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Grottaglie
22 Ottobre 2025 - 10:52
Lavoratrici e lavoratori dello stabilimento Leonardo di Grottaglie - foto archivio
GROTTAGLIE - È stata lanciata su Change.org una petizione dal titolo “Non in mio nome, non con il mio lavoro”, promossa da un gruppo di dipendenti dello stabilimento Leonardo di Grottaglie, che chiedono lo stop alle forniture belliche a Israele. In poche ore l’iniziativa ha superato le 15 mila adesioni, attirando attenzione a livello nazionale e internazionale.
Nel testo dell’appello, i firmatari affermano che Leonardo, con l’autorizzazione del Governo italiano, intrattiene rapporti commerciali e di cooperazione militare con Israele, rapporti che, secondo i promotori, contribuirebbero indirettamente al proseguimento delle operazioni militari nella Striscia di Gaza. I lavoratori sottolineano che le azioni belliche “colpiscono sistematicamente la popolazione civile palestinese, priva di ogni capacità di difesa”, e che tali attività rappresenterebbero “una violazione del diritto internazionale umanitario”.
La richiesta rivolta all’azienda è chiara: interrompere ogni forma di collaborazione con Israele per evitare il rischio di sanzioni e, soprattutto, per una questione etica legata alla responsabilità sociale del lavoro industriale.
La petizione è indirizzata ai vertici di Leonardo, all’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento del Ministero degli Affari Esteri e al Consiglio dell’Unione Europea, con l’intento di sollecitare un intervento istituzionale che riveda la politica di cooperazione militare con lo Stato israeliano.
Nel passaggio finale, i lavoratori ribadiscono il loro rifiuto di “essere complici nelle violazioni dei diritti umani e nei crimini internazionali”, dichiarando di non voler contribuire “con il proprio lavoro a un’economia che guida, fornisce e abilita il genocidio del popolo palestinese”.
L’iniziativa, pur partita da Grottaglie, si inserisce in un contesto di crescente mobilitazione tra lavoratori del settore aerospaziale e difesa in diverse città italiane, che chiedono maggiore trasparenza sulle forniture militari e un impegno concreto per la pace.
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