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Lecce
15 Ottobre 2025 - 06:25
Laboratorio di analisi - archivio
LECCE - Un presunto sistema di falsificazione di documenti ambientali è finito sotto la lente della Procura di Torino, che ha disposto una serie di perquisizioni eseguite dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) nel Torinese e in provincia di Lecce. L’operazione, denominata “Terre Mascherate”, punta a far luce su un presunto meccanismo attraverso il quale venivano alterati i risultati di analisi chimiche su terre e rocce da scavo contaminate, facendole apparire conformi ai limiti di legge.
Nel fascicolo d’inchiesta figurano sei società – tra laboratori di analisi, imprese di gestione rifiuti e studi di consulenza ambientale – insieme a un amministratore di studio e un tecnico di laboratorio, ritenuti a vario titolo responsabili di falsità ideologica in atto pubblico, violazioni del Testo Unico Ambientale e falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, aziende del settore edile e del movimento terra, in accordo con consulenti ambientali e laboratori compiacenti attivi tra Piemonte e Puglia, avrebbero modificato i risultati dei rapporti di prova relativi a campioni di materiale inquinato, così da classificarlo come sottoprodotto anziché come rifiuto speciale.
L’indagine, avviata nel dicembre 2024 e coordinata dal sostituto procuratore Alessandro Aghemo, si è sviluppata anche grazie all’esame di numerose segnalazioni dell’Arpa Piemonte, che aveva già individuato pratiche sospette a partire dal 2017.
Gli inquirenti ipotizzano che i dati alterati riguardino la presenza di nichel, cromo, idrocarburi pesanti e amianto, e che le falsificazioni possano aver interessato anche interventi di bonifica ambientale su terreni agricoli.
Alle operazioni di perquisizione hanno preso parte, oltre ai militari del Noe di Torino e di Lecce, anche il Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Milano, il personale di Accredia – l’ente nazionale che accredita i laboratori di prova – e tecnici informatici della Procura torinese, impegnati nell’acquisizione dei dati utili a ricostruire il presunto sistema di falsificazione.
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