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L'iniziativa

Il cibo è la prima ricchezza d’Italia: la filiera agroalimentare vale 707 miliardi

Al Forum Internazionale di Coldiretti i numeri del primato italiano nell’agricoltura e nell’export alimentare. Crescono le sfide: clima, speculazioni e mercati internazionali mettono alla prova un comparto strategico per il Paese

Agroalimentare

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BARI - L’Italia si conferma potenza mondiale del gusto e dell’agricoltura. Con una filiera agroalimentare da 707 miliardi di euro, che spazia dai campi alla ristorazione, il cibo rappresenta oggi la prima ricchezza nazionale, pari a oltre venti manovre finanziarie. A dirlo è una analisi di Coldiretti diffusa in occasione dell’apertura del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato a Roma in collaborazione con The European House – Ambrosetti al Casino dell’Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi.

Secondo il report, il Made in Italy a tavola dà lavoro a 4 milioni di persone e si fonda sull’impegno di 700 mila imprese agricole. L’Italia mantiene il primato europeo per valore aggiunto in agricoltura, che nel 2024 ha superato 42 miliardi di euro, e per valore generato per ettaro, con una media di quasi 3 mila euro, il doppio rispetto alla Francia e il 67% in più della Germania. La Fao conferma che ogni euro investito nel settore produce quattro euro di sviluppo, a testimonianza della forza trainante del comparto.

Il primato italiano si estende anche alla qualità e alla biodiversità alimentare. Il nostro Paese vanta 328 specialità Dop, Igp e Stg riconosciute, 529 vini a denominazione di origine e 5.547 prodotti tradizionali regionali, oltre alla rete Campagna Amica, il sistema di mercati diretti più grande d’Europa. A ciò si aggiunge la leadership nel biologico, con 84 mila aziende agricole certificate. La superficie agricola utilizzata ammonta a 12,5 milioni di ettari, pari al 42% del territorio nazionale: quasi metà dell’Italia è gestita e tutelata dagli agricoltori.

Tra i motori della crescita spicca anche l’export agroalimentare, che nei primi sette mesi del 2025 ha raggiunto 42,5 miliardi di euro, segnando un aumento del 6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Se il trend sarà confermato, si prospetta un nuovo record dopo quello di 69,1 miliardi toccato lo scorso anno. L’obiettivo dichiarato da Coldiretti è arrivare a 100 miliardi di export entro il 2030, traguardo considerato alla portata grazie alla reputazione globale del Made in Italy alimentare.

La nostra agricoltura è un motore insostituibile di crescita – ha dichiarato Ettore Prandini, presidente di Coldiretti – capace di generare valore, occupazione e identità. Il cibo è il simbolo più riconoscibile del Made in Italy nel mondo e rappresenta la prima ricchezza nazionale. La nostra filiera guida l’Europa per sostenibilità e qualità e va difesa con determinazione in un contesto segnato da conflitti, guerre commerciali e cambiamenti climatici che minano la sicurezza mondiale”.

Ma le criticità non mancano. Eventi climatici estremi come siccità e maltempo continuano a colpire le colture italiane, causando danni ingenti alle produzioni. Nel 2025, ad esempio, la raccolta di nocciole è stata praticamente dimezzata.

A peggiorare il quadro, le speculazioni sui prezzi agricoli, in particolare sul grano, i cui valori sono scesi sotto i costi di produzione, lasciando gli agricoltori in difficoltà. Contro questa distorsione del mercato, 20 mila imprenditori agricoli della Coldiretti sono scesi in piazza in tutta Italia per proporre soluzioni condivise anche dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, impegnato nella tutela del comparto cerealicolo.

Tensioni si registrano anche nel settore del vino, dove ai contraccolpi dei dazi statunitensi si aggiungono mutamenti strutturali profondi. La filiera vitivinicola italiana, sottolinea Coldiretti, è chiamata a elaborare nuove strategie di rilancio, puntando su innovazione, sostenibilità e promozione internazionale.

Il Forum di Roma, nel suo consueto appuntamento annuale, conferma così l’immagine di un Paese che fa del cibo il proprio pilastro economico e culturale, ma che deve affrontare sfide sempre più complesse per difendere la sua leadership mondiale nel segno della qualità, della tradizione e dell’identità italiana.

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