna a suo modo, ed eccitanti. Diversissime per provenienza, gusto, modo di preparazione, conquistarono l’Europa, con differenze fra varie aree, e sono tuttora fra le più consumate al mondo: il caffè, il tè, il cioccolatte, come viene chiamato all’inizio, ovvero la cioccolata “in tazza”, liquida (oggi l’enorme consumo di cioccolato avviene soprattutto nella sua forma solida). Il cioccolatte viene dal Nuovo Mondo (dove lo chiamano chocolate): lo importano a metà del XVI secolo gli Spagnoli, che già avevano iniziato a consumarlo ed apprezzarlo oltreoceano all’inizio del Cinquecento e che lo hanno perfezionato rispetto alla rustica ricetta con cui lo preparavano e sorbivano in Messico. Propagandato dai Gesuiti, si afferma nel Seicento a Firenze, Venezia e in Francia.

Il caffè e il tè vengono dall’Asia: dall’Arabia il primo (ma le sue origini erano africane), dove era in uso già a partire dal IX secolo, diffuso poi nel mondo islamico nel Duecento e, tramite gli Ottomani, giunto in Europa a metà del Cinquecento (Vienna e Venezia; poi nel Seicento Parigi, Germania, Spagna, Portogallo, Inghilterra; ma già alla metà del Trecento c’erano caffetterie a Costantinopoli, ancora capitale dell’Impero romano d’Oriente); dall’India (ma di origini cinesi, e dalla Cina era arrivato in Corea e Giappone già intorno al VII secolo) il secondo, importato in Europa dai Portoghesi prima, dagli Olandesi poi, all’inizio del Seicento ed affermatosi prima in Francia, poi a metà del secolo in Inghilterra (dove sostituirà il caffè). E troverà oltre che in Inghilterra la sua terra d’elezione in Russia.

Accolte inizialmente con diffidenza dai medici, le tre bevande hanno un successo di pubblico altalenante. Il cioccolatte si imporrà presto, ma resterà sempre un genere di lusso, riservato alle corti ed alle dimore nobiliari. Caffè e tè erano bevande più “democratiche”, meno costose; si preparavano nelle dimore nobiliari (il tè, soprattutto, magari servito in raffinati servizi provenienti dall’Oriente) ma anche in appositi locali, le botteghe del caffè e la sale da tè. E il tè divenne presto, anche per le sue qualità toniche ed eccitanti, la bevanda preferita degli operai e, a partire da inizio Novecento, del proletariato urbano inglese. Senza dimenticare il ruolo cruciale che i gravami fiscali e le restrizioni commerciali inerenti il tè ebbero, dal celebratissimo Boston tea party del 1773, come scintilla per l’insurrezione indipendentista delle 13 colonie americane contro l’Inghilterra (il boicottaggio del tè proseguì anche dopo la proclamazione di indipendenza, e gli Americani passarono al caffè).

Alla metà del Seicento le tre bevande sono ormai diffusissime, anche se in Europa si dividono aree di influenza. Il cioccolatte in Spagna, Italia e alla corte di Francia. Il tè in Inghiltera, Olanda, e in generale nei Paesi protestanti del Nord, ma anche nella Russia ortodossa (dove diventa un fattore identitario). Il caffè in Italia (dove diverrà la bevanda nazionale), Francia, Austria, Spagna.

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