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Roma
19 Novembre 2025 - 07:23
L’iniziativa del comitato Vassalli a Roma
ROMA - I socialisti sono riformisti e riformatori, perché le hanno volute e le hanno fatte insieme ad altri riformisti, di culture politiche diverse: laici, cattolici, repubblicani, liberali e radicali, sfidando la conservazione, i pregiudizi, gli opportunismi. Lo Statuto dei diritti dei lavoratori, il divorzio, l'aborto, sono riforme sulle quali certa sinistra spesso ha mostrato difficoltà a comprendere e sostenere il cambiamento strutturale del Paese e ad affermare una stagione dei diritti. Non può dunque destare sorpresa l’esistenza di un "socialismo sommerso" che continua a battersi per riforme che consentano un’equa dialettica processuale, garantendo i diritti della difesa.
In questo referendum confermativo c'è una sinistra che rinnega principi e valori chiedendo ai suoi elettori di votare contro una riforma costituzionale. Un "benaltrismo" che tradisce uno dei principi fondanti della Costituzione Repubblicana, quello previsto dall'art. 111: "La giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge. Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti a giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata."
Nel momento solenne del processo penale, il presidente del tribunale giudicante, prima di dare lettura del dispositivo della sentenza, pronuncia la frase di rito: “In nome del popolo italiano”. “La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti solo alla legge”, leggi votate in Parlamento, organo espressione della volontà popolare. Così recita l’art 101 della nostra Costituzione, affermando il principio fondamentale che il popolo, inteso come Stato Comunità, è fonte di legittimazione di tutte le funzioni che lo Stato-ordinamento e lo Stato-apparato esercitano in suo nome.
Le leggi di revisione della Costituzione quando non sono approvate, nella seconda votazione, a maggioranza assoluta (due terzi dei componenti di ciascuna Camera), sono sottoposte a referendum popolare confermativo se, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Al popolo appartiene la sovranità.
Il referendum confermativo è un momento importante di partecipazione democratica. E' pertanto necessario che il popolo, che dovrà esprimersi, sappia di cosa si discute: sia correttamente e onestamente informato del contenuto della legge che in suo nome si approva evitando informazioni fuorvianti, mendaci e ingannevoli come purtroppo sta avvenendo.
Il Comitato "Giuliano Vassalli" parteciperà al referendum confermativo della legge costituzionale di riforma della magistratura, svolgendo questo ruolo, votando e facendo votare “SI”.
Non voteremo contro o a favore del Governo in carica, tant'è che moltissimi promotori del Comitato Vassalli sono all’opposizione rispetto a questo Governo. Voteremo a favore di una legge, la riforma della costituzione approvata in via definitiva dal Parlamento in data 30.10.2025 che prevede:
Carriere diverse e distinte tra magistrati giudicanti e requirenti.
Il magistrato dovrà scegliere all’inizio della propria carriera e in modo definitivo se esercitare le proprie funzioni come Giudice o come Pubblico Ministero e la scelta sarà irrevocabile. Dopo la modifica del dettato costituzionale, le regole dettagliate della separazione delle carriere, in fatto di concorsi, funzionamento degli organismi di formazione, e modalità di scelta della carriera, dovranno essere dettate dalla riforma dell’ordinamento giudiziario.
Nel sistema attuale i magistrati ricevono un’unica formazione e dopo il concorso, possono scegliere di svolgere la funzione giudicante o quella requirente, potendo cambiare funzione entro i primi dieci anni di attività.
La separazione tra le due articolazioni della magistratura si rende necessaria a garantire il funzionamento del sistema processuale fondato sul contraddittorio: il sapere e la formazione investigativa del pubblico ministero, dal sapere e dalla a formazione del giudice terzo super partes, equidistante nel suo rapporto con la difesa e l’accusa, attratto in questa ultima orbita, continuando ad avere interessi comuni, carriere altrettanto comuni e interscambiabili.
Separazione del CSM
Come conseguenza della separazione delle carriere, l’attuale Consiglio superiore della magistratura, organo unico di autogoverno presieduto dal Presidente della Repubblica con funzione anche disciplinare, sarà diviso in due diversi organi, uno per la magistratura giudicante e uno per quella requirente, entrambi presieduti dal Presidente della Repubblica. I due CSM si occuperebbero quindi di assunzioni, assegnazioni, trasferimenti, valutazioni di professionalità e conferimenti di funzione ai magistrati.
