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Elezioni regionali

Nel Pd di Taranto prevale il buon senso: una scelta che guarda alla coesione e alla rappresentanza

La candidatura di Mattia Giorno, visione nuova per una città che rischia di diventare una bomba sociale. La decisione del partito di puntare sulla rappresentatività e sul consenso reale

Mattia Giorno

Mattia Giorno

TARANTO - Non abbiamo mai rinunciato alla speranza che Taranto possa risvegliarsi dal "coma indotto" in cui è stata posta per molteplici responsabilità: un nuovo paradigma, una visione strategica sistemica dell’area Ionica. Taranto ha bisogno di far sentire una voce diversa, un pensiero nuovo che deve accantonare antagonismi e pregiudizi ideologici che non le appartengono e che sono innaturali alla nostra storia.

E' quello che noi continuiamo a sollecitare come percorso condiviso per un esistente difficile e un futuro prossimo drammatico per il nostro territorio che rischia di diventare una bomba sociale.

E' il compito prioritario che spetta alla politica esprimere ed orientare.

In questa fase preparatoria alla elezione del nuovo consiglio regionale assistiamo con interesse alla formazione delle liste della coalizione Decaro, alle fibrillazioni, mediazioni e composizioni che si stanno consumando sui territori, spesso fra vivaci polemiche e veri e propri duelli fra papabili candidati che saranno proposti agli elettori. Ogni singola scelta andrebbe opportunamente ponderata a prescindere dalle legittime, singole aspirazioni perché quando si vota con la "preferenza" non bisogna dimenticare che i protagonisti, sul campo di gioco, saranno gli elettori con le loro scelte.

Nelle ultime ore abbiamo registrato una difficoltà del Pd a definire la sua lista di Taranto.

Alcuni hanno voluto attribuirne la responsabilità alla segreteria nazionale preoccupata, con la candidatura di Mattia Giorno, attuale vicesindaco della giunta Bitetti, di pregiudicare gli già instabili equilibri di maggioranza.

Giorno, legittimamente, era in corsa insieme a Bitetti per la candidatura alle amministrative di giugno. Gli fu chiesto di fare un passo indietro facendo leva sul suo senso di responsabilità politica. Conseguentemente è risultato il primo degli eletti del Pd e il più suffragato di tutte le liste. E' evidente che ha saputo esprimere un gradimento che è andato oltre gli iscritti e gli elettori del suo stesso partito. Sacrificare questa positiva rappresentatività avrebbe compromesso un consenso che nella migliore delle ipotesi avrebbe potuto alimentare l'astensionismo.

Per questo apprezziamo la decisione raggiunta in queste ore. E' prevalso il buon senso in una comunità che spesso si adegua ai compromessi dettati dalle contese aspirazioni personali e considera il nuovo come un nemico da neutralizzare. Logica che spesso prevale nella formazione dei listini bloccati e garantiti. Ma quando, come in occasione delle elezioni regionali, si deve fare i conti con i voti di preferenza degli elettori, sarebbe illogico e deprecabile impedire, a chi potrebbe essere più forte di altri, la candidatura.

 Il Camaleonte

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