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Bari

Olio extravergine, lettera al Ministro: “Fenomeni illegali tornati a frenare il settore”

Appello a Francesco Lollobrigida da CIA Puglia, Italia Olivicola, Oliveti Terra di Bari e altre 27 realtà del comparto: “Senza controlli straordinari riprendono pratiche illecite che bloccano lo sviluppo dell’olivicoltura italiana”

Ulivi secolari

Ulivi secolari

BARI - Prende forma un appello congiunto delle principali organizzazioni del settore olivicolo-oleario, che denunciano una nuova ondata di pratiche commerciali scorrette. La lettera indirizzata al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, firmata da CIA Agricoltori Italiani di Puglia, Italia Olivicola, Oliveti Terra di Bari e altre 27 grandi organizzazioni di produttori e cooperative del comparto, “comincia con un accorato richiamo – scrivono – alla vigilia della prossima campagna olivicola per esporre alcuni fenomeni commerciali che stanno caratterizzando negli ultimi mesi gli scambi di olio extravergine di oliva italiano”.

Le associazioni ricordano che “nel nostro Paese, nell’ultima campagna, si è prodotto pochissimo olio extravergine di oliva e le quotazioni durante il periodo di raccolta e molitura – ottobre 2024-gennaio 2025 – si sono mantenute stabili e abbastanza omogenee nei diversi areali produttivi”, condizione che attribuiscono a “un’attività puntuale svolta dagli organi di controllo durante le fasi di raccolta”.

Nella lettera viene espresso un riconoscimento al sottosegretario La Pietra, “che ha fortemente voluto tale attività straordinaria”. Secondo i firmatari, “la pressione e i timori di tali controlli interforze hanno generato negli operatori disonesti un freno formidabile per le attività illecite (false fatture di acquisto di olive e/o importazioni illegali di olio sfuso)”.

Ma terminata l’azione straordinaria, denunciano le organizzazioni, “le attività illegali sono riprese come e più di prima”. Da qui l’invito al ministro e alle autorità competenti a intervenire per “sgominare una volta per tutte questo antico sistema di relazioni e di affari che blocca lo sviluppo della nostra olivicoltura italiana”.

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