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L'analisi

“Trent’anni di immobilismo: così la politica ha condannato l’Italia al declino”

Dalla perdita di competitività industriale al crollo dei salari, dalla burocrazia paralizzante ai privilegi di corporazioni e concessioni: un’analisi impietosa sulla deriva economica e morale del Paese e sull’urgenza di una vera rifondazione nazionale

Legge di Bilancio 2025, tutte le conferme

Legge di Bilancio 2025

In questi giorni assisto inebetito alle “sparate” sulla legge finanziaria in attuazione da parte del governo e i soliti “peana di guerra” del centrosinistra. Siamo alle solite allorchè, da un trentennio in qua, alternandosi al governo, il sedicente centro destra invoca “il taglio delle tasse” e il sedicente centro sinistra urla che bisogna aumentare le risorse alla “sanità e alle diseguaglianze”.

Tutti, me compreso, si trovano d’accordo con entrambi ma in realtà cosa hanno fatto quando si sono trovati alla guida del governo? Ben poco. Hanno semplicemente cercato di “mettere i conti a posto” per osservare i vincoli dell’UE. Intendiamoci vanno rispettati, ma chi conosce i meccanismi delle leggi di bilancio sa che si basano sul posizionamento di numeri e voci che permettono di avere solo l’ok da Bruxelles. Ma dietro quei numeri e quelle voci ci sono milioni di persone ed imprese. In un’analisi seria partiamo da ciò che è l’Italia oggi nel mondo: nell’informatica non figuriamo nemmeno fra le prime 100 aziende, nella chimica nemmeno fra le prime 50, in agricoltura, negli allevamenti, nell’ittica, nelle costruzioni, nel commercio, nel turismo alberghiero, nella logistica e trasporti nemmeno fra le prime 30. Fino al 1992 figuravamo nelle prime 5 posizioni in tutti i settori sopra citati ed eravamo al quarto posto mondiale per reddito pro capite dietro solo agli Stati Uniti, Giappone e Germania e davanti a Francia e Gran Bretagna.

Oggi siamo al 29° posto. Dal 1992 in avanti entrambi gli schieramenti hanno messo in atto una politica di forte riduzione dei salari; infatti, in Italia sono cresciuti fino al 1991 ma, da allora in avanti, c’è stato un calo dei salari reali di circa il 2,9% tra il 1992 e il 2020, un fenomeno unico in Europa dove nello stesso periodo si è registrata una crescita media dei salari pari al 32,5%.

Avete letto bene i redditi in Italia sono diminuiti di circa il 3% mentre in tutta Europa sono cresciuti oltre il 32%. Già solo questo avrebbe dovuto generare un rinvio a casa per entrambi gli schieramenti. Riducendo in modo così enorme i redditi si è totalmente abbattuta la domanda interna privilegiando, con un costo del lavoro stracciato, le aziende esportatrici che, in tal modo, hanno potuto crescere oltre confine con prezzi concorrenziali. Se a ciò si aggiunge che i sindacati si sono distratti e consentono che, oggi, vi siano circa tre milioni di lavoratori asserviti da contratti pirata nei settori dell’agricoltura, delle costruzioni, dell’assistenza domiciliare e del terziario il quadro diventa nero. Invece di rompere questa doppia spirale preferiscono scendere in piazza ispirati da un massimalismo di facciata. A questi vitali e fondamentali strumenti totalmente mancanti nell’ultimo trentennio come la politica industriale e salari adeguati si devono aggiungere l’enorme serie di filtri che annullano qualsiasi possibilità di crescita economica. Il primo elemento mancante è la funzione di controllo che ogni società deve avere non lasciando alla spontaneità dei soggetti di auto controllarsi a partire dal controllo del territorio quasi abbandonato con controlli non effettuati in tutti i settori economici e vivi del paese. Il secondo sono le “soprintendenze” che hanno un diritto di veto su tutto dall’impossibilità di sollevare di alcuni cm. i pannelli solari sul proprio tetto a voler far diventare un reperto storico, quindi intoccabile, lo stadio Meazza a Milano.

I T.A.R. che dovrebbero giudicare i ricorsi dei cittadini e delle imprese contro atti illegittimi della Pubblica Amministrazione sono un ennesimo inutile tribunale quando, per esempio, basterebbe eliminare l’incredibile “legge Bassanini” che ha passato il potere alla “casta” della burocrazia nostrana i “dirigenti” di tutte le pubbliche amministrazioni rendendoli tronfi che guardano solo le carte che contribuiscono anche a far crescere. Poi abbiamo l’infernale e diabolica macchina della “Giustizia” con milioni di cause aperte e dove esercitano un potere assoluto i procuratori che qui da noi sono giudici mentre, nei paesi civili, sono semplici “avvocati dell’accusa”.

Poi c’è il “fisco” che ormai è una macchina impazzita e che nessuno controlla più e che consente di accordarsi, a poco prezzo, a chi ha evaso miliardi e perseguitare il “suddito” a cui il commercialista o il Caf ha sbagliato la denuncia dei redditi e dove, come ha sanzionato la Corte Europea, con sentenza del 6.2.2025, ha condannato l’Italia in quanto in ambito fiscale viola i “diritti umani” perché inverte l’onere della prova ovvero costringe il cittadino a dimostrare di non aver evaso il fisco e non che il fisco dimostri l’evasione. L’altro impressionante fattore anomalo e dai costi enormi sono le societa’ a partecipazione pubblica arrivate a ben 8.250, un numero assurdo ed antieconomico. Poi arrivano alcune perverse forme di democratica partecipazione come il N.I.M.B.Y. e i Comitati contro. Il primo è il Not in my back yard ovvero “fate tutto quello che volete ma non nel mio cortile” ed è questa la formula con la quale comunità varie si oppongono a tutto.

I Comitati contro, ormai migliaia in tutto il paese, supportano il NIMBY per cui costruire o ampliare strade e tant’altro viene ritenuto sbagliato e anche da ciò si è sprigionata in 30 anni una totale paralisi. Infine, c’è la RAI che funge da orticello propagandistico per chi vince le elezioni e dove il servizio pubblico è un lontano ricordo.

A questo punto occorre una totale revisione della spesa pubblica arrivata a 1.108 miliardi di euro che andrebbe rivista attraverso riduzioni significative, da un lato, e riorganizzazione delle voci di uscita della pubblica amministrazione. Qualche esempio per dimostrare che si potrebbero recuperare circa 200 miliardi all’anno da “investire” nella crescita: tagliare i benefici su tutti i tipi di concessioni dello Stato come i famigerati balneari, i porti turistici oltre a quelli lacustri, fluviali e montanari attraverso un aumento di almeno 20 volte sugli attuali importi che pagano per le concessioni avute.

Contestualmente mettere in gara pubblica europea tutto quanto. Eliminare il perpetuarsi del centinaio di corporazioni che usufruiscono di benefici e finanziamenti di tutti i tipi. Fra i tanti come non ricordare gli editori dei libri di testo che, senza ritegno, pubblicano nuovi testi alle medie inferiori e superiori come se la storia, la matematica, la fisica, il latino ecc. senza che queste materie possano avere cambiamenti significativi. Per non parlare degli assurdi finanziamenti alla produzione cinematografica dove sedicenti attori e registi da decenni si fanno pagare pellicole che nessuno mai andrà a vedere. Non dimenticando le migliaia di finanziamenti alle infinite sagre paesane a quelle dei santi patroni locali. Le concessioni autostradali, poi, sono una rapina sia per gli alti costi dei pedaggi con asfalti a dir poco irregolari e buche varie a cui si associa il vero e proprio “taglieggio” dei distributori di carburante e degli autogrill che vendono a prezzi a dir poco spropositati. Mi fermo qui perchè la lista sarebbe lunghissima.

Da quei miliardi recuperati si dovrebbe dar luogo a ricostruire il Paese che è in uno stato di arretratezza a colpi di esigenza nazionale con procedure di urgenza per realizzare tutto ciò che ci manca e che serve. E così partire per realizzare stadi, portualità turistica, autostrade, strade statali, termovalorizzatori, cavalcavia, metro sopraelevate la Metromer di Miami, Chicago, Boston e New York per evitare di continuare a scavare per metro sotterranee che richiedono temi biblici e finanziamenti enormi. Non dimenticherei di aprire Casinò oltre a cambiare destinazione d’uso alle migliaia di siti industriali e militari dismessi come dei siti di archeologia industriale ed utilizzare l’Adriatico e il Tirreno come autostrade del mare con navi container che abbatterebbero i costi, l’affollamento stradale e il relativo inquinamento.

Utilizzare le invenzioni di alcune nostre aziende che solo all’estero trovano il terreno fertile per grandi innovazioni tecnologiche avanzate come i grattacieli ad energia zero, il collocare gli anti-terremoti ai grattacieli come il Tuned Mass Damper di un’azienda padovana capace di resistere a scosse fino a quasi 9 gradi Ritter. Oppure come fece Amintore Fanfani che distrasse dei fondi dal piano Marshall per fare l’INA CASA che, in pochi anni, costruì più di 500.000 nuovi appartamenti. Ripristinare una riveduta legge 167 del 1962 con la quale mettere in piedi "disposizioni per favorire acquisire aree fabbricabili per l'edilizia economica e popolare PEEP".

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