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Taranto

Ex Ilva, “Servono soldi veri e scelte chiare per il futuro dello stabilimento”

Confartigianato chiede un piano industriale concreto e un tavolo operativo stabile per gestire la riconversione e gli esuberi. “Il tempo delle illusioni è finito, ora serve il coraggio della verità e delle decisioni”

Ex Ilva

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TARANTO - “Chi paga, come e quando?” È la domanda che Confartigianato Taranto rilancia dopo il convegno “Taranto dopo il carbone” organizzato da Legambiente, al quale ha partecipato anche il ministro delle Imprese Adolfo Urso. L’associazione, pur accogliendo con rispetto l’impegno del Governo sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva, chiede chiarezza su tempi, fondi e modalità di attuazione.

“La direzione è giusta, ma serve dire la verità – afferma il segretario generale Fabio Paolillo –. L’esito della gara di vendita dello stabilimento ha confermato che oggi nessun investitore è disposto a mettere i capitali necessari per decarbonizzare un impianto obsoleto mantenendo dimensioni e occupazione attuali. Dunque, con quali risorse e in quali tempi si farà davvero la transizione?”

Per Confartigianato il rischio è che il dibattito resti ancorato alla teoria, mentre i problemi concreti restano irrisolti. “Parlare di acciaio verde e forni elettrici è importante, ma serve un piano industriale con risorse certe, cronoprogrammi precisi e scelte tecniche definite. Senza questo, la transizione resterà uno slogan. Meglio una fabbrica più piccola ma sostenibile, che un gigante malato che continua a divorare denaro pubblico e speranze.”

Tra i punti critici indicati c’è anche la questione occupazionale. “La riconversione – sottolinea Paolillo – comporterà oltre 5.000 lavoratori da ricollocare. Serve un piano serio di transizione sociale, non misure improvvisate. Occorre un tavolo stabile che definisca numeri, fondi e strategie concrete, evitando propaganda e frammentazione.”

Confartigianato mette in guardia anche sull’utilizzo delle risorse per la formazione: “Non servono corsi in aula né attestati inutili, ma percorsi di riqualificazione reale, dentro laboratori, officine e cantieri, dove gli artigiani possono accogliere, formare e assumere personale. Le piccole imprese hanno bisogno di competenze e possono diventare protagoniste di questa fase di cambiamento.”

Nel corso del convegno è stato ricordato che “il treno della diversificazione sta partendo”. Paolillo ha commentato: “Giusto, ma bisogna anche sapere dove porta quel treno. Non possiamo restare fermi su un binario morto, con un cerino acceso tra le mani.”

La linea dell’associazione è netta: “Ognuno deve fare la propria parte, senza alibi né divisioni. Accogliamo l’appello a costruire una piattaforma comune da presentare al Governo. È tempo di unire le forze del territorio per una strategia condivisa, concreta e credibile.”

Per Confartigianato, la transizione ecologica potrà funzionare solo se sarà accompagnata da una trasformazione sociale e produttiva reale. “Taranto ha bisogno di un piano industriale vero, non di promesse – conclude Paolillo –. Gli artigiani sono pronti a contribuire, ma chiedono certezze: chi realizza, quante risorse servono, chi le mette e in quali tempi. Ora serve coraggio, trasparenza e responsabilità.”

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