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Taranto

Lavoratori della Cittadella della Carità in piazza: la protesta per stipendi in ritardo e futuro incerto

I sindacati annunciano un sit-in il 18 novembre davanti alla struttura sanitaria: pesano i timori per un maxi pignoramento e l’assenza di garanzie occupazionali per i circa 160 dipendenti

Cittadella della Carità

Cittadella della Carità

TARANTO - Le sigle territoriali Cisl Fp, Fials e Ugl Salute hanno annunciato una mobilitazione urgente per denunciare la situazione definita «non più sostenibile» all’interno della Fondazione Cittadella della Carità. Da tre mesi, infatti, il personale attende il pagamento regolare degli stipendi, un ritardo che ha alimentato un clima di crescente tensione tra i lavoratori.

Il sit-in è stato convocato per martedì 18 novembre, dalle 14 alle 17, davanti ai cancelli della struttura sanitaria, in concomitanza con l’incontro richiesto dalla dirigenza della Casa di Cura. I sindacati spiegano che l’iniziativa nasce dalla volontà di richiamare l’attenzione istituzionale su una crisi che rischia di travolgere non solo l’ente sanitario, ma l’intero territorio tarantino.

Secondo le organizzazioni dei lavoratori, a rendere ancora più pesante la situazione è la totale incertezza sul futuro della Fondazione. La Cittadella della Carità rappresenta da anni un presidio essenziale nella rete dei servizi sanitari locali e la sua eventuale paralisi avrebbe ripercussioni dirette sull’assistenza ai cittadini e sulla continuità delle cure.

A gettare ulteriore ombra sul destino dell’ente è la notizia, giunta nelle ultime ore, di un presunto maxi pignoramento avviato dall’Agenzia delle Entrate per debiti tributari. Un’ipotesi che, spiegano i sindacati, alimenta timori concreti sulla tenuta dei livelli occupazionali e sul rischio di un progressivo depotenziamento dei servizi offerti.

Le sigle denunciano che i dipendenti della Fondazione «non possono più farsi carico degli errori accumulati nel tempo» e chiedono un intervento immediato delle istituzioni regionali e territoriali per evitare che la crisi sfoci in un’emergenza sociale. Circa 160 lavoratori, insieme alle loro famiglie, attendono risposte che ad oggi – sottolineano i sindacati – non sono arrivate.

La protesta, insistono le organizzazioni, non è solo una rivendicazione salariale, ma un appello a salvaguardare una realtà sanitaria che serve l’intera comunità. «Abbiamo atteso fin troppo – dichiarano – ora pretendiamo certezze, perché il territorio non può perdere un presidio così importante né subire l’ennesima ferita sul piano occupazionale».

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