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Casarano
12 Ottobre 2025 - 07:42
Un'aula scolastica
CASARANO - Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani ha espresso la propria solidarietà a Kalidou, giovane studente di origini senegalesi, vittima di reiterate discriminazioni e aggressioni verbali in un istituto del Salento. Un episodio definito di “inaudita gravità”, che chiama in causa l’intero sistema educativo e il suo compito di garantire pari dignità e tutela a ogni persona, come sancito dalla Costituzione italiana.
Secondo il CNDDU, quanto accaduto impone una riflessione profonda sul ruolo della scuola come presidio di libertà, uguaglianza e rispetto reciproco. «La scuola italiana – si legge nella nota – è chiamata a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza, a educare alla convivenza civile e a promuovere lo sviluppo integrale della persona, come stabilito dagli articoli 2, 3 e 34 della Costituzione».
Il Coordinamento ha ricordato che ogni forma di razzismo rappresenta una ferita al cuore dei valori repubblicani, oltre che una violazione dei principi sanciti dalle Carte internazionali sui diritti umani.
Nella vicenda di Kalidou, il CNDDU riconosce «un esempio di coraggio e fiducia nella legalità». Il giovane, scegliendo di denunciare le discriminazioni subite, diventa per l’organizzazione «un simbolo di resilienza e di fiducia nella civiltà del diritto», in linea con i valori affermati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 e dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
Il presidente Romano Pesavento ha rinnovato l’appello alle istituzioni scolastiche affinché vengano rafforzati i percorsi di educazione ai diritti umani, alla cittadinanza attiva e alla pace, nel solco delle Linee guida ministeriali sull’educazione civica previste dalla legge 92 del 2019.
Per il CNDDU è necessario investire nella formazione dei docenti e costruire ambienti scolastici sicuri, accoglienti e culturalmente consapevoli, in cui ogni studente possa sentirsi parte di una comunità educante. Fondamentale anche l’attivazione di protocolli di prevenzione, ascolto e supporto psicologico, da attuare in collaborazione con famiglie, servizi sociali e autorità competenti.
«L’educazione ai diritti umani – ha sottolineato Pesavento – non è un compito accessorio, ma un imperativo morale e civile. Ogni docente, dirigente e istituzione ha il dovere di vigilare, prevenire e testimoniare, perché la scuola resti luogo di accoglienza, giustizia e libertà».
Il caso di Kalidou, conclude il Coordinamento, rappresenta «un richiamo a rinnovare il patto educativo fondato sul rispetto, sulla solidarietà e sull’umanità condivisa, per una scuola che sappia davvero essere il cuore democratico della società».
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