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Lecce

Cane lasciato sul balcone e morto dopo una caduta, condannato il proprietario

Il Tribunale infligge un’ammenda di 5.000 euro e dispone il risarcimento a un’associazione animalista. Per i giudici l’animale visse per mesi in condizioni di sofferenza e isolamento

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Un cane - archivio

LECCE - Una storia di incuria finita nel peggiore dei modi è approdata davanti ai giudici del Tribunale di Lecce, che hanno condannato un uomo per l’abbandono del proprio cane e per averlo costretto a vivere in condizioni ritenute incompatibili con il suo benessere. La sentenza, emessa il 28 ottobre 2025, ricostruisce un quadro di quotidiana sofferenza, sino all’epilogo tragico: la morte dell’animale precipitato dal balcone dell’abitazione.

Secondo quanto accertato, il cane, di media taglia, veniva lasciato per lunghi periodi su un balconcino di dimensioni molto ridotte al terzo piano dell’edificio in cui vive il proprietario. Uno spazio giudicato dai magistrati del tutto insufficiente per garantire le normali esigenze fisiche e comportamentali dell’animale. A peggiorare la situazione, il fatto che talvolta venisse legato con una corda, costretto a muoversi in un’area angusta, esposto al sole, alla pioggia e al vento senza possibilità di riparo adeguato.

I vicini, nel corso del tempo, avevano più volte sentito i suoi guaiti, segno evidente della sofferenza e della solitudine che stava vivendo. Poi, un giorno, la situazione precipitò. Il cane cadde oltre la ringhiera, probabilmente arrampicandosi su una panca posizionata accanto alla balaustra. L’impatto non gli lasciò scampo.

Il Tribunale ha ritenuto il comportamento del proprietario gravemente lesivo della dignità e della sensibilità dell’animale. Per questo l’uomo è stato condannato a un’ammenda di 5.000 euro, oltre al risarcimento dei danni in favore dell’associazione animalista costituitasi parte civile, e al pagamento delle spese processuali.

Nelle motivazioni emerge un concetto espresso con chiarezza: detenere un animale non significa soltanto garantirgli cure veterinarie, ma assicurargli condizioni di vita che non generino dolore, paura o stress prolungato. I giudici ricordano come la giurisprudenza abbia più volte riconosciuto che anche l’assenza di libertà di movimento, l’isolamento e la permanenza in spazi inadeguati rappresentano forme di maltrattamento e abbandono.

La sentenza segna così un ulteriore passo nella tutela del benessere animale, ribadendo che la convivenza con un cane implica responsabilità precise, non derogabili né ignorabili. In questo caso, purtroppo, la mancanza di attenzione si è trasformata in una tragedia che il Tribunale ha ritenuto doveroso sanzionare.

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