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Taranto
14 Ottobre 2025 - 15:39
Un mezzo di Kyma Ambiente a Taranto
TARANTO - Dopo anni di impegno civile, battaglie per i diritti e un periodo di ritrovata serenità, Luigi Pignatelli, presidente dell’Hermes Academy e del Comitato Territoriale Arcigay Taranto, torna a denunciare pubblicamente una nuova ondata di aggressioni e vessazioni personali. In una lunga testimonianza, Pignatelli racconta una serie di episodi avvenuti negli ultimi giorni, definendo questo momento come “un ritorno alla paura e all’isolamento”.
“Dopo anni di pace e di lavoro per la comunità, mi trovo di nuovo a dover parlare di aggressioni – scrive Pignatelli –. Non più, o non solo, per la mia identità queer, ma per il semplice fatto di essere una persona”.
Il primo episodio si sarebbe verificato circa dieci giorni fa su un autobus urbano. Una donna, fraintendendo un gesto, avrebbe iniziato a urlare contro di lui, accusandolo ingiustamente. Dopo alcuni minuti di tensione, la donna si sarebbe scusata, e l’attivista aveva sperato che si trattasse di un episodio isolato. Ma, come racconta, le situazioni di conflitto si sono moltiplicate.
Pochi giorni più tardi, durante un progetto formativo da lui coordinato, un collega lo avrebbe allontanato dalla sala di lavoro per una banale mancanza di materiali. Anche in questo caso, sono arrivate scuse il giorno successivo, ma “il danno era già fatto”, scrive Pignatelli, sottolineando come “ogni gesto gratuito di umiliazione lascia un segno profondo”.
Un nuovo episodio si sarebbe poi verificato ancora sull’autobus, dove una passeggera, spazientita per l’affollamento, lo avrebbe insultato pubblicamente. “Questa volta – racconta – non ci sono state scuse, solo rabbia e parole violente”.
Il momento più grave, però, sarebbe avvenuto nell’androne del suo condominio. Pignatelli riferisce di essere stato aggredito verbalmente dai vicini di casa, che lo avrebbero minacciato e accusato di non aver completato dei lavori idraulici. “Un’accusa falsa – precisa –. Dopo una loro precedente minaccia, avevo già speso 3.000 euro per sistemare tutto”. L’uomo della famiglia sarebbe arrivato a inseguirlo fino in strada, urlando e minacciandolo, mentre la moglie cercava di trattenerlo. Il tutto sotto gli occhi dei residenti, che, secondo il racconto, sono rimasti in silenzio.
La mattinata, prosegue l’attivista, si sarebbe poi conclusa con un ulteriore episodio di tensione su un mezzo pubblico: una donna gli avrebbe bloccato il piede con il passeggino, rifiutandosi di spostarsi e reagendo con insulti anche di fronte al tentativo di dialogo.
“Mi sento vulnerabile e non più al sicuro, né nella mia città né nella mia casa”, confessa Pignatelli, che affida le sue parole a una riflessione più ampia sul clima sociale e umano: “Chi lavora per il benessere del prossimo e per la comunità LGBTQIA+ non dovrebbe mai doversi difendere da violenze e indifferenza”.
Nel suo messaggio, Pignatelli rivolge un appello alla società civile, alle istituzioni e alla cittadinanza: “Non scrivo per pietà o per clamore, ma per dire che la violenza, verbale o fisica, non è mai giustificabile. Le scuse non cancellano l’impatto emotivo, e la nostra società ha ancora molta strada da fare per imparare il rispetto e la cura reciproca”.
“Troverò di nuovo la forza di reagire, ma questa volta voglio farlo insieme alla comunità, perché nessuno dovrebbe sentirsi straniero nella propria casa o nella propria pelle”.
Un grido, quello di Pignatelli, che richiama l’attenzione su un tema ancora aperto: la solitudine di chi subisce discriminazioni e la necessità di una risposta collettiva, perché la sicurezza e la dignità delle persone restano diritti fondamentali da difendere ogni giorno.
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