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La mobilitazione

Ex Ilva, “Serve un tavolo a Palazzo Chigi, non si può abbandonare Taranto”

Nella sede di Acciaierie d'Italia Loris Scarpa responsabile nazionale siderurgia della Fiom-Cgil denuncia la mancanza di risposte del Governo sulla vertenza

Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia Fiom-Cgil

Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia Fiom-Cgil

TARANTO – “Continueremo a lottare perché venga ripristinato il tavolo a Palazzo Chigi.” È la posizione netta di Loris Scarpa, responsabile nazionale siderurgia della Fiom-Cgil, intervenuto oggi all’assemblea dei lavoratori nello stabilimento ex Ilva di Taranto, in vista della mobilitazione generale del gruppo prevista per giovedì 16 ottobre.

Scarpa ha ricordato come, nonostante la richiesta formale di incontro del 12 settembre, il Governo non abbia ancora fornito alcuna risposta. “Siamo tornati qui per ribadire la necessità di un confronto vero sulle prospettive industriali del gruppo e sulle difficoltà quotidiane dei lavoratori”, ha dichiarato il sindacalista.

Le assemblee, che nei giorni scorsi hanno coinvolto anche gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Racconigi, sono state organizzate per condividere con i dipendenti le ragioni dello sciopero generale. “Il Governo ha scelto la strada dello strappo – ha spiegato Scarpa – collocando 4.450 lavoratori in cassa integrazione, di cui 3.803 solo a Taranto, senza un piano industriale chiaro né prospettive di riavvio degli impianti.”

La posizione della Fiom-Cgil è chiara: senza un cambio di rotta, il futuro dello stabilimento e dell’intera filiera dell’acciaio rischia di precipitare. “Il nuovo bando di gara, con solo due fondi interessati, dimostra che è arrivato il momento di una scelta politica decisa: serve un intervento diretto dello Stato, con capitale pubblico e una gestione trasparente della transizione verso la decarbonizzazione,” ha affermato il responsabile nazionale.

Secondo Scarpa, solo una società a capitale pubblico o partecipata statale può garantire un percorso solido verso la riconversione ecologica, proteggendo al tempo stesso occupazione e produzione. “Uscire dalla gestione straordinaria è ormai una necessità – ha aggiunto –. Non si può continuare con misure tampone mentre gli impianti si fermano e migliaia di famiglie restano senza certezze.”

Il sindacalista ha poi lanciato un messaggio diretto a chi, in città o nel dibattito pubblico, auspica la chiusura dello stabilimento. “Chi chiede la fine della produzione deve sapere che significherebbe abbandonare Taranto, impoverire il tessuto sociale e non ottenere, come qualcuno pensa, un reale miglioramento ambientale. La chiusura non bonificherebbe nulla, lascerebbe solo macerie e disoccupazione.

Assemblea dei lavoratori nella sede di Acciaierie d'Italia a Taranto

Per la Fiom, la battaglia per la continuità industriale dell’ex Ilva coincide con la difesa della salute e della dignità della città. “La lotta dei lavoratori deve diventare anche la lotta dei cittadini di Taranto – ha concluso Scarpa – perché solo insieme si può costruire un futuro che unisca lavoro, ambiente e giustizia sociale.”

Un messaggio forte, quello del sindacato dei metalmeccanici, che riporta al centro del dibattito nazionale la vertenza simbolo dell’industria italiana: il destino dell’acciaio tarantino, sospeso tra la speranza della transizione verde e l’urgenza di una risposta politica che, per ora, ancora non arriva.

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