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Bari
09 Ottobre 2025 - 15:23
Michele Emiliano
BARI - «La Regione non si è mai lamentata della manifestazione. L’immobile è pubblico e la loro presenza non ha rallentato le nostre attività». Con queste parole il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha ricostruito in aula i giorni della protesta “Stop alle barriere”, nel corso della sua deposizione come testimone nel processo a carico di sette manifestanti accusati di interruzione di pubblico servizio e invasione di edificio pubblico.
L’udienza si è svolta oggi al Tribunale di Bari e ha riguardato i fatti avvenuti tra il 13 e il 16 luglio 2021, quando un gruppo di persone con disabilità occupò, in modo pacifico e ininterrotto, gli spazi interni ed esterni del Palazzo della Presidenza della Regione, a Bari.
La manifestazione, ha ricordato il giudice citando il capo di imputazione, era stata organizzata per chiedere la revisione dei piani assistenziali individuali, il riconoscimento del diritto all’assistenza infermieristica e l’erogazione degli assegni di cura. Obiettivi, ha spiegato Emiliano, che «puntavano a migliorare l’efficienza dei provvedimenti regionali in materia di sostegno alle persone con disabilità».
Durante la sua testimonianza, il governatore ha chiarito che la presenza dei manifestanti, seppur prolungata per diversi giorni, non provocò interruzioni nei servizi regionali, ma pose solo problemi logistici legati alla gestione notturna della struttura. «Non ero irritato per aver subito un oltraggio – ha spiegato Emiliano – ma la permanenza notturna di persone all’interno degli uffici rendeva complessa la gestione della sicurezza».
Il presidente ha anche ricordato le tensioni sorte con la direzione amministrativa della Asl di Bari, accusata dai manifestanti di rigidità nella gestione dei fondi per l’acquisto di presìdi sanitari, in particolare delle sedie a rotelle. «C’era una particolare irremovibilità su come effettuare gli acquisti – ha dichiarato Emiliano –. Formalmente la Asl aveva ragione, ma ritenevo che avessero ragione anche i manifestanti».
La protesta si concluse alle 18 del 16 luglio 2021, quando le parti raggiunsero un accordo che portò allo scioglimento del presidio.
I sette partecipanti erano stati inizialmente raggiunti da un decreto penale di condanna con una multa di 9.425 euro ciascuno, ma, dopo aver presentato opposizione, sono finiti a giudizio.
Il processo, tuttora in corso, intende accertare se l’occupazione simbolica degli spazi regionali abbia effettivamente costituito un’interruzione di pubblico servizio o un esercizio legittimo del diritto di protesta civile.
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