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L'intervista
20 Ottobre 2025 - 08:45
Felice Iossa
Felice Iossa, socialista da sempre, napoletano di Pomigliano, già sottosegretario all'industria, esponente di spicco di un Mezzogiorno Euro Mediterraneo fondato su città e territori che consenta una concreta sinergia delle Istituzioni, con progettualità sistemica e governabilità federativa.
Con queste premesse gli abbiamo chiesto:
Che ci sta a fare un socialista con Fico e i cinquestelle?
"Me lo sono chiesto anch'io, traendone le mie conclusioni. I cinquestelle sono stati dieci anni all'opposizione perché non condividevano i programmi di Vincenzo De Luca e della sua maggioranza. Quello stesso De Luca che oggi chiede a Fico continuità. Il governo regionale nasce con questa stridente contraddizione a cui si aggiunge la persistente conflittualità di De Luca con il Pd. Ne ha fatto persino un libro. Chiede che il figlio sia candidato unico alla segreteria del Pd in Campania, glielo concedono, lo eleggono, mentre lui prepara una lista sotto le sue insegne, quelle della conflittualità che renderà ingovernabile la Campania.
Questo è il cosiddetto campo largo di una sinistra pasticciona. Gli architetti nascondono i loro errori sotto l’edera, i medici sotto la terra... il campo largo nasconde le sue stridenti contraddizioni sotto una maionese impazzita in cui, a consiglieri uscenti, si consente di riciclarsi in altre liste, diverse da quelle che li avevano precedentemente espressi: transfughi a cui non importa se candidarsi a destra o a sinistra, l'importante è ottenere un seggio in consiglio regionale rispondendo solo a se stessi, o preferibilmente al "cacicco" di turno. L'appartenenza diventa una variabile invisibile e si perde il carattere distintivo portatore di idee, contenuti e scelte programmatiche.
Così si disorientano i nostri elettori offuscando programmi e identità politico amministrativa. Ancor più grave è che, in questo quadro, il codice etico diventa lo strumento che si usa con sfacciata spregiudicatezza per saltare con disinvoltura dal giustizialismo al garantismo secondo convenienza. E' questo il becero moralismo di chi ha dimenticato di pagare i contributi alla propria collaboratrice domestica..."
Lei è stato uno dei fautori del nuovo simbolo elettorale del PSI sotto l'insegna dell'Avanti, storico organo ufficiale del Partito Socialista Italiano dal 1896. Avanti con Tridico, Fico e con chi capita?
E' vero, lo confermo: ero convinto che potesse esprimere una direzione, una identità ed una cultura socialista, l'avanzamento del socialismo riformista, di cui si avverte l'assenza. Non pensavo che potesse diventare un incoraggiamento all'opportunismo politico producendo di fatto la direzione opposta dell'indietro.
Per questo ha deciso di rompere con i socialisti?
"Non ho mai interrotto una storia che mi appartiene. Ho lasciato il PSI ma sono e resto socialista con i valori e saldi principi di una comunità che ha sofferto molto e che intende rilanciarsi riallacciando i fili con la propria storia. La lista del Psi più che un taxi è diventata una curcunvesuviana con passeggeri abusivi. Non siamo mai stati subalterni a nessuno, e non possiamo esserlo oggi, perchè chi siede al vertice del partito è un delucadipendente incapace di opporgli un rifiuto.
Quanto sta avvenendo in Campania, ma anche altrove, alla vigilia di un decisivo test elettorale regionale sta creando un crescente disagio fra gli elettori politicizzati restii a sostenere un progetto che prova a mettere insieme i numeri eludendo il nodo decisivo della governabilità, invadendo il campo dell'area socialista perché nel PSI c'è chi, asservito, glielo consente.
Non si può candidare nelle fila del Psi Valeria Ciarambino. Non possiamo accettare che il Psi candidi chi ha offeso in modo indegno Bettino Craxi e un sindaco socialista, che a questo partito hanno dato tutto se stessi, attaccandoli in maniera vergognosa per questioni che nulla hanno a che vedere con la politica e con gli alti principi socialisti. S'invade il campo socialista con candidature di dubbia identità, abituate a razzolare il pascolo dell'opportunismo mentre, nei confronti dei socialisti "storici", si agita la falce del codice etico, che rappresenta un'offesa alla Costituzione e alle leggi dello Stato: è la legge che stabilisce chi può candidarsi e chi no".
Come prevede che risponderanno gli elettori a questo cosiddetto campo largo?
"Come potranno reagire i nostri elettori assistendo al teatrino di Fico e De Luca che parlano linguaggi diametralmente opposti, favorendo di fatto l'astensionismo o lo spostamento nel campo del centro destra dell'elettorato moderato? Del resto i primi a spostarsi verso Forza Italia, come se fosse la cosa più normale del mondo, sono gli ex amministratori, un tempo amici di De Luca, ma forse lo sono ancora... comunque stiamo assistendo ad una formidabile campagna acquisti che assume la dimensione di una migrazione. Il centrodestra ha capito che può giocarsi una partita decisiva, sul Golfo di Napoli la forbice dei sondaggi sembra essersi ristretta riservando qualche sorpresa".
Quindi lei spera in una sorpresa?
"Assolutamente no. Non nutro il complesso del marito tradito. Ma da socialista che non ha mai rinunciato a stare tra la gente avverto il clima di incertezza. Nel teatrino tragicomico del campo largo, si è consentito a Giuseppe Conte, che ricomincia ad avere qualche problema anche al suo interno, di vestire la toga del giudice supremo. Stabilisce chi è candidabile e chi va rottamato, chi è puro e chi impresentabile e questo è un problema per una sinistra confusa incapace di esprimere una visione alternativa.
In Calabria Occhiuto, che ha anticipato i tempi sfidando la procura ed i giustizialisti, viene eletto sfiorando il 60% dei consensi. Forza Italia cresce con l'emorragia dell'elettorato moderato.
Abbiamo assistito allo scempio alla nostra tradizione riformista, alla nostra storia e ai nostri valori, ponendoci al servizio del peggior populismo giustizialista, nella terra di Giacomo Mancini, dove esprimiamo due sindaci socialisti di grande valore, sui quali non abbiamo avuto neppure il coraggio di rivendicare maggiore considerazione, consegnando il Mezzogiorno all’assistenzialismo populista.
In Toscana, a ben guardare i risultati, vince l'area riformista di Eugenio Giani che la segretaria del Pd non avrebbe voluto. Con la sua lista esprime il doppio dei consensi di Forza Italia.
Noi non ci siamo mai, sia che il campo largo vinca, sia che perda. Siamo felici e soddisfatti deCoubertianamente di partecipare sperando di ricavarci un posto in giunta ed eventualmente fra i garantiti del prossimo, venturo, improbabile listino...salvo che, per altrui scelte, non si torni finalmente al proporzionale e al voto di preferenza. In quel caso, per molti illusi, sarebbero dolori.
Pietro Nenni con la sua infinita saggezza contadina spesso usava dire che “Un fatto, anche il più modesto, conta più di una montagna di ipotesi.”
Il nostro campo ideale, è quello della nostra cultura riformista, è quello della nostra storia che va vissuta nel nostro tempo, nel tempo di un socialismo dell'oggi che non si baratta e non si svende, non quello di una scellerata conduzione del PSI che sta cancellando la nostra identità."
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