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Bari
29 Ottobre 2025 - 15:02
La palazzina crollata a Bari
BARI - Le misure di sicurezza adottate non sarebbero bastate a evitare la tragedia. È quanto emerge dalla relazione preliminare del professor Antonello Salvatori, consulente nominato dalla Procura di Bari per accertare le cause del crollo della palazzina di via Pinto, avvenuto il 5 marzo 2024 nel quartiere Carrassi. Un cedimento che solo per miracolo non si trasformò in una strage: tra le macerie, dopo 26 ore, i soccorritori riuscirono a estrarre viva Rosalia De Giosa, residente nello stabile.
Secondo quanto trapela dall’analisi tecnica, i puntellamenti eseguiti dopo la dichiarazione di inagibilità dell’immobile – risalente a circa un anno prima – non sarebbero stati sufficienti a garantire la stabilità della struttura. Inoltre, sarebbe stato sottovalutato il rischio di crollo, così come i pericoli per la sicurezza degli operai impegnati nelle operazioni di consolidamento.
La relazione del consulente evidenzia anche una serie di comunicazioni intercorse tra tecnici e progettisti nei giorni immediatamente precedenti al disastro. Il 4 marzo, appena ventiquattr’ore prima del cedimento, uno dei professionisti avrebbe segnalato su una chat WhatsApp la rottura della staffa di un pilastro, un messaggio che oggi assume un peso decisivo nell’inchiesta.
Già a fine febbraio, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, un ingegnere avrebbe autorizzato la rimozione di un puntello – forse per esigenze logistiche – sempre attraverso lo stesso gruppo di messaggistica. Due episodi che la magistratura considera centrali per comprendere se vi siano state negligenze o sottovalutazioni nella gestione del cantiere e nella valutazione del rischio statico.
Sono sei i professionisti attualmente indagati con l’accusa di crollo colposo. Le difese hanno chiesto di procedere con un incidente probatorio per chiarire in modo definitivo la dinamica dei fatti e la catena di responsabilità. La decisione spetterà ora al giudice per le indagini preliminari.
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