La funzione disciplinare sarà affidata ad un nuovo organo istituito ad hoc denominato Alta Corte disciplinare, che assume alcuni compiti finora ripartiti tra il CSM e la Corte di Cassazione in materia di giurisdizione disciplinare nei riguardi di magistrati ordinari, giudicanti e requirenti.
L’Alta Corte sarà composta da 15 magistrati, in carica per 4 anni senza possibilità di rinnovo.
Tre dei 15 magistrati saranno nominati dal Presidente della Repubblica da un elenco di professori universitari in materie giuridiche e avvocati con almeno 20 anni di esercizio, altri tre sempre laici saranno estratti a sorte da un elenco compilato dal Parlamento in seduta comune, sei saranno estratti a sorte tra i magistrati giudicanti e tre estratti a sorte tra quelli requirenti, con almeno 20 anni di esercizio di funzioni giudiziarie e che svolgono o hanno svolto funzioni di legittimità.
Il Presidente dell’Alta Corte verrà nominato tra i membri scelti dal Capo dello Stato o dal Parlamento.
Le decisioni dell’Alta Corte potranno essere impugnate davanti alla stessa Corte, che dovrà giudicare in composizione diversa, senza la partecipazione dei membri che avevano assunto la decisione nella sentenza impugnata.
Il sorteggio: l'antidoto allo strapotere delle correnti
La Riforma Costituzionale introduce una misura cruciale: il sorteggio dei membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura. La scelta di componenti di organi istituzionali a mezzo sorteggio non è nuova rispetto ad altri pezzi dello stato. Esso è vigente da molto tempo nel Tribunale dei Ministri, nella Giurie delle Corti d'assise.
Attualmente i consiglieri laici del CSM, cioè giuristi e avvocati di chiara fama, vengono votati dal Parlamento mentre i membri togati, cioè i magistrati in servizio, sono eletti dai magistrati attraverso il meccanismo delle correnti.
Con la riforma, fatta esclusione dei membri di diritto, che sono, il primo presidente di Cassazione nel CSM della magistratura e il Procuratore Generale della Cassazione nel CSM della magistratura requirente gli altri membri, laici e togati saranno estratti a sorte, per un terzo da un elenco di avvocati e professori, compilato dal Parlamento in seduta comune, e per i restanti due terzi da un elenco di magistrati rispettivamente giudicanti e requirenti.
I membri designati resteranno in carica quattro anni, e non potranno partecipare al sorteggio per la consiliatura successiva.
I due vicepresidenti saranno estratti a sorte tra i componenti laici dei rispettivi Consigli.
L'obiettivo della riforma è quello eliminare lo strapotere delle correnti interne che da anni condizionano l'autogoverno della Magistratura, minando la sua autonomia e neutralità. Nate come espressione del pluralismo culturale dei magistrati, si sono trasformate in centri di potere capaci di gestire le carriere dei singoli magistrati creando una dinamica molto pericolosa. Il CSM dovrebbe agire esclusivamente nell'interesse della giustizia e dell'indipendenza del singolo magistrato. Quando le nomine sono decise in base a trattative spartitorie tra correnti, l'interesse del "gruppo" prevale sul corretto funzionamento della giustizia, creando un danno alla percezione di neutralità che i cittadini si aspettano.
Il caso Palamara, ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati (ANM) e membro del CSM, ha svelato al pubblico l'ampiezza di questa degenerazione.
Il sorteggio è il vero meccanismo per spezzare questa catena di potere, perché:rimuove il voto di scambio.
Non è un caso che proprio chi detiene il potere nelle correnti sia contrario a questa riforma. Il sorteggio è l'unico modo per restituire al CSM la sua vera funzione: garantire una giustizia imparziale e autonoma, al servizio dei cittadini, non delle fazioni interne alla magistratura.
L’iniziativa del comitato Vassalli, un nome che evoca una continuità storica, a partire la riforma del codice di procedura penale(DPR n. 447 del 22 settembre 1988) sta rappresentando un incentivo alle adesioni che provengono da tutte le parti d’Italia con una risposta spontanea di valori comuni di aggregazione. Il tema della “giustizia giusta” continuerà a vederci impegnati finché le parti più deboli della società, che non hanno santi in paradiso, sono costrette a subire le prepotenze di una giustizia inefficiente e quindi ingiusta.
Alfredo Venturini
Referente comitato "Giuliano Vassalli"
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