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CONTROVERSO
06 Novembre 2024 - 05:01
"Poesia del Giorno" è un'estensione della rubrica settimanale "controVerso" dedicata alla poesia. Nasce per dare spazio alla vostra fantasia e ai vostri versi ispirati dalla quotidianità o dai vostri stati d'animo. Si è quindi deciso di pubblicare, in questo appuntamento giornaliero, le più belle poesie che vorrete inviare.
Chi fosse interessato a vedere un proprio componimento poetico pubblicato nella apposita sezione sul sito web Buonasera24.it e sui canali social della testata, dovrà:
Ogni giorno alle ore 9.00 una poesia, tra quelle più significative, sarà scelta, pubblicata e recensita, esclusivamente online, in questa rubrica.
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La Poesia del Giorno, di mercoledì 6 novembre 2024, è:
UN BAMBINO CORSARO
di NICOLA DE DOMINICIS di Monopoli (BA)
Mi pulisco l’anima,
io scrivo,
e rubo il mio tempo
al tempo produttivo
come un bambino
che invece di scrivere
il compito che deve
disegna sulle righe
poesie a mille.
Un bambino corsaro
su mari bianchi a righe
a bordo d’inchiostro
nelle sue poesie più libere.
Un bambino corsaro
in fuga da solo
dal vostro dio più cattivo,
Tempo produttivo,
lui che impone sempre di fare
senza mai essere,
mentre la poesia
impone prima d’essere
e poi di fare,
ma fare l’umano.
Fare l’umano.
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Recensione
I versi trasportano in un mondo di innocenza e ribellione, in cui la poesia diventa un atto di liberazione dal giogo del tempo produttivo. Nicola De Dominicis inizia con una dichiarazione di intenti: "Mi pulisco l’anima, io scrivo" rivendicando il valore del tempo dedicato alla creatività rispetto a quello impiegato nelle attività produttive. Questo bambino, che invece di eseguire i compiti imposti, "disegna sulle righe poesie a mille", incarna la figura del corsaro, libero e indomabile.
Il bambino corsaro naviga su "mari bianchi a righe a bordo d’inchiostro", un'immagine potente che rappresenta la pagina scritta come spazio di avventura e scoperta. La ripetizione del concetto di bambino corsaro accentua il senso di sfida e libertà contro un'autorità opprimente, identificata come "il vostro dio più cattivo, Tempo produttivo". Questo nemico non è altro che la pressione sociale di essere costantemente produttivi, sacrificando l'essenza umana al fare incessante.
L’autore contrappone il tempo produttivo alla poesia, che "impone prima d’essere e poi di fare", sottolineando l'importanza di riconnettersi con l'umanità prima di agire. Questa inversione dei valori convenzionali mette in luce la necessità di un'esistenza autentica, dove il fare è subordinato all'essere. L'autore evidenzia come il bambino corsaro sia "in fuga da solo", sfidando la tirannia del tempo produttivo per trovare la sua libertà attraverso la poesia.
Il finale, con la ripetizione enfatica di "Fare l’umano", riecheggia come un mantra, un invito a riscoprire la nostra essenza attraverso l'atto creativo. La poesia non solo sfida il lettore a riflettere sul valore del tempo, ma celebra anche la bellezza della libertà artistica come strumento per affermare la propria umanità.
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