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Gioia del Colle
16 Ottobre 2025 - 14:23
Posto di blocco dei carabinieri - archivio
BARI - È scattata oggi un’operazione del Comando provinciale dei Carabinieri di Bari, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, che ha portato all’esecuzione di cinque misure cautelari nei confronti dei presunti autori di un omicidio aggravato dalle modalità mafiose e di una rapina a mano armata, avvenuti a Gioia del Colle tra il 2015 e il 2016.
Nel mirino degli inquirenti c’è l’uccisione di Cosimo Meligrana, 45 anni, assassinato la sera del 19 febbraio 2016 all’interno di una sala slot del centro cittadino. L’agguato fu portato a termine con sette colpi esplosi da una pistola calibro 9x21, mentre il killer, per non farsi riconoscere, indossava una maschera teatrale in silicone del valore di 3.000 euro.
Dietro il delitto si nasconderebbe un intreccio di vendette personali e interessi criminali legati alla guerra tra i clan Di Cosola e Strisciuglio, che in quegli anni si contendevano il controllo delle piazze di spaccio nel capoluogo pugliese. Alcuni esponenti dei Di Cosola, costretti a lasciare il quartiere San Pio di Bari a causa della pressione della fazione rivale, avrebbero trovato rifugio proprio a Gioia del Colle, nell’abitazione di un narcotrafficante locale. Quest’ultimo, già vittima di un’aggressione e di una rapina, avrebbe offerto ai malviventi armi, stupefacenti e supporto logistico, chiedendo in cambio di eliminare Meligrana, ritenuto responsabile di reiterate minacce e richieste di denaro.
Gli inquirenti collocano l’origine del conflitto nel 2014, quando Meligrana avrebbe iniziato a estorcere denaro al cognato di uno degli arrestati di oggi. Dopo un primo tentativo di accordo fallito, la tensione sarebbe sfociata in una serie di atti di violenza. Il 1 agosto 2015 l'uomo avrebbe ordinato un’azione intimidatoria contro una pompa di benzina riconducibile a un parente di Meligrana. La risposta non si fece attendere: nella notte tra il 2 e il 3 agosto, la vittima, insieme a un complice di Cassano delle Murge vicino al clan Parisi, avrebbe fatto irruzione nella casa del giostraio, ferendolo con diversi colpi al fianco e alle gambe e portando via una pistola Magnum 357 usata per difendersi.
Dopo questo scontro, i due si sarebbero incontrati nuovamente per cercare una tregua, ma anche il secondo accordo sarebbe stato infranto da Meligrana, che avrebbe continuato a esercitare pressioni economiche sul rivale. Fu allora che, secondo le accuse, l'uomo avrebbe deciso di ucciderlo, chiedendo aiuto al clan Di Cosola, interessato a ottenere armi e droga in cambio dell’esecuzione.
Il piano venne messo in atto la sera del 19 febbraio 2016, quando Meligrana fu raggiunto e ucciso nella sala slot. L’agguato, spiegano gli investigatori, rappresentò il punto di svolta di una faida criminale intrecciata tra il Barese e l’entroterra murgiano, con motivazioni economiche e mafiose.
Le indagini della Dda di Bari, durate anni, hanno consentito di ricostruire l’intera catena di responsabilità, dal movente ai rapporti tra i gruppi criminali coinvolti, fino ai dettagli della pianificazione dell’omicidio. L’inchiesta ha riaperto uno dei capitoli più cupi della cronaca nera barese, in cui interessi di droga, vendette personali e lotte di potere si sono saldati in un unico, sanguinoso disegno criminale.
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