C’è un bar, centrale sulla via centrale cittadina. Bar Antille, via D’Aquino. I musicisti si vedono tutti lì davanti. Un appuntamento, una scrittura, un manifesto da appendere da qualche parte con lo scotch, con buona pace dell’edicola Fucci, a un passo, che invita i “musicanti” a non allargarsi troppo. Ma la storia de I 4 del Sud, comincia da un altro bar. Più strategico, meno affollato, più esclusivo. Se non altro perché i quattro, con manager al seguito, l’indimenticato Ninni Vanacore, si considerano “un’altra cosa”. Non lo fanno con spocchia, ma chi vuole parlare con loro deve considerare un altro bar: il Royal Bar. Tavolini e sedie all’esterno, un suggestivo affaccio sull’allora più o meno trafficata viale Virgilio. Il nome del locale già da solo mette le cose in chiaro per chiunque volesse avvicinarsi. Battute a parte, l’idea di quel nome è dei fratelli Emanuele ed Angelo Giudetti. Già bazzicano, piccoli, i fratelli Nico, Tonio e Pino, futuri eredi della già popolare griffe. La “politica dei prezzi” al Royal snellisce la frequentazione di gruppi, gruppetti e gruppettari. Caffè al banco dieci lire in più rispetto gli altri bar cittadini, venti al tavolino. Chi non pensa alle monetine da venti lire sono I 4 del Sud. Stanno diventando una solida macchina da soldi scaturita dai resti dei Condors (altra storia). Prima fisionomia della formazione a cura di un registratore “Geloso” dai tasti coloratissimi: bianchi, rossi, verdi, gialli. Su questo “aggeggio”, a Lama, appena fuori città, nella villa di Riccardo Masoni, si danno appuntamento gli amici Pino Scarciglia, Loris Pepe e Antonio Morelli. In quell’occasione avevano registrato insieme “Il blues del mandriano”, cosa un po’ goliardica della quale giustamente si vergognavano. Non era, però, il caso di infierire: i quattro ragazzi avevano appena una media di quindici anni. Riccardo pestava su grancassa e rullante, Loris si ingegnava al basso, Antonio e Pino alle chitarre. Manterranno a quel primo impegno i soli Pino e Loris. A loro si uniranno sotto lo stesso tetto, uno scantinato di via Battisti al civico 23, Angelo Morlando, Pippo Falcone e Mimmo Sportelli. ALTRO GIRO DI VALZER Non finisce qui. Via il vecchio nome, sicuramente più incisivo, in perfetta sintonia con quelli già sbandierati da formazioni più popolari: Camaleonti, Bisonti, Corvi e via di questo passo. I discografici non hanno molta fantasia, vogliono evitare beghe legali così si fiondano su un più facile, pragmatico «I 4 del Sud». Per dirla tutta, i tecnici del disco, non ci azzeccano nemmeno col primo 45 giri, sbandierando un tema moderno, “La marcia della gioventù” (“….vetrine colorate, non più carte bollate…”), piuttosto che una più convincente “Stasera pregherò” (“…perché tu ritorni ancora qui…”) che nello spareggio ai juke-box vince a braccia alzate. Come quei ciclisti al Giro d’Italia a quei tempi: Balmanion, Anquetil, Motta, Adorni, Gimondi e Merckx che indossano con orgoglio la maglia rosa. L’etichetta vince la sua personale battaglia, ribattezza così il resto dei Condors e nel ‘67 li spedisce al Cantagiro in buona compagnia: Celentano, Pavone, Vianello, Goich, Pravo, Solo, Di Bari, Maiocchi, Ranieri e, ancora, Camaleonti, Dik Dik, Giganti, Ribelli, Motowns, Primitives, Nomadi e Rokketti. E’ la crema della musica, quella che in qualche modo si ispira al beat. I 4 del Sud ora sono l’onnipresente Pino Scarciglia, Mimmo Sportelli, Carletto Castelli e Nucci Guerra. Quest’ultimo è l’artefice di scritture e arrangiamenti, l’invidia di discografici e formazioni musicali di tutta Italia (e non è una esagerazione). In quel Cantagiro, gli piovono addosso una “francata” di proposte. Adriano Celentano, “Tre passi avanti” sul resto del gruppo, è interessato a portarlo nel suo Clan, mentre è già ai ferri corti con Don Backy. Daniele Massara, braccio destro del Molleggiato, anima dei Ribelli, caldeggia il matrimonio artistico. “Adriano, sentimi, portiamoci Nucci, il tarantino, a Milano!”. Nucci, tastierista e trombonista, sarebbe l’ideale sostituto di Don Backy (“L’immensità”, “Poesia” e “Canzone”). Esperienze importanti ne farà, ma Nucci, in quella stagione, resterà il collante per la formazione tarantina. PINO, MIMMO, NUCCI E CARLETTO… Senza nulla togliere al resto del gruppo, è Pino Scarciglia il braccio e la mente de I 4 del Sud. Per discografici brianzoli e colleghi del nord, Peppe; per compagni, agenti musicali e gli amici, Pino o Pinuccio. L’idea del “Royal” è di Pino. Quel bar con i tavolini, già una bella immagine, è strategico. Intanto è lontano dal resto dei complessi. Chi vuole vedere, incontrare, discutere, sorseggiare un caffè, senza essere interrotto mentre chiacchiera con Pino, Mimmo, Nucci e Carletto, ma soprattutto con Vanacore, deve andare al Royal. E consumare. È il primo, tacito contratto, Pino lo ha siglato proprio con la proprietà del bar. Una stretta di mano fra galantuomini: i “4” avrebbero fatto del “Royal” il loro ponte di comando promuovendolo con qualsiasi strumento, non solo musicale. Affaccio su viale Virgilio, ma anche sul dirimpettaio Jolly Hotel. Un andirivieni che interessa soprattutto i giovani tarantini alla ricerca di avventure galanti. L’albergo, di prima fascia, ospita convegni, congressi e, soprattutto, dal punto di vista dei ventenni, sfilate di moda, con affascinanti indossatrici, e incontri dimostrativi di articoli. E parrucchiere, tante, il più delle volte con un certo fascino. I 4 del Sud sono trasversali alla storia del beat a Taranto. Con altri gruppi lo frequentano nei primi ani ’60, quando Beatles e Rolling Stones non sono ancora entrati prepotentemente sulla scena musicale italiana. Qualcosa si sentiva, ma non era ancora arrivato quel successo così rivoluzionario. Poi, in provincia, i fenomeni, tolti i personaggi che frequentano strade cittadine e periferie, i locali alla moda, arriveranno con grave ritardo. E’ comunque in quel locale che I 4 del Sud compiono il primo passo verso una popolarità nazionale all’interno di una stagione musicale indimenticabile.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Buonasera24
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo