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La denuncia
23 Ottobre 2025 - 06:38
L'aula del Senato
TARANTO - Duro attacco del senatore Mario Turco (M5S) dopo la bocciatura, in Aula al Senato, di due emendamenti presentati nell’ambito della Legge annuale sulle piccole e medie imprese. Le proposte, a sua prima firma, puntavano a sostenere l’economia tarantina e a tutelare l’occupazione in un territorio segnato dalla crisi industriale e dai danni ambientali.
Il primo emendamento prevedeva un fondo da 5 milioni di euro per il 2025 e 2 milioni per il 2026, destinato a cooperative, consorzi e imprese della mitilicoltura di Taranto e provincia. L’obiettivo era compensare le perdite produttive legate al cambiamento climatico e i danni economici derivanti dalle misure sanitarie imposte dall’ordinanza regionale n. 188 del 25 marzo 2016, che stabilisce controlli straordinari per diossina e PCB nelle produzioni del Mar Piccolo. Il ristoro avrebbe dovuto tenere conto anche delle limitazioni dovute alle bonifiche dell’area demaniale marina.
La seconda proposta mirava invece a sostenere le piccole e medie imprese dell’indotto delle grandi aziende in crisi, in particolare quelle collegate all’ex Ilva. L’emendamento chiedeva di istituire un fondo da 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025, 2026 e 2027, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, per offrire contributi a copertura delle perdite commerciali e degli interessi sui mutui attivati dalle aziende creditrici.
Entrambe le proposte, sottolinea Turco, sono state respinte dalla maggioranza. “È l’ennesima dimostrazione – afferma – che questo Governo ignora i problemi reali di Taranto e delle sue imprese. Invece di investire in lavoro, innovazione e sostenibilità, si continua a puntare su un modello industriale vecchio e inquinante”.
Il parlamentare, vicepresidente del Movimento 5 Stelle e componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, parla di “occasione sprecata per sostenere chi ogni giorno tiene viva l’economia tarantina”. “Dal cosiddetto ‘pianeta Urso’ e dal melonismo neoliberista – aggiunge – non ci si poteva aspettare altro: per loro Taranto è solo una fabbrica che continua a produrre a carbone, senza un progetto per il futuro”.
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