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Taranto
09 Ottobre 2025 - 18:14
Indotto ex Ilva
TARANTO - L’Associazione delle imprese dell’indotto ex Ilva (Aigi) lancia un duro monito: Taranto starebbe sprecando l’ennesima occasione storica della sua vicenda industriale e produttiva. Secondo l’associazione, la città jonica avrebbe oggi tutte le carte in regola per diventare un modello europeo di riconversione green, capace di coniugare innovazione, sostenibilità e rilancio economico. Ma la tendenza a dire “no” a ogni progetto rischia di compromettere definitivamente questa prospettiva.
“Stiamo assistendo – denuncia Aigi – a una pericolosa deriva di integralismo disfattista che sta buttando via il futuro del territorio. Così facendo si favorisce chi ha tutto l’interesse a far perdere a Taranto il suo primato di città più industrializzata del Mezzogiorno, per sottrarle fette di Pil e competitività”.
Per anni, ricordano gli imprenditori, Taranto ha pagato le conseguenze di un modello produttivo che non teneva conto dei diritti fondamentali alla salute e all’ambiente. Ora che, dopo decenni, si stavano ponendo le basi per una riconversione ecologica dell’industria siderurgica, “si rischia di compromettere tutto, lasciando spazio a una pericolosa deindustrializzazione forzata”.
“È un paradosso – prosegue la nota –: abbiamo combattuto per anni affinché la fabbrica diventasse sostenibile e finalmente si stavano gettando le fondamenta per una produzione decarbonizzata, alimentata da nuove fonti energetiche. Ma l’integralismo ideologico, travestito da ambientalismo, sta bloccando ogni passo avanti. Si è scelta la via della decrescita felice, concetto sbagliato e ambiguo, che può condurre solo alla stagnazione economica e alla perdita di posti di lavoro”.
L’Aigi accusa la politica di debolezza e mancanza di visione, sostenendo che “si limita a inseguire i consensi invece di guidare il cambiamento”. A pagare il prezzo più alto, aggiunge l’associazione, saranno le nuove generazioni: “Taranto si avvia verso una desertificazione demografica, come dimostrano anche gli ultimi censimenti sulla popolazione residente. Senza lavoro non ci sarà futuro, né per l’economia né per la comunità”.
Il rischio, secondo le imprese dell’indotto, è che dopo l’industria tocchi ad altri progetti strategici subire la stessa sorte. “Oggi si blocca la fabbrica, domani il dissalatore, dopodomani chissà cos’altro. Si vuole fermare il tempo, riportando indietro le lancette della storia verso un passato fatto di illusioni e credenze”.
La conclusione del comunicato è un avvertimento netto: “Una generazione costruisce, un’altra conserva e quella dopo distrugge. Non si giochi con il fuoco. Taranto non può permettersi di distruggere ciò che ha faticosamente ricostruito: serve coraggio per scegliere la via dell’innovazione e non quella della rinuncia”.
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