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Bari
13 Ottobre 2025 - 12:08
BARI - Un laboratorio metalmeccanico trasformato in punto di smistamento della droga e un clan che continuava a impartire ordini dal carcere. È il quadro emerso dall’operazione “Tomato” condotta dai carabinieri della Compagnia di Modugno, che ha portato all’esecuzione di otto misure cautelari, di cui cinque in carcere e tre ai domiciliari, per i reati di spaccio di stupefacenti e estorsione aggravata dal metodo mafioso.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Bari, ha fatto luce su una rete criminale con base a Noicattaro, attiva tra il 2023 e il 2024, che gestiva la distribuzione della droga in diversi comuni della Città Metropolitana di Bari e le estorsioni ai danni di commercianti locali.
Secondo gli investigatori, le direttive del gruppo sarebbero partite dal carcere di Lecce, dove un 36enne avrebbe continuato a gestire le attività grazie a un telefono cellulare introdotto illegalmente nella struttura penitenziaria. Da lì avrebbe coordinato la rete di pusher e gestito anche le operazioni di riscossione delle “tasse” imposte ai commercianti.
A collaborare con lui, secondo le accuse, un 46enne, operaio di un’azienda metalmeccanica della zona industriale di Modugno, che avrebbe spacciato droga direttamente dal reparto saldatura, distribuendo le dosi ai colleghi e ai sodali durante l’orario di lavoro.
Le indagini hanno consentito di ricostruire il circuito di approvvigionamento e distribuzione degli stupefacenti, che da Noicattaro raggiungevano diversi spacciatori nell’area metropolitana. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati anche quantitativi di wax, una forma di cannabis ad alta concentrazione di THC, sempre più diffusa sul mercato illecito.
Parallelamente, gli investigatori hanno documentato episodi di estorsione nei confronti di esercenti di Noicattaro, ai quali due degli indagati avrebbero imposto il pagamento di una “tassa” di 500 euro in occasione delle festività natalizie. Il denaro, secondo l’accusa, serviva a sostenere il clan Parisi-Palermiti di Bari Japigia, al quale Annoscia sarebbe stato affiliato.
I proventi dello spaccio e delle estorsioni sarebbero stati utilizzati per finanziare le attività del gruppo e il mantenimento dei membri detenuti. L’indagine, resa possibile anche grazie alla collaborazione di alcuni imprenditori locali, ha messo in evidenza un sistema criminale radicato, capace di infiltrarsi sia nel mondo del lavoro che nel tessuto economico cittadino.
Con l’operazione “Tomato”, i carabinieri hanno inferto un duro colpo alle ramificazioni del clan nel territorio barese, portando alla luce un intreccio di affari illeciti fondato sulla droga, la paura e il controllo mafioso del territorio.
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