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L'analisi

Il paradosso del controllo preventivo: la Corte dei conti e l’anomalia tutta italiana

Tra il blocco del Ponte sullo Stretto e i disastri del Superbonus, un esame critico del potere della magistratura contabile e dei suoi effetti sulla politica e sulla spesa pubblica nel nostro Paese

La sede della Corte dei Conti

La sede della Corte dei Conti

Un’altra anomalia della nostra giustizia che andrebbe totalmente rimossa.

Nel precisare che non ho competenze, né gradimenti e né opposizioni di schieramento sul probabile “Ponte sullo Stretto” affermo e confermo che in tutti gli Stati del mondo esiste una magistratura contabile ovvero organismi uguali alla nostra “Corte dei conti”.

La loro funzione è ovunque basata sulla verifica e sul controllo delle spese pubbliche compiute dai vari governi durante i loro mandati. In parole più semplici controllano se i soldi pubblici sono stati spesi bene o male e se spesi male devono incriminare i responsabili e recuperare il mal speso.

Solo in Italia, ennesima anomalia del nostro disastrato mondo della giustizia, la nostra Corte dei conti ha, udite bene, un potere di “controllo preventivo” per il quale può dire se una spesa pubblica è stata fatta bene o male.

Anche qui, come al solito, uno strapotere che esula da tutte le democrazie liberali del mondo e che scavalca il potere politico al di là del colore che indossa.

Caso strano, poche ore prima della riforma sulla giustizia da approvare in via definitiva dal Senato della Repubblica bloccano la futura costruzione del Ponte sullo Stretto.

Qualcuno dirà: eccolo il solito malpensante!

Preferisco non raccogliere e ricordare una frase ormai storica del presidente Giulio Andreotti: “a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca!

Se questo è un segnale per il referendum sulla giustizia della prossima primavera, e credo proprio che sia così, ci aspettano scenari incredibili di uso della forza dirompente che potrà scatenare la più potente casta del nostro angosciato e straziato paese.

Se le cose funzionassero perbene e per davvero di miliardi buttati o, peggio ancora, regalati ne siamo pieni e su tutti ne svetta uno in particolar modo: “Il Superbonus del 110%” imposto dall’onnisciente ex presidente del consiglio Giuseppi Conte.

Il disastro del Superbonus 110% ha rappresentato una delle più gravi ferite inflitte alla finanza pubblica italiana negli ultimi 100 anni. Si è trattato di una misura nata sotto l’egida del Movimento 5 Stelle con l’intento dichiarato di rilanciare l’economia post-Covid, ma che nella realtà si è trasformata in una bomba ad orologeria per i conti dello Stato italiano.

Uno spreco colossale che è stato certificato anche da Bankitalia e dall’Ufficio parlamentare di bilancio mentre regnava il candidato a Presidente della Campania Roberto Fico, allora addirittura presidente della Camera dei deputati miracolo italiano in assoluto.

Dei 500.061 immobili coinvolti in questa sciagurata cosa, 245.068 sono abitazioni unifamiliari (forse ville?) e solo 137.600 condomini, ma ci sono addirittura 5 edifici classificati “castelli o palazzi di valore storico” (categoria A/9), a dimostrazione che oltre il numero esiguo di beneficiari ha anche provato, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che il Superbonus ha avvantaggiato le fasce più ricche dell’intera popolazione italiana.

 

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