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“Taranto sull’orlo del baratro. Serve unità sindacale e una scelta chiara per la nazionalizzazione dell’ex Ilva”

Il segretario provinciale del Partito Socialista Italiano Paolo Castronovi lancia l’allarme: “Divisioni e incompetenza rischiano di far precipitare la città in una crisi senza precedenti. Solo lo Stato può garantire una riconversione green e il futuro dell’acciaio”

La riunione del Psi a Taranto

La riunione del Psi a Taranto

TARANTO - «Siamo sull’orlo di un baratro». Con queste parole il segretario provinciale del PSI, Paolo Castronovi, lancia un appello alla politica, al mondo imprenditoriale e al fronte sindacale di Taranto, chiedendo un ritorno all’unità e un’azione condivisa per evitare una nuova crisi industriale e sociale legata al destino dello stabilimento siderurgico ex Ilva.

Secondo Castronovi, l’attuale fase è segnata da una “incompetenza conclamata” del governo, che continua a contrapporre diritto al lavoro e diritto alla salute, due elementi che invece dovrebbero coesistere in una visione di sviluppo sostenibile. A complicare ulteriormente il quadro, aggiunge il segretario socialista, si somma «l’incapacità cronica di una parte della classe imprenditoriale locale nel costruire alternative concrete alla monocultura dell’acciaio».

Nel suo intervento, Castronovi richiama l’attenzione sullo sciopero dei lavoratori, definito “parziale” perché non sostenuto da tutte le sigle sindacali, pur condividendo – almeno formalmente – la stessa linea strategica. «Dopo 13 anni di ricette diverse, oggi – osserva – tutti sembrano convergere sull’idea della nazionalizzazione, anche solo temporanea, come unica via per una riconversione green che solo lo Stato, consapevole del valore dell’industria siderurgica nel contesto internazionale, può realizzare».

Il segretario del PSI sottolinea inoltre un segnale preoccupante: la mancata partecipazione dei grandi gruppi internazionali all’ultima gara indetta dal ministero. «Questo – afferma – significa due cose: da un lato, che le commesse e le prospettive di sviluppo sono state già depredate dai precedenti gestori; dall’altro, che il clima intorno al sito di Taranto scoraggia ogni tipo di investimento».

Ma il vero rischio, secondo Castronovi, arriva dal fronte interno. «La divisione del movimento sindacale – avverte – rischia di rappresentare la pietra tombale sull’industria dell’acciaio a Taranto, con conseguenze drammatiche per l’economia cittadina».

Il segretario socialista rivolge infine un monito anche al Consiglio comunale, recentemente eletto, che a suo dire «non sta mostrando la compattezza necessaria». Da un lato, spiega, c’è «un ambientalismo oltranzista che chiede la chiusura immediata dello stabilimento», dall’altro «chi vorrebbe sostenere un processo di ambientalizzazione ma non trova il coraggio di opporsi alla piazza».

«Ci sono stati momenti nella storia in cui il movimento sindacale, unito e responsabile, ha saputo traghettare il Paese fuori da crisi anche più gravi – conclude Castronovi –. È questa la maturità che oggi serve a Taranto per evitare di cadere definitivamente nel baratro».

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