Fiom-Cgil: "Serve una società pubblica per l’ex Ilva. Il decreto 108 non è la soluzione”

ROMA - È durissimo il giudizio di Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia della Fiom-Cgil, intervenuto oggi in Commissione Industria del Senato durante l’audizione sul decreto legge 108. Secondo il sindacato, il provvedimento non offre alcuna prospettiva reale per gli impianti ex Ilva e finisce per favorire, di fatto, un percorso che Scarpa definisce “piano di chiusura”.

Il dirigente Fiom ha ricordato che lavoratrici e lavoratori sono ancora in mobilitazione, con la manifestazione odierna a Racconigi e il presidio permanente a Novi Ligure, con un obiettivo preciso: ottenere il ritiro del piano industriale presentato e riaprire il confronto a Palazzo Chigi, ripartendo dal progetto illustrato lo scorso luglio.

Al centro della critica c’è lo stanziamento previsto dal decreto. “Questi 108 milioni non garantiscono la continuità industriale – ha osservato Scarpa – e non consentono alcuna ripartenza effettiva degli stabilimenti”. La Fiom ribadisce la richiesta avanzata da 2 anni: interrompere l’ipotesi di vendita a privati “non interessati alla continuità produttiva” e procedere invece alla costituzione di un’azienda a partecipazione pubblica, considerata dal sindacato l’unica strada percorribile.

Scarpa ha contestato anche il capitolo sugli ammortizzatori sociali: i 20 milioni destinati a cassa integrazione e formazione superano un precedente accordo sindacale senza alcun confronto con le organizzazioni dei lavoratori. La formazione, ha aggiunto, “non può essere il pretesto per aumentare il numero di lavoratori inattivi negli stabilimenti”, pur riconoscendone la necessità nell’ambito dei futuri programmi di decarbonizzazione.

La posizione della Fiom è netta: occorre tornare a un piano industriale vero, con una produzione compresa tra 6 e 8 milioni di tonnellate, basato su forni elettrici e impianti DRI, per assicurare continuità produttiva, salvaguardia dell’occupazione e una transizione ecologica effettiva.

“Solo così – ha concluso Scarpa – si può dare un futuro alla siderurgia nazionale e agli stabilimenti ex Ilva”.