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Taranto
03 Novembre 2025 - 15:10
												La protesta degli ex Isolaverde davanti alla Prefettura - foto di Francesco Manfuso
TARANTO - Nuovo presidio di protesta questa mattina davanti alla Prefettura di Taranto da parte dei lavoratori ex Isolaverde, la società partecipata della Provincia chiusa nel 2016. Insieme ai rappresentanti del sindacato Cobas Lavoro Privato, gli ex dipendenti hanno manifestato chiedendo certezze occupazionali e sostegni economici urgenti, dopo mesi trascorsi senza alcuna fonte di reddito.
Sono 73 i lavoratori coinvolti, rimasti senza salario dallo scorso maggio e in attesa di essere ricollocati nel progetto Green Belt Taranto, finanziato attraverso i fondi europei del Just Transition Fund, destinati alla riconversione dell’area industriale jonica. Tuttavia, secondo quanto comunicato dal Comune di Taranto, il rientro effettivo in servizio non potrà avvenire prima della metà del 2026, rinviando così di oltre un anno e mezzo le aspettative di reinserimento.
Una prospettiva che ha suscitato forte preoccupazione tra i lavoratori, molti dei quali vivono da mesi in condizioni economiche difficili. «La situazione non è migliorata – ha spiegato Salvatore Stasi dei Cobas –. Da maggio queste persone non percepiscono un solo euro. È facile immaginare in che condizioni si trovino oggi le famiglie. Ci avevano assicurato che sarebbero rientrati a gennaio con il progetto Green Belt, ma dieci giorni fa ci hanno detto che, nella migliore delle ipotesi, se ne parlerà a metà dell’anno prossimo, altrimenti a fine 2026».
Il sindacalista ha ricordato che una possibile soluzione era stata individuata dalla task force per l’impiego regionale, attraverso un emendamento a un decreto d’urgenza che avrebbe permesso di utilizzare 10 milioni di euro della Regione Puglia, già accantonati per nuovi ammortizzatori sociali a partire dal 1° luglio 2025. Tuttavia, l’emendamento proposto in Parlamento è stato respinto, lasciando i lavoratori nuovamente senza tutele.

La protesta degli ex Isolaverde davanti alla Prefettura - foto di Francesco Manfuso
«Ci sono 73 famiglie che non riescono più a vivere, e in questa situazione si rischia di alimentare il lavoro nero – ha aggiunto Stasi –. La gente non può restare senza cibo e medicine. Servono altri ammortizzatori sociali. Ai parlamentari dico: muovetevi».
Il presidio si è concluso in un clima di grande tensione, mentre i lavoratori hanno ribadito la volontà di proseguire la mobilitazione fino a quando non arriveranno risposte concrete sul loro futuro. Una vertenza che resta simbolo delle difficoltà legate alla transizione economica di Taranto, dove la riconversione industriale, attesa da anni, rischia di lasciare indietro decine di famiglie senza reddito e senza prospettive immediate di lavoro.
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