La sentenza di primo grado del processo “Scazzi bis” censura pesantemente la condotta degli imputati condannati per falsa testimonianza, calunnia e autocalunnia. Dai protagonisti principali del caso di Avetrana, Ivano Russo e Michele Misseri ai familiari di entrambi, a figure marginali il giudice monocratico del Tribunale di Taranto Loredana Galasso non concede alcuna attenuante agli undici condannati, accusandoli senza mezzi termini di aver tenuto un atteggiamento omertoso nel tentativo di depistare le indagini: “Non si può non tenere conto di questa triste e grave vicenda – si legge a pagina 130 - nel considerare la condotta degli imputati che in maniera sfrontata e senza ritegno alcuno, quasi fossero d’accordo fra di loro, hanno mentito spudoratamente prima dinanzi agli inquirenti, complicando e allungando le indagini, e poi dinanzi alla Corte d’Assise, preoccupandosi da una parte di aiutare i colpevoli ad uscire indenni dal processo e dall’altra parte, in maniera ancora più incredibile e dunque più riprovevole, per non essere coinvolti nella vicenda o meglio per non essere ‘disturbati’ e/o ‘infastiditi’ dalle dinamiche processuali. Tipico atteggiamento omertoso”. In 132 pagine il giudice spiega le motivazioni alla base delle condanne inflitte il 21 gennaio scorso a Ivano Russo (5 anni), a Michele Misseri (4 anni), ai cognati Giuseppe Serrano, Salvatore Serrano (3 anni e mezzo) e Anna Lucia Pichierri (moglie di Carmine), al nipote Maurizio Misseri (3 anni), alla mamma di Ivano, Elena Baldari (3 anni) al fratello Claudio Russo (2 anni e mezzo), all’amico Carlo Alessio Pisello, al commerciante di Avetrana Giuseppe Olivieri (3 anni e 2 mesi), alla cognata del fioraio famoso per il “sogno”, Anna Scredo (3 anni). Quest’ultimo e i fratelli Serrano sono stati condannati anche a risarcire i danni a un carabiniere impegnato nelle indagini che si è costituito parte civile. Le censure più pesanti del giudice riguardano il comportamento tenuto da Ivano Russo sia durante le indagini sia durante il dibattimento. Da testimone a imputato, il ragazzo conteso da Sarah e Sabrina è tornato, suo malgrado, protagonista della vicenda giudiziaria. Quasi la metà delle pagine delle motivazioni sono incentrate sulle dichiarazioni rese da Ivano nelle diverse fasi del procedimento, costellate di bugie secondo la ricostruzione del pm Mariano Buccoliero accolta in toto dalla sentenza. Anche per il giudice Galasso Ivano è “colpevole ogni ragionevole dubbio” perché “mentiva spudoratamente” su diversi aspetti e circostanze, dal rapporto con Sabrina, all’interesse di Sarah nei suoi confronti, ai dissapori fra le due cugine, ai litigi avvenuti, alla ricostruzione dei suoi spostamenti il 26 agosto 2010, giorno dell’omicidio di Sarah. Dichiarazioni ritenute non veritiere, reticenze, contraddizioni in dibattimento e nei verbali di sommarie informazioni, ma anche, nel processo bis, la deposizione della sua ex fidanzata Virginia Coppola, “teste fondamentale dell’accusa”, come la definisce lo stesso giudice Galasso, sono gli elementi che hanno portato alla condanna più pesante nei confronti di Ivano. Il giovane, anche negli anni scorsi, in qualità di testimone, ha sempre avuto addosso la spada di Damocle dei sospetti degli inquirenti, di colui che sapeva più di quello che aveva raccontato. Il primo grado di giudizio ha presentato un conto molto salato a lui ma anche a tutti coloro che, secondo l’accusa, avrebbero raccontato bugie e nascosto fatti dei quali erano a conoscenza. Fra questi è compreso Michele Misseri anche se rispondeva di autocalunnia. Considerando la conclusione del processo madre, con l’ergastolo per Sabrina e Cosima ritenute responsabili di sequestro di persona e omicidio, difficilmente il processo “Scazzi bis” avrebbe potuto avere un verdetto diverso per lui che si è autoaccusato dell’assassinio della nipote nel tentativo di scagionare figlia e moglie. Per il giudice Galasso la sentenza della Corte d’Assise, diventata definitiva il 21 febbraio 2017, “costituisce la prova inattaccabile” poiché, come spiega nelle motivazioni, ha sancito la colpevolezza di Michele solo per il reato di soppressione di cadavere e anche la non attendibilità delle sue dichiarazioni. Nel processo sull’omicidio della nipote, Michele dava prova “di essere una persona tutt’altro che credibile: forniva diverse versioni, tutte a loro modo fantasiose”. Fra le varie versioni fornite e le successive ritrattazioni, il giudice ricorda la prima in cui sosteneva di aver ucciso Sarah perché nervoso in quanto non partiva il trattore. In questi giorni i difensori di Michele Misseri, gli avvocati Ennio Blasi di Statte e Luca La Tanza e degli altri imputati condannati impugneranno il verdetto di primo grado e depositeranno i ricorsi in Corte d’appello. La vicenda giudiziaria dovrebbe considerarsi conclusa per Antonietta Genovino, amica di Claudio Russo, assolta poiché, si legge sempre nelle motivazioni, il verbale della sua audizione come persona informata sui fatti non è stato prodotto durante il processo. E’ stata l’unica assoluzione decretata dal giudice.
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