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L'intervento
14 Ottobre 2025 - 07:21
Palazzo Chigi a Roma
BARI - Alla vigilia della discussione sulla Legge di Bilancio 2026, il comparto Difesa e Sicurezza teme di restare senza risposte e senza risorse. A denunciarlo è la S.I.M. Marina, associazione sindacale militare rappresentativa, che insieme alle altre sigle firmatarie ha inviato al Governo una richiesta formale di audizione parlamentare per portare al centro del dibattito la questione del rinnovo contrattuale 2025–2027.
Secondo il sindacato, senza uno stanziamento economico reale, il confronto rischia di trasformarsi in un esercizio puramente formale, privo di effetti concreti. «Il contratto – sottolinea la S.I.M. Marina – si scrive con le risorse, non con le promesse».
La richiesta, indirizzata al Presidente del Consiglio e ai ministri competenti, nasce dal crescente disagio economico che coinvolge migliaia di famiglie in uniforme. Nonostante gli incrementi ottenuti con il contratto 2022–2024, l’inflazione ha superato il +19% dal 2020, mentre il carrello della spesa continua a crescere, con un +3,2% registrato a settembre 2025. Una dinamica che, secondo l’associazione, ha eroso il potere d’acquisto e compromesso la tenuta economica del personale.
Il sindacato ricorda che uomini e donne del comparto Difesa e Sicurezza continuano a garantire stabilità, ordine e operatività in contesti sempre più complessi, affrontando missioni internazionali, turni pesanti e impieghi lontano da casa. Tuttavia, senza un aumento mirato delle risorse, il nuovo contratto rischierebbe di essere peggiorativo rispetto al precedente, con effetti devastanti sulla motivazione, sull’efficienza e sulla coesione sociale delle famiglie militari.
La S.I.M. Marina richiama inoltre il principio di specificità del servizio militare, sancito dalla Legge 183 del 2010, che riconosce il carattere unico e le particolari condizioni di lavoro del personale in divisa. «Ignorare questa specificità – evidenzia l’associazione – significherebbe mettere a rischio la stessa funzionalità del comparto Difesa».
Tra le priorità irrinunciabili indicate nel documento inviato al Governo figurano l’incremento immediato delle risorse nella Legge di Bilancio 2026, l’apertura del tavolo contrattuale 2025–2027, la previdenza dedicata e la perequazione pensionistica, con l’avvio di un fondo complementare pubblico per i nuovi arruolati. Il sindacato ribadisce inoltre il proprio no all’innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni, chiedendo un confronto urgente sul tema.
Tra le altre misure indicate come necessarie, la valorizzazione economica della specificità militare, la defiscalizzazione delle indennità accessorie e pensionabili, la realizzazione di un piano casa nazionale e la rivalutazione delle indennità di trasferimento, insieme a un allineamento retributivo con gli standard europei.
«Investire nel personale in uniforme – afferma la S.I.M. Marina – non è una concessione, ma una scelta strategica per la sicurezza del Paese. In un mondo attraversato da crisi e conflitti, le forze armate rappresentano una garanzia di democrazia e stabilità. È tempo che la politica riconosca questo valore con atti concreti e risorse adeguate».
L’associazione conferma la volontà di proseguire il confronto con spirito costruttivo e senso istituzionale, ma avverte che la responsabilità ora è nelle mani del Governo. «Il tempo delle attese è finito – conclude la S.I.M. Marina –. Il personale in uniforme merita rispetto, riconoscimento e dignità contrattuale. Il contratto 2025–2027 deve rappresentare un punto di svolta, non un passo indietro».
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