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Trani

“Concessione ventennale della darsena, una ferita per la città”

L’ex consigliera Cinquepalmi critica la scelta dell’amministrazione e richiama la normativa che vieta nuove concessioni senza Piano Regolatore Portuale. “Si potevano usare fondi Pnrr e mantenere la gestione pubblica”

La darsena del porto di Trani - foto Amet spa

La darsena del porto di Trani - foto Amet spa

TRANI - La decisione dell’Amministrazione comunale di assegnare a un soggetto privato la concessione ventennale della darsena comunale continua a sollevare polemiche e critiche. A intervenire è l’ex consigliera comunale Maria Grazia Cinquepalmi, oggi espressione della cittadinanza attiva, che parla senza mezzi termini di “ferita aperta per la città” e mette in dubbio la legittimità dell’intera operazione.

Secondo Cinquepalmi, il nodo centrale è rappresentato dalla normativa vigente, che proibirebbe il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime in assenza di un Piano Regolatore Portuale. Una condizione che, a suo avviso, renderebbe l’aggiudicazione ventennale non solo opaca ma potenzialmente in contrasto con le disposizioni nazionali sul demanio. Per l’ex consigliera, l’Amministrazione avrebbe scelto di procedere “nonostante un divieto chiaro”, assumendosi così una responsabilità che peserà per anni sul futuro del porto e sul corretto utilizzo di un bene pubblico strategico.

Nella sua analisi Cinquepalmi ricorda che, laddove non esista un Piano Regolatore approvato, la legge consente margini di flessibilità soltanto per affidamenti di breve durata, fino a un massimo di 4 anni, finalizzati alla riqualificazione delle aree portuali e alla preparazione del piano stesso. L’obiettivo, in quei casi, è garantire il tempo necessario per programmare con serietà lo sviluppo del porto e restituire all’area “la dignità e la funzione che merita”. Una logica diametralmente opposta rispetto alla scelta, definita “miope e sproporzionata”, di concedere la darsena per 20 anni.

Cinquepalmi sostiene che la decisione non fosse obbligata e che, con una visione politica diversa, il Comune avrebbe potuto intercettare fondi del Pnrr dedicati alla rigenerazione urbana e alle infrastrutture portuali, mantenendo la gestione diretta della darsena. Una gestione pubblica, afferma, avrebbe garantito maggiore controllo, più trasparenza e una distribuzione dei benefici a vantaggio dell’intera collettività.

Il cuore della critica riguarda proprio il rapporto tra bene pubblico e interesse generale. Per Cinquepalmi, affidare per due decenni una parte così importante del porto significa “allontanare la città dalle sue stesse potenzialità”, rinunciando alla possibilità di ripensare quell’area in chiave moderna, sostenibile e pienamente integrata con le esigenze del territorio. A suo giudizio, si tratta di una “scelta irreversibile” che rischia di precludere per anni ogni progetto innovativo e di soffocare lo sviluppo di nuovi spazi culturali, sociali ed economici oggi ancora inespressi.

La nota dell’ex consigliera è anche un attacco frontale al metodo amministrativo adottato dal Comune. Cinquepalmi parla di “superficialità e menefreghismo” nella gestione del patrimonio cittadino, accusando l’Amministrazione di non aver agito con la prudenza necessaria di fronte a un atto che avrebbe richiesto valutazioni approfondite, confronti pubblici e un ampio coinvolgimento della comunità. “A volte – afferma – sembra che chi prende certe decisioni non sia realmente tranese nel cuore.”

Il dibattito sulla darsena, dunque, è tutt’altro che chiuso. L’intervento di Cinquepalmi aggiunge un nuovo capitolo a una vicenda destinata a lasciare un segno lungo nella vita amministrativa e politica della città.

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