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IL CASO

FotoArte: addio a Taranto

Raimondo Musolino: «Da soli non ce la facciamo, troppe promesse non mantenute»

Raimondo Musolino, presidente del circolo fotografico "Il Castello"

Raimondo Musolino, presidente del circolo fotografico "Il Castello"

L’annuncio è stato piuttosto ruvido: stop a FotoArte, almeno a Taranto. Il circolo fotografico “Il Castello”, che da vent’anni organizza l’unico festival della fotografia che si tiene a Taranto, ha deciso di dire basta. Troppa solitudine intorno. Eppure, grazie a FotoArte, in questi lunghi anni sono arrivati a Taranto fotografi del calibro di Letizia Battaglia, Franco Fontana, Ferdinando Scianna, Gianni Berengo Gardin, Piergiorgio Branzi, Rino Barillari e tanti altri. Ne abbiamo parlato col presidente del circolo, Raimondo Musolino.

Il fotografo, Rino Barillari

Presidente, cosa è stato FotoArte in questi anni?

«FotoArte è stato un contenitore culturale che fra mostre, pedane portfolio e workshop ha portato a Taranto una serie di personaggi del mondo della fotografia di levatura nazionale e internazionale. Nel 2004, anno di inizio del festival, riempimmo le vetrine del centro di portfolio fotografici e dall’anno successivo iniziammo ad ospitare i grandi fotografi che tutti hanno avuto modo di apprezzare. Durante questi anni FotoArte ha coinvolto molte associazioni pugliesi creando quel festival diffuso che iniziava a maggio e si concludeva a settembre. Quello che facemmo fu uno stimolo per molte altre associazioni che in altre regioni seguirono il nostro esempio. Purtroppo molte di quelle associazioni non hanno avuto la forza di continuare e siamo rimasti gli unici a continuare pur tra sforzi immensi».

Perché avete annunciato la fine di questa esperienza a Taranto?

«Perché siamo stanchi di dover chiedere e ricevere puntualmente vane promesse che non si concretizzano. In tempi passati Puglia Promozione sembrava avere a cuore quello che facevamo e ci sovvenzionò per un periodo la ospitalità di artisti e lettori che venivano qui per l’evento. Poi, si sa, le cose cambiano e non è più possibile chiedere direttamente ma attraverso le Amministrazioni locali. Oggi è solo grazie all’autofinanziamento che siamo riusciti a fare qualcosa. Certo fare una mostra di Pino Settanni, come abbiamo fatto quest’anno, non è “fare qualcosa”, ma rendere gli onori ad un artista tarantino sempre troppo dimenticato. Oggi è tempo di decidere se interrompere questa esperienza o se cercare altri lidi affinché questa creatura portata avanti per 20 anni non svanisca».

Pino Settanni

È solo un problema di istituzioni o della città che, nel suo complesso, è poco ricettiva rispetto a certi eventi?

«Diciamo che se la giocano quasi alla pari. Certo fa un po’ specie che in una città piena di fotoamatori, poi gli stessi non sentano non dico la voglia ma almeno il desiderio di far crescere la propria cultura fotografica. Eppure la crescita di un fotografo passa anche dalla visione di mostre oltre che dalla lettura di libri fotografici».

Esiste una difficoltà della fotografia ad essere riconosciuta come forma d’arte e di cultura?

«Beh, qui entriamo in un campo minato. Storicamente la fotografia è sempre stata considerata la parente povera della pittura. Basti pensare a quanti guardando una fotografia alcune volte esclamano: sembra un quadro.

La fotografia ha fatto passi da gigante per trovare la dignità e una sua collocazione come forma d’arte, ma con l’avvento del digitale questo percorso si era un po’ fermato per riprendere la sua corsa solo negli ultimi anni. Vedo in giro molto pressappochismo perché si crede che basti avere una fotocamera per diventare automaticamente fotografo, invece non è cosi. Noi nei nostri corsi di fotografia di base e avanzato cerchiamo proprio di far capire questo: la fotografia è innanzitutto una questione culturale».

La scorsa estate Taranto ha ospitato EyeLand, costola dell’importante Phest di Monopoli. Che giudizio dà di questa manifestazione? Il circolo “Il Castello” è stato coinvolto?

«Abbiamo visto cose già viste a Monopoli e cose nuove, certo la Città Vecchia ha respirato fotografia. Ma questo succede già da 20 anni, da quando cioè abbiamo deciso che la casa di FotoArte sarebbe stata proprio la Città Vecchia ed è qui che FotoArte è cresciuta. Abbiamo sempre puntato però su luoghi che fossero accessibili, magari altri non hanno avuto la stessa nostra sensibilità. Per quanto riguarda il coinvolgimento, si, è avvenuto con l’organizzazione di una mostra su un altro grande artista italiano, Nino Migliori.

Rimane il dubbio cosa avremmo potuto fare a parità di trattamento».

Il circolo “Il Castello” continuerà la sua attività? Quali sono le prossime iniziative in programma?

«Questa è una cosa assolutamente da chiarire: il Circolo Fotografico Il Castello continuerà assolutamente quelle che sono le attività che porta avanti da 31 anni. Corsi base e avanzati, mostre nella Galleria FIAF, presentazioni libri, ospitate di fotografi sono e saranno le cose sulle quali ci siamo distinti nel corso degli anni. Veniamo da uno dei progetti più belli che abbiamo concepito: fotografare la città attraverso i quartieri e rappresentarla nella sua quotidianità, di questo abbiamo realizzato anche una iniziativa editoriale che ha riscosso un buon successo. In questo fine anno abbiamo pensato di realizzare una collettiva dei soci presso la nostra Galleria FIAF, in via Plinio, e con l’occasione sarà bello scambiarci gli auguri con tutti coloro che verranno a trovarci.

Naturalmente l’invito è aperto a tutta la città. Presto daremo dettagli sull’iniziativa. Per il prossimo anno stiamo preparando progetti che riteniamo ambiziosi ma assolutamente realizzabili da chi ha passione e voglia, praticamente i soci a cui va il mio ringraziamento più sincero, perché senza di loro nulla sarebbe successo e perché sempre grazie a loro continuerà a succedere».

r.c.

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