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Elegante Alice, grande serata con i brani di Battiato

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Alice alla Villa Peripato (foto Aurelio Castellaneta)

TARANTO - Ci sono pochissimi artisti che possono permettersi di interpretare consapevolmente il repertorio di Franco Battiato. Pochissimi come Alice o come Juri Camisasca, gli amici più affini spiritualmente e musicalmente al maestro siciliano. Sono loro, pur seguendo percorsi diversi che a volte felicemente si incrociano - come accaduto nelle scorse settimane a Ravenna e a Rimini con i concerti sui brani più mistici di Battiato - che mantengono vivo lo spirito delle composizioni che quel geniale e delicato cesellatore di note ha donato al pubblico nell’arco della sua immensa produzione musicale. E questa preziosa testimonianza Alice l’ha portata anche a Taranto con il suo concerto interamente dedicato alle canzoni di Franco Battiato. Accompagnata dall’Orchestra della Magna Grecia diretta da uno straordinario Carlo Guaitoli, il maestro che per circa vent’anni ha condiviso il palco con Battiato, Alice ha sprigionato tutta la sua eleganza interpretativa. Negli anni la graffiante vocalità che l’aveva lanciata come prorompente interprete pop, ha via via lasciato spazio ad una modulazione sempre più raffinata ed eterea, l’ideale veste per farsi voce soprattutto delle composizioni più intimiste di Battiato. E proprio con quelle Alice apre il suo concerto nell’arena della Villa Peripato. Si elevano le crepuscolari tinteggiature orientali di Luna indiana, le riflessioni esistenziali di Eri con me, le invocazioni mistiche di Lode all’inviolato - forse il punto di vetta dell’intero concerto - fino a Veleni, l’ultima canzone che Battiato confezionò per Alice nel 2014 e in assoluto uno degli ultimi brani scritti dal compositore prima del suo lento abbandono. Un testo profetico, che ammonisce sulla necessità di spogliarsi dell’ignoranza per prepararsi al tempo in cui la terra si dissolverà ed essere così finalmente liberi. Poi arrivano alcune tra le canzoni più popolari, scelte dal repertorio degli anni ’80: ecco L’animale, che si prende tutto anche il caffé, le luci dell’imbrunire di Segnali di vita, Gli uccelli che ci conducono con voli imprevedibili a scoprire i codici delle geometrie esistenziali. Arrivano anche il richiamo alla necessità di condurre Un’altra vita e il viaggio introspettivo di Io chi sono. La voce di Alice, il piano di Guaitoli e il pregevole tappeto sonoro dell’Orchestra (più volte invitata dal direttore ad accogliere il meritato plauso del pubblico) offrono scintille di qualità eccelsa e il livello si alza ancora quando la cantautrice di Forlì intona le strofe elegiache e struggenti di Povera Patria. L’arena si scioglie in applausi di emozione prima di essere dolcemente avvolta dalle onde di Summer on a solitary beach. Il ritorno alle origini della collaborazione con Battiato è una piacevole sensazione di ritrovata freschezza negli arrangiamenti de Il vento caldo dell’estate e Messaggio. Poi l’omaggio ai duetti storici: I treni di Tozeur e Chanson egocentrique, le hit che spopolarono in Italia e all’estero, e un classico come La stagione dell’amore. Infine, le due canzoni dell’amore assoluto: E ti vengo a cercare e La cura. Interpretazioni sontuose. Concerto finito? No. Il pubblico chiama, Alice risponde: il bis si apre con quel “gioiello rubato” di Prospettiva Nevski prima che Alice sfoderi la sua antica vena pop con l’intramontabile Per Elisa. A chiudere, questa volta sì, è l’incalzante L’era del cinghiale bianco, con la stessa Alice a dirigere gli applausi ritmati del pubblico. Ovazione finale: tutti in piedi ad acclamare questa elegante signora della canzone e ad applaudire uno spettacolo di rara intensità e raffinatezza. Enzo Ferrari
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