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Il fatto
09 Ottobre 2025 - 07:02
I festeggiamenti dopo l'annuncio della tregua
Una notte di attesa e speranza. Quando è giunta la notizia dell'accordo per il cessate il fuoco, dopo 15 mesi di guerra, annunciato in diretta da Donald Trump, a Gaza migliaia di palestinesi hanno esultato e applaudito. Una notizia che la popolazione attendeva con ansia ma che in molti temevano non arrivasse neanche stavolta. Poi è esplosa la gioia, e la voglia di tornare alle proprie case, anche se distrutte.
"Quando ho sentito parlare dell'accordo per la tregua ero felice e triste allo stesso tempo", dice all'Ansa Ahmad Abed Almoeti, 32 anni, ferito un anno fa in un attacco aereo: la moglie e i due figli sono rimasti uccisi, lui non può più camminare. "Almeno molte persone sopravvivranno se questa tregua reggerà".
Mustafa, un altro giovane palestinese, ricorda di essere uscito da Gaza il 17 aprile 2024: "Da allora non ho visto mia madre e i miei fratelli, pensavo di non rivedere mai più la mia famiglia. A Gaza ho perso tutto, non c'è più traccia della mia casa, e ci vorranno anni di ricostruzione per rendere di nuovo abitabile il nord". Ora vuole tornare: "Voglio vedere mia madre. Lei ha detto che vuole mettere una tenda sopra le macerie della nostra casa e vivere lì fino alla fine della sua vita"....
Lo storico accordo arriva dopo due anni che Israele ha lanciato una campagna militare a Gaza in risposta all'attacco del 7 ottobre 2023 in cui Hamas han ucciso circa 1.200 persone e ne ha preso in ostaggio 251. Da allora, almeno 67.183 sono state uccise dalle operazioni militari israeliane a Gaza, tra cui 20.179 bambini, secondo il ministero della Salute palestinese.
Alle 11 di oggi è prevista la firma, alle 13 si riunirà il governo israeliano per l’approvazione. Entro le prossime 24 ore l'esercito Israeliano dovrà ritirarsi sulla linea. Dopo che Israele se ne sarà andato, scatterà il termine di 72 ore per il rilascio degli ostaggi israeliani. che dovranno essere rilasciati lunedì, anche se alcune fonti non escludono che il rilascio possa avvenire già sabato o domenica in cambio di 1950 palestinesi.
E' stato raggiunto un accordo anche per un regolare flusso di aiuti umanitari alla Striscia, con un aumento dei convogli delle organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite: 600 camion al giorno, di cui 300 diretti al Nord
L'accordo si svilupperà in tre fasi, le prime due da 42 giorni ciascuna, con il cessate il fuoco e il rilascio dei primi ostaggi. Hamas dovrebbe rilasciare nella prima fase 33 ostaggi (bambini, donne, anziani e malati) che saranno liberati gradualmente. Altri 4 dovrebbero poter tornare a casa una settimana dopo, altri tre in quella successiva e altrettanti al 21° giorno. Nell'ultima settimana della prima fase è prevista poi la liberazione di 14 rapiti
Tra i 33 ostaggi dovrebbero esserci 5 soldatesse israeliane in cambio di 250 prigionieri palestinesi. Hamas e i suoi alleati detengono 94 persone portate via il 7 ottobre: almeno 34 di loro sono morte, secondo il governo israeliano, anche se si teme che il numero sia più alto. Tra i 94 presi a ottobre 2023 ci sono 81 uomini e 13 donne. Due hanno meno di 5 anni mentre 84 sono israeliani, 8 thailandesi, uno nepalese e uno tanzaniano
Israele avrebbe accettato di rilasciare almeno mille prigionieri palestinesi (potrebbe arrivare fino a 1.650 secondo alcune fonti e dipenderà dagli ostaggi liberati) durante la prima fase, tra cui circa 190 che hanno scontato condanne di 15 anni (un centinaio quelli all'ergastolo). Chi è accusato di aver ucciso israeliani non sarà rilasciato in Cisgiordania ma nella Striscia di Gaza o all'estero (si parla di Qatar e Turchia), in base ad accordi con i Paesi stranieri
Non sarà liberato Marwan Barghouti, il leader della prima Intifada condannato a vita. Il governo Netanyahu avrebbe anche respinto la richiesta di Hamas di riavere il corpo di Yahya Sinwar, il leader di Hamas ucciso ad ottobre scorso, mentre avrebbe accettato di rilasciare un numero maggiore di prigionieri palestinesi per gli ostaggi vivi rispetto ai corpi. Nella prima fase sarebbe esclusa anche la liberazione di miliziani che hanno partecipato all'attacco al Nova Festival e ai kibbutz in cui furono uccise circa 1.200 persone
Insieme alla restituzione delle salme, la cui consegna sarebbe prevista nella terza fase, dovrebbe essere definito anche un piano di ricostruzione e di una nuova struttura di governo sotto la supervisione di Egitto, Qatar e Nazioni Unite
Per quanto riguarda il delicato nodo della presenza di Israele nella Striscia, l'accordo prevedrebbe un graduale ritiro dai centri abitati durante la prima fase mentre ai civili palestinesi di Gaza sarà consentito tornare nel nord con un ombrello di non meglio precisati "accordi di sicurezza": possibile un passaggio adiacente alla Salah al-Din Road, monitorato da una macchina a raggi X.
L'Idf dovrebbe rimanere lungo il confine tra Gaza e l'Egitto, noto come Corridoio di Filadelfia, che separa la Striscia dal Sinai egiziano, mantenendo una zona cuscinetto di circa 800 metri lungo i confini orientali e settentrionali durante la prima fase. Le forze israeliane dovrebbero poi ritirarsi gradualmente anche dal corridoio di Netzarim che divide la Striscia in due e conduce fino al Mediterraneo
L'attuazione dell'accordo sarà garantita da Qatar, Egitto e Stati Uniti e prevede, secondo alcune fonti, un meccanismo di monitoraggio internazionale.
